Considerato che col precedente post del Marshall al secolo ex Enrico ho
riscontrato un aumento del 600% degli ingressi ne deduco che la curiosita’ vi
ha colpito piu’ delle mie solite mackironicate.. ergo posto un altro passaggio del
decuius che evidenziava la sua diversita’, dicendo la mia opinione sull’essere
diversi, la parola non suona molto bene e si puo’ interpretare in mille modi,
io me la son sentita dire quando avevo 6 o 7 anni, mi ricordo di un mio
compagno di classe e nonostante la giovane eta’ ero in terza elementare, forse
ero diverso perche’ cosi’ giovane ero con chi aveva due o tre anni piu’ di me e
salivo sugli alberi e il mio compagno bancale mi dava del diverso e voleva
mettermi in guardia o forse era invidioso e aveva due occhiali tipo binocolo ed
era grasso da far schifo e magari la diversita’ stava solo negli occhiali suoi ..boh..poi
nel tempo arrivato ai 12or 14 anni ci stavano le ragazze che dicevano tu sei
diverso e a pensarci bene forse avevano ragione, io non davo molta importanza a
loro mentre i miei compagni facevano di tutto per farsi notare ed avere il loro
interessamento a me non fregava nulla e mi interessavo solo di palestra e nelle
feste da ballo dove tutti partecipavano per poter aver contatto con altro sesso
io scivolavo per la tangente..ero un diverso boh..e sinceramente son contento
di esser stato un diverso allora come lo sono ora, mi ci son trovato sempre
bene nella forma del diverso..ma adesso leggete questo post di Marshall nella
sua diversita’ e forse capirete il perche’ dell’essere..
Infinita leggerezza nell'essere diversi
Il blog è morto?
No. Siamo solo leggermente affaticati. Siamo spaesati.
Forse sono diventato troppo esigente con me stesso, e
pretendo da me un qualcosa che non sono in grado di corrispondere.
Troppo lontano dalla vetta. Capace solamente di
citazioni che io solo capisco.
Solo.
Eppure sono ancora qui. Come ancora qui siete voi, che
pochi, ma coraggiosi, continuavate a venir qui ogni tanto. Dandomi una spinta.
Vuoto
Come l'attesa di una risposta che non arriva. Come il
desiderio che non viene appagato. Quando vorresti con tutte le tue forze,
eppure non c'è modo di esaudirti.
Vuoto come il silenzio.
Perchè non basta la musica, non bastano le grida, e
non mi basta nemmeno più lo sballo.
C'è una vetta, inarrivabile, a cui miro per sentirmi
vivo. Per poter vibrare di quella tensione umana che ci porta al limite, che ci
permette di esser primavera.
Più cresci più i tuoi obiettivi diventano ambiziosi, e
più questi obiettivi diventano difficili da raggiungere. E piano piano cominci
a desiderare la fuga.
Non una città, non un nido. Non un luogo non un
sentimento.
Forse si agogna solo ciò che non si ha. In un circolo
di viziose bramosie.
E finisci per desiderare solo la carne di una persona
non tua, solo il talento di un genio a te superiore, solo la pace di un
silenzio a te sconosciuto.
Forse, cerchi solo due occhi più profondi dei tuoi. Dove
perderti. Dove imparare a credere di nuovo.
Fino al prossimo terremoto, fino al prossimo
silenzioso ribaltone.
E si va...come cieche bestie vanno, sempre in moto
verso una quiete in tempesta.