Dopo aver udito la manovra della lesina sino all’osso e aver visto il pianto della nostra onorevole cittadina, non posso fare post nel solito sistema e mi vesto nei panni di quello che dovrei essere sempre e comincio con la considerazione del mezzo che sto usando ora e mi rendo conto che l'obsolescenzapianificata o obsolescenza programmata nel design industriale e’ una politica di deliberata progettazione di un prodotto con una vita utile limitata, che quindi diventera’ obsoleto o non funzionante dopo un certo periodo quindi devo fare attenzione a non cambiare troppo sovente questi computer, mi vergogno e ne conto tre nelle relative valigette sutto la scrivania e due fissi nella postazione in salotto. Dicevo per rendere obsoleto un oggetto basta costruirlo con materiali di qualita’ pessima, oppure seguendo canoni costruttivi tali da rendere impossibile o troppo costosa la loro riparazione una volta che dovesse guastarsi. Un modo molto piu’ sottile per rendere prematuramente obsoleto un prodotto che ancora funziona e’ quello di immetterne sul mercato dopo poco tempo una nuova versione dotata di maggiori optional, preferibilmente dopo una adeguata campagna pubblicitaria che induca nel consumatore finale l’idea che la sua “vecchia versione” del prodotto sia ormai sorpassata ed inadeguata (avete fatto caso che ad ogni cambio di sistemi operativi, i vari programmi non fungono piu’, ed erano quelli a cui voi eravate abituati ad operare). L'obsolescenza pianificata ha dei potenziali benefici per il produttore, perche’ per ottenere un uso continuativo del prodotto il consumatore e’ obbligato ad acquistarne uno nuovo. L'obsolescenza pianificata come la conosciamo oggi e’ nata ovviamente in America. Chi ha fatto informatica sa che il Brooks Stevens e’ stato il coniatore del termine e della sua definizione. Stevens defini’ questo concetto come l’instillare nell'acquirente il desiderio di comprare qualcosa di un po' più nuovo, un po' migliore e un po' prima di quanto non fosse necessario. Piuttosto che creare manufatti poveri che sarebbero stati sostituiti in breve tempo l'idea di Stevens era di progettare prodotti sempre nuovi che utilizzassero le moderne tecnologie, e generassero nuovi gusti e necessita’, alla faccia della finanziaria del Monti. Nella sua ottica l'obsolescenza pianificata serviva a far girare la ruota della produzione e del consumo a pieno regime, per il beneficio di tutta la societa’. Stevens era vissuto in un'epoca in cui la societa’ non era conscia dei possibili danni ambientali dei rifiuti come lo siamo oggi. Comunque ha sempre dichiarato che non considerava l'obsolescenza pianificata come una sistematica produzione di rifiuti, ma supponeva che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove sarebbero potuti essere acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore. Ebbene noi oggi siamo quelli di seconda mano ma sconfessando la teoria di Stevens, noi compreremo sempre gli ultimi ritrovati della tecnica e mi ha fatto impressione il filmato del bimbo di pochi mesi o un anno scarso che con una rivista in mano faceva passare il ditino sulla foto ma lei non si spostava.. avra’ pensato che il giornale avesse le pile scariche. Certo che se arrivo a scrivere queste cose vedo la mia sindrome di peterpan che si allontana e non mi piace essere quello che non sono e non vorrei mai essere quindi alla faccia dell’obsoloscenza, alla faccia della finanziaria alla faccia degli estimi catastali rivalutati del 60% ritiro fuori la frase del nonno che tutti voi conoscete e termina con.. almeno non godranno.. chi non la conosce chieda in giro io mi disinfetto il fegato con bicchiere di grappa con genziana. Prosit.