venerdì 24 ottobre 2014

Saponi e saponette.



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Saponi nel senso di sapere molto per esperienza, ad esempio nel vivere altrove. Da molto. Da poco. Per pochi mesi. Per qualche anno soltanto. Per sempre. La vita altrove costringe chi l'ha scelta, o chi l'ha subita, a fare il punto piu’ spesso di quanto non accada agli altri. Dove sono capitato, che cazzo sto facendo qui, perche’ ci sono arrivato e come. Qual e’ il senso dell'andare, quale il senso del restare. Vale la pena. O no. Varra’ la pena. Quando? Avevo un'alternativa? Ma chi me l’ha fatto fare?
La vita altrove e’ una pioggia gelata, ma a volte potrebbe essere anche una coperta calda. Dipende dai giorni e dalle stagioni dall’inserimento. Perche’ vivere altrove significa cancellarsi un poco alla volta e reinventarsi, di continuo. Significa scegliere di perdere l'equilibrio e navigare a vista, quando non del tutto alla cieca. Finche’ non si siano individuati, nella nebbia di un mare sconosciuto, nuovi punti fermi. Nuove certezze cui ancorarsi. Perche’, comunque la si voglia girare, noi siamo piante con le radici che hanno bisogno di terra. ..Devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze…, cantava un poeta. Quasi ad incoraggiare il viaggio di noialtri pur essendo ciechi nella nebbia.
Ma. Vivere altrove significa convivere con la nostalgia, parola che l'emigrante rispetta, teme e impara, a sue spese, a non deridere e ad usare con cautela. Significa rincorrere il ricordo una mattina e imporsi di dimenticarlo la mattina dopo, perche’ fa male cazzo se fa male. Significa accettare di adattarsi, di piegarsi, di contaminarsi, di compromettersi, sapendo che non sara’ mai abbastanza. Siamo quel che siamo e inevitabilmente, siamo anche il posto da cui veniamo il nostro accento ci diversifica da quelli del posto..il nostro modo di fare ci identifica,,siamo i diversi e ditelo a me che provenendo dalla zona del Varesotto quasi Svizzero, aperta e in qualche modo sbruffona son finito in una zona periferica del Torinese, proverbialmente chiusa nella citta' dormitorio e bugia nein. Anche se impariamo ad accettare di non esserci quasi mai, in quel posto. Di perdere compleanni, battesimi, grigliate, cene con i compagni di scuola, nascite, incidenti, operazioni, aperitivi di chi e’ rimasto in terra natìa.La cosa che mi fa incazzare e’ che quando ritorno, quei pochi sopravvissuti mi dicono … ma che cazzo di accento hai..grrrrrr.. La vita altrove forse regalera’, col tempo, altrettante occasioni. Ovvio. La vita e’ generosa con chiunque abbia il coraggio di prenderla in mano ma e’ anche cattiva con chi crede o gli hanno fatto credere di trovare il paradiso ed invece avrebbe forse trovato l’inferno. Per fortuna o sfortuna esistono persone che si fanno i fatti degli altri e vedendo sia una parte che altrove puo’ a volte fermare questo lanciarsi nel vuoto. Per vivere bisogna convincersi che le nostre radici se estirpate possono far morire ma se trapiantate con criterio di chi conosce l’uso ti fara’ vedere il sole anche nei giorni di pioggia, cazzo ma sta piovendo?Ah no e' la donna puliziotta di Romeo quello del piano superiore che gli sta lavando il terrazzo col sapone che in questo caso non significa cio' che ho detto all'inizio su chi sa tanto..mucche e buoi dei paesi tuoi (diceva il nonno).