Lumerete pluriosi vocaboli ne la mea lingua Togolese, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere lo concetto de li post mia. Se l'ipotiposi del sentimento personale fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l'autofrase della sintomatica contemporanea di togo tuentinain nick di carluccio demetrio bonzi.
sabato 2 gennaio 2010
Modazza
Dovete mettervi in testa che se al giorno d’oggi se non avete almeno un paio di scarpe a punta non siete nessuno siete meno di zero. Compreso? Se avete il coraggio di infilare le vostre estremita’ in disgustosi mocassini slabbrati non vi meritate il diritto di stare al mondo. Anzi. Se potete scansatevi. Se volete stare nella performance, care le mie testoline rosicchiate dai topi, siete obbligati a temperarvi le scarpe. Anche se portate il quarantasei di piede e poi vi sembra di passeggiare per il centro mentre fate la vasca, con gli sci. La moda non accetta sconti. Se il portafoglio non vi consente queste delizie di stile, allora un po’ di spirito di iniziativa. Infilatevi ai piedi tutto ciò che di puntuto trovate in casa. Imbuti, ombrelli chiusi, vecchie baionette, fusi della bella addormentata, pezzi di guglie del Duomo di Milano. In piu’ le scarpe a punta sono armi di difesa di massa. Provate a prendere a calci in culo qualcuno e poi mi dite.E che dire per schiacciare le mosche negli angoli?Cio che Dio fece.. Fatto le punte alle scarpe ora occupatevi pure di cucina. Altra moda all’ultima moda. Tanto basta accendere la tv a qualsiasi ora e in ogni trasmissione per trovarci qualcuno che spignatta. Mangiano tutti come orchi. E noi paghiamo il canone. Manca solo che Piero Angela ci cucini lo spezzatino di velociraptor e Carlo Conti prepari i papin. La piu’ brava era la Antonella Legnanese che ora hanno fatto fuori perche’ costava troppo, alla quale crescevano i fianchi di pari passo con la crescita degli ascolti, la prendevano di mira solo perche’ dice che gli piace il cazzo e cosi’ finisce su Striscia la Notizia solo per aver pronunciato sta parola, insomma sta povera aveva sempre il cazzo in bocca. Bon son fighi i sommelier. Quelli che vanno in tv a tastare il vino e poi ti dicono com’e’. Manco glielo avessi chiesto. Assaggiano, roteano la linguetta come fanno i criceti e poi partono con una scarambola di aggettivi… un vino sapido, corposo, seducente, intrigante, intenso, generoso. Poi sglurg. Un altro sorsettino e ricominciano.. setoso, strutturato, opulento, elegante, complesso... E la miseria! Ti sei imparato lo Zingarelli a memoria? Io tutti quegli aggettivi non li riservo neanche per la mia donna, figurarsi se li spendo per un bicchiere di vino semmai direi e’ sborroso oppure climaterioso. E attenzione al retrogusto. Susina, mela golden, muffa nobile, pesca bianca, fragolina di bosco, ciliegia di fiume, mandarino di montagna, prugna di vergine. Quindi tu bevi il vino ma praticamente e’ come se bevessi un bicchiere di succo di frutta pagandolo il sestuplo. Una volta, ad un conclave di intenditori, mi fecero degustare un vino pregiatissimo. Poi mi fissarono tutti per sapere il mio giudizio. Morire se mi veniva in mente un aggettivo particolare. Solo sostantivi. Allora mi salvai in corner per il retrogusto. Ma siccome dire che sapeva di legno sembrava banale calcai la mano e dissi… Un retrogusto di... parquet tarlato al punto giusto con una leggera punta di cera al miele