E ricomincia la solita brutale e impietosa manfrina
dei regali di Natale. Il bungabunga dei pensierini. E io sono felice come un
carlino col peperoncino nel culo e cappottino verde d’astrakan. Mettiamoci
d'accordo. Prima di tutto sull'etimologia della parola ..pensierino. Dicesi
pensierino, un very piccolo pensiero, una minuscola attivita’ psichica che
richiede un minimo sforzo. Ricapitolando. Ti faccio un pensierino significa
quindi..pensero' a te ma poco quasi niente. Onde per cui se per Natale abbiamo
deciso di farci le coccole solo coi pensierini, fastidiosa imbranata che non
sei altro, non mi piombare in casa la notte di Natale, vestita come una cassata
siciliana, porgendomi una spilla d'oro da tre etti senz’osso, un foulard di “le
murt del Carte’”, una damigiana di “Mo’ Esce Antonio” o un completo di Perez Prada
da 750.35 eurini nuovo conio. Donatrice incontinente. Perche' io, qui
spiaggiato come un tricheco tra le pecorelle del finto presepe formato mignot
quello dentro il sasso recuperato nello Stura (fiume e’ maschile e non maschilista),
per te ho recuperato dal vicino in garage solo quattro mandaranci veraci e una scatola
di paglia contenente zenzero disidratato che la life mi ha mandato da
assaggiare dopo la mia denuncia delle prugne denocciolate che contenevano il
nocciolo che ha rovinato il lavoro del mio dentista. E mi viene da augurarti,
non un mondo di bene ma una vagonata di contumelie. Mi vuoi fare un presente
per Natale?. Bueno. Regalami una robina piccola che oggi va bene ma domani, che
e' gia' futuro, non piu'. E ieri non ne parliamo per la serie del doman non ci
sta certezza. C'e' per caso qualcuno che ti dice ti faccio un “passato” per
Natale? Certo. Di verdure magari. e poi c'e' sempre la questione del sovrappeso
regalifero. Inutile far finta che per voi non sia cosi'. Quando ci si scambia i
regali si “soppesa”. Si valuta, si misura. Se io do’ una cosa a te, tu dai una
cosa a me per la serie “do ut des”. Ma possibilmente proporzionata. io gli ho
regalato un'aragosta di porcellana da 300 eurini e lei …un paio di guanti in
ciniglia molle recuperati al mercatino di Cirie’. Tra l'altro color caghetta o
trasu' de ciùc. (vomito di ubriaco per i non longobardi). Sta bastarda figlia
di androcchia stantia. il prossimo anno me la paga. Passano
trecentosessantacinquegiorni se non e’ bisestile e tu memore dell'anno prima
gli regali un paio di calzini recuperati dalla differenziata e lei, che ancora
non ha digerito l'onta, un portafoglio di coccodrillo selvaggio amazzonico
unico superstite della specie. E i ruoli ed i pensieri si invertono. Tutto
questo per decenni (sin che morte non ci separi). Finche’ buon cielo non si
arriva invece al cosiddetto riposizionamento. Che consiste in questo. Tanti
Auguri, bacio, si scarta e voila'.. due agende. Una per uno. A ciascuno quello
della banca dell'altro. Che pirlificio ammoscioso. Per non parlare dei fatidici
cestini di Natale. Chi ti vuol bene davvero non ti regala un cestino. Il
cestino te lo regala chi ti vuole veder morto. Perche' e' un'arma letale. Tanto
vale mettere una bomba a grappolo dentro un paniere. Se io ti regalo un
cotechino da mezzo metro, una putrella di torrone, una composta di peperoni
della Cayenna corretta aglio, un vaso di mostarda e uno di peperoncino made in
Calabria, lo so’ che per bene che ti vada ti vengono delle emorroidi che non ti
siedi piu' sino alla Befana. Lo faccio apposta.
Altro che buona fine e miglior principio. Quello e' il
principio della fine. Auguri
neh..