Avete capito qualcosa dall’introduzione? Bene allora promettete di spiegarmelo, levategli la bottiglia, direbbe qualcuno ma io continuo e lascio la buta li al suo posto che sta bene, fa fine e non impegna.. dicevo che.. la distanza tra la fantasia ed il reale e’ tanta e cosi’ deve essere, le pieghe tra le quali si insinuano i momenti eccezionali, appartengono alle tovaglie di anonime trattorie di provincia tipo il Port dij Gai con spettacolo cover di renato null, a pietre miliari usate come sedile durante una sosta forzata, si ritrovano nelle disavventure di un’attesa per sciopero, di un passaggio ponte ferroviario dopo aver scavalcato il recinto con scritto in grande, troppo in grande al punto di non vederlo NON SI PASSA, con treno incorpored della GTT.
Partire con la spesa fatta nel supermercato di Caselle alias Bennet, perche’ ci si trova di tutto in fatto di barrette energetiche e non si sa’ cosa si mangia ma si sa’ quanto si paga ovvero l’equivalente di un pasto consumato in una piola da tre stelle cometa compresa.
Comprare una bottiglietta d’acqua anzi di aranciata e’ meglio, per il viaggio casomai venisse sete, omettendosi che l’unica cosa sicura che ancora offrono nei bar sono le bibite rigorosamente grettate da travasare nella borraccia piazzata sulla canna traversa del mezzo di trasporto.
Comprare il biglietto il giorno prima e indignarsi che non si possa riservare il posto su un treno regionale.
Evitare di uscire la sera in quel di Torino perche’ dopo una certa ora tutte le citta’ diventano pericolose ed e’ meglio non sfidare la sorte di Portapila. La bici potrebbe avere la camera di scorta bucata o la bomboletta di gonfiaggio scaduta e fermarsi in mezzo ad un nulla cosi’ deserto che tornare indietro potrebbe diventare un’odissea.
Arrivo al sodo dell’oggetto in oggetto di cui sopra che ha scaturito il post.
Appunto e’ stata una spina del cazzo, una punta vegetale dura come il ferro e lunga almeno tre centimetri (quasi quanto il mio organo riproduttivo) che si e’ piantata nella ruota posteriore della mountain bike, ora a terra..doloreee perche’ occorre sporcarsi le mani con la catena.
Sensazione di disfatta, un attimo di ..e adesso che cazzo faccio, riparo o butto la bici nel fiume e vado a casa a piedi?.
Sissi’, fa impressione accorgersi che tutto intorno l’orizzonte si e’ oscurato e i gufi cominciano a gufare e i grilli a sgrillettare.
Un bAnale piccolo incidente di percorso e ti accorgi che non e’ cosi’ e ti fa rimpiangere la Spin che usi in camera mentre ti spari un film d’azione.
La trasmissione e’ vera, in carne ed ossa, il problema pure.
Mi trovo nel mezzo di una strada sterrata in un deserto cespuglioso del Chico Mendes, nessuna abitazione, nessuna luce tranne i fari accesi dell’aereo che sta atterrando in quel di Caselle e ti passa sopra a trenta metri facendoti sentire lo spostamento d’aria.
La massicciata sovrastante assomiglia ad un animale preistorico, la carne e’ quella degli insetti e degli animali del crepuscolo, a dir la verita’ poco invadenti, le ossa sono una fila di pali di cemento della ferrovia, bianchi ed appuntiti, allineati come le vertebre di un dinosauro coricato nel parco.
Impossibile notare questo mondo senza fermarsi un momento, difficile pero’ fermarsi per una causa di forza maggiore.
Con un rombo improvviso mi sfreccia sulla capa il treno che va nelle valli, due vetture con quattro pirla a bordo scalcagnati che lanciano bottiglie di birra rigorosamente di vetro dai finestrini proprio mentre sostituisco la ruota e gli possano inculare il gatto e pure il canarino mentre le mogli n’drocchie se la fanno col garzone del macellaio, poi la natura mi accarezza di nuovo..il pneus e’ sostituito quindi avvolgo la spina traditrice in un fazzolettino di carta per ricordo e me la ficco..non li’ tranquilli ma in tasca come souvenir e piu’ che spina e’ una presa..si..ma per il culo.