Lumerete pluriosi vocaboli ne la mea lingua Togolese, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere lo concetto de li post mia. Se l'ipotiposi del sentimento personale fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l'autofrase della sintomatica contemporanea di togo tuentinain nick di carluccio demetrio bonzi.
martedì 3 novembre 2009
Ristoranti da non provare
Cio’ che si conosce, si sa, non fa paura, non alimenta dubbi o reticenze, tappa i buchi dei propri difetti con la garanzia di non intaccare antiche abitudini, cambia di poco e lentamente. Certezza. Con spirito sereno affronto l’ingresso del Ristorante Cinese, dopo che Lino mi ha avvelenato con l’aglio l’ultima volta..io sono uscito da lui, mi sono inginocchiato sull’ingresso tra lo stupore dei clienti, ho tracciato una linea simbolica e sino all’abbattimento del ristorante non oltrepassero’ quella linea. Lo stesso ho fatto anni fa dopo esser sceso dal treno che da Bari mi ha portato a Torino e da allora siamo passati a treni che non vanno piu’ a carbone (dicono) ma ho mantenuto fede alla mia condotta..per me la linea rappresenta un limite invalicabile.
Idem dicasi su certi blog..vabbe’ Torniamo al ristorante Cinese non mi chiedo se sara’ buono o cattivo, se i camerieri saranno gentili, in che stile sara’ l’arredamento: Il Ristorante Cinese va la di la di ogni barriera economico-culturale e spazio temporale, potrebbe comparire improvvisamente all’angolo sotto casa e sembrar li da sempre, come una latteria di quartiere. Si diceva, e non a torto. “la cina e’ vicina”. Il Ristorante Cinese, e’ onnipresente nel mondo, forse ancor di piu’ dei fast-food, ma con una tradizione alle spalle che pesca nei secoli ed accompagna ogni singola portata con un soffio bollente e vitale. Il cibo poi, raffreddandosi, evoca plasticita’ e lucidita’ tipica delle pop-art, a volte luccica, altre si vendica, ma non si spegne mai.. potrebbe essere un’installazione alimentare, un flusso di microonde positive…Nella sala d’ingresso c’e’ un piccolo acquario con i pesciolini tropicali(esattamente quelli che troverete nel piatto dopo), il telefono guasto ed i primi bassorilievi in legno chiaro su fondo nero e bordeaux con la rappresentazione di pagode, dragoni e fenici. La Fenice e’ un uccello fantastico al contrario di willis, nella cultura orientale e’ associata alla citta’ del sole, mentre il dragone e’ una bestia infernale, sputa fuoco e domina gli elementi, ma insieme dovrebbero creare un’alchimia di serenita’ e benessere. A loro e’ dedicato un piatto ben fotografato sul menu’ a colori, dalla parete vicino al bancone pendono alcune riviste de “il Carabiniere” tipo quelle che ho dietro alla porta di ingresso nel tinelli, un televisore manda un film cinese sottotitolato. L’esotismo orientale alla Marco Polo e la ristorazione moderna producono un’immagine cosi’ gradevole da riempire di avventori le sale del ristorante.. siedo ed ammiro i tovaglioli piegati in forme complicate tipo il pigiama che ti aprono sul letto nelle navi da crociera e certe guarnizioni (di cui i cinesi sono maestri) che rappresentano fenici intarsiate nelle carote. Un lavoro meticoloso che mi dispiace disfare..(chiamo la cameriera che in piedi e’ piu’ bassa di me seduto, gli dico di evitare assolutamente l’aglio e di sottopormi un menu’ prettamente di erbe, e quella ridendo dice sempre di si..e mi sorge il dubbio che non comprenda molto bene..quindi rifaccio il discorso e quella sempre ridendo dici si si..bah) ecco allora che arrivano a nastro gli involtini primavera, i ravioli cotti al vapore, le zuppe di pinne di pescecane (qui ricominciano i dubbi su quel si si) che prendono direttamente il ritorno in cucina considerato il mio dito che si interpone a tergicristallo azionato tra il mio tavolo e quel piatto. Mi domando come fanno ad avere tutta quella roba indicata nel menu’, dove la tengono? Una volta ho visto in internet che tutto il cibo orientale passa da un unico importatore olandese. Bah. Vedo nei piatti dei tavoli vicini che nei riflessi di un pollo con le mandorle, guizza il blu di un monitor ancor acceso ma senza piu’ immagini, il riso mi cade dalle bacchette e lo spingo sotto il piatto. Salsa di Soia. Probabilmente in Cina qualcuno sta mangiando pizza e marmellata e bevendo cappuccino al pepe, in un ristorante con gli affreschi del Vesuvio con il duomo di Milano sullo sfondo.. oltre l’orizzonte, girando girando, si arriva al punto di partenza, si soffre ma si spera sempre. Percio’ per finire, ordino un sake’, poi cambio idea e chiedo una grappa alla rosa, ma tanto per cambiare la cameriera non capisce un cazzo e me li porta tutte due. Non reagisco in quanto potrebbe esser mal interpretata la mia azione, e’ dall’inizio che prima di assaggiare fiuto e rifiuto la merce che mi sottopongono..La cinepresa zooma in campo lungo mentre dal tavolo vicino ordinano profiteroles alla soia e io verso il liquore di riso fermentato (nella pianta carnivora che sta tra un tavolo e l’altro) e mi domando il perche’ sono entrato li che non e’ il mio elemento naturale..dai via a casa e un buon toast alla casalinga con tanto peperoncino coprira’ quei sapori orientali e non traccio linea..non ve ne’ bisogno per me continueranno a non esistere questi luoghi di raduno e ancora una cosa, non ho visto un gatto nei paraggi anche della raccolta differenziata e questo la dice lunga.