domenica 20 maggio 2012

Ristrutturazione.

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In questi giorni un vicino sta ristrutturando un bagno, poca cosa direte ma credetemi e’ una strarottura di coglioni, un microterremoto che non ha nulla a che vedere con quel che e’ successo all’alba a ridosso dell’appennino e il mio disagio nel sentire il rumore trapanante orecchie e palle, nel vedere ormoni impolveretici di muratori, piastrellisti, tubisti sui tappeti d’ingresso nel sentire il saliscendi esterno con camioncino sottostante da far spostare per poter uscire dai garage e’ nulla rispetto al peggio, pero’  penso con terrore ad un’eventuale ristrutturazione del mio alloggio, sono esperienze che nessuno augurerebbe al peggior nemico, ma che a tutti prima o poi, toccheranno. Immagino che il primo passo del calvario consistera’ nello svuotamento cassetti, armadi, bauli, cassepanche nei quali, anno dopo anno, si sono accumulate le testimonianze di una vita, sotto forma di foglietti, giornali, lettere, multe,quaderni, cartoline. Libri, fiori secchi, fotografie, taccuini, agende, soprammobili, portachiavi reclame, biglietti ferroviari, aerei e quant’altro e’ stato buttato li con finta noncuranza, ma con la segreta convinzione che un giorno quegli oggetti inanimati ci avrebbero spalancato immensi paesaggi nella memoria, regalandoci il profumo ineffabile del ricordo.

L’operazione in se’, appare crudele.. si deve selezionare, decidere che cosa ha senso conservare ancora, e cosa invece puo’ essere gettato senza rimpianti. Cos’e’ quel bigliettino? L’invito ad una festa dei diciott’anni di una compagna di scuola ormai senza volto; la cartolina di una fuggevole conoscenza estiva;un floppy con giochino da fare col dos,dei gettoni telefonici d’ottone,una biro a forma di chiave inglese,un tappo di champagne, il biglietto d’ingresso a un museo visitato chissa’ quando e chissa’ con chi e ci accorgiamo che di tanti affetti, di tante passioni, di tante speranze, ormai ben poco resta. Quelle che pensavamo reliquie dell’eta’ piu’ bella, sono soltanto cartaccia, buona per la differenziata.

Alla fine contempliamo quella montagna di rifiuti ..dei momenti di vita negati, dimenticati, lasciati scivolare via. E di fianco, la modesta scatola di cartone dove abbiamo riposto cio’ che ancora conserva un significato, ancora ci parla, ancora ci commuove. E’ una scatola mooolto piccola, non terra’ molto posto. E cio’ che ci portiamo dietro, e’ la misura tangibile del nostro esistere. E poco quel che resta di noi. Poco, pochissimo. Nulla a confronto dell’importanza che ci attribuiamo, ogni mattina, svegliandoci.