Di solito evito di fare post politichesi ma oggi faccio eccezione per la lovestory del ministro Genny Sangiuliano.. con la prorompente MaryRosaria Boccia.. ha fatto si che il povero rasoterra ha dovuto dimettersi dal Ministero della Cul tura lasciando la sedia ad Alessandro Giuli.
Doloreeeee..
Pensavamo di aver toccato il punto più basso per la cultura italiana con Sangiuliano ministro, le sue gaffe, i suoi strafalcioni, i suoi scandali.
Poi arriva sto Alessandro Giuli che in parlamento tira fuori un mattone di 65 minuti (evito di postarlo anche perchè non ci ho capito un cazzo) in cui inanella una supercazzola dietro l’altra, una citazione di Hegel a casaccio, paroloni presi a caso dal vocabolario (o che nel vocabolario neanche esistono..tipo i miei) e dalla sintassi incomprensibile, esercizi di stile a profusione, tra un' "infosfera globale”, un “apocalittismo difensivo” e un’”ontologia intonata alla rivoluzione permanente” buttati lì per vedere l’effetto che fa.
Il tutto letto dalla prima all’ultima riga senza quasi mai alzare lo sguardo o prendere una pausa, un respiro, al punto che termina pure col fiatone, per il sollievo generale.
Nel giro di pochi giorni siamo passati da un gaffeur seriale a un parvenu col complesso d’inferiorità intellettuale che finisce per strafare nel tentativo di scimmiottare una specie di erudito, o questo forse pensava di fare.
Se questo era l’uomo che doveva far dimenticare Sangiuliano, non solo non ce l’ha fatta, ma per 65 minuti è riuscito nell’impresa all’apparenza impossibile di farlo rimpiangere.
Signore e signori, ecco a voi il nuovo ministro della cul tura di destra.
ps. una parte del suo discorso:
«Di
fronte a un cambiamento di paradigma — la quarta rivoluzione epocale,
delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente
dell’infosfera globale — il rischio che si corre è duplice e speculare.
L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della
iper-tecnologizzazione e, per converso, l’apocalittismo difensivo, che
rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della
crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro, intese
come una minaccia. Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni
tristi?».