Ristrutturazione.
In
questi giorni un vicino sta ristrutturando un bagno, poca cosa direte
ma credetemi e’ una strarottura di coglioni, un microterremoto che non
ha nulla a che vedere con quel che e’ successo all’alba a ridosso
dell’appennino e il mio disagio nel sentire il rumore trapanante
orecchie e palle, nel vedere ormoni impolveretici di muratori,
piastrellisti, tubisti sui tappeti d’ingresso nel sentire il saliscendi
esterno con camioncino sottostante da far spostare per poter uscire dai
garage e’ nulla rispetto al peggio, pero’ penso con
terrore ad un’eventuale ristrutturazione del mio alloggio, sono
esperienze che nessuno augurerebbe al peggior nemico, ma che a tutti
prima o poi, toccheranno. Immagino che il primo passo del calvario
consistera’ nello svuotamento cassetti, armadi, bauli, cassepanche nei
quali, anno dopo anno, si sono accumulate le testimonianze di una vita,
sotto forma di foglietti, giornali, lettere, multe,quaderni, cartoline.
Libri, fiori secchi, fotografie, taccuini, agende, soprammobili,
portachiavi reclame, biglietti ferroviari, aerei e quant’altro e’ stato
buttato li con finta noncuranza, ma con la segreta convinzione che un
giorno quegli oggetti inanimati ci avrebbero spalancato immensi paesaggi
nella memoria, regalandoci il profumo ineffabile del ricordo.
L’operazione
in se’, appare crudele.. si deve selezionare, decidere che cosa ha
senso conservare ancora, e cosa invece puo’ essere gettato senza
rimpianti. Cos’e’ quel bigliettino? L’invito ad una festa dei
diciott’anni di una compagna di scuola ormai senza volto; la cartolina
di una fuggevole conoscenza estiva;un floppy con giochino da fare col
dos,dei gettoni telefonici d’ottone,una biro a forma di chiave
inglese,un tappo di champagne, il biglietto d’ingresso a un museo
visitato chissa’ quando e chissa’ con chi e ci accorgiamo che di tanti
affetti, di tante passioni, di tante speranze, ormai ben poco resta.
Quelle che pensavamo reliquie dell’eta’ piu’ bella, sono soltanto
cartaccia, buona per la differenziata.
Alla
fine contempliamo quella montagna di rifiuti ..dei momenti di vita
negati, dimenticati, lasciati scivolare via. E di fianco, la modesta
scatola di cartone dove abbiamo riposto cio’ che ancora conserva un
significato, ancora ci parla, ancora ci commuove. E’ una scatola mooolto
piccola, non terra’ molto posto. E cio’ che ci portiamo dietro, e’ la
misura tangibile del nostro esistere. E poco quel che resta di noi.
Poco, pochissimo. Nulla a confronto dell’importanza che ci attribuiamo,
ogni mattina, svegliandoci.