Romeo e Giulietta
W. Shakespeare
Tra le storie che ho proposto
Questa e’ certo al primo posto
E’ la storia d’amore
Che a sentir vi schianta il cuore.
Al racconto fa corona
Un palazzo di Verona
Che dal fatto che si dice
E’ la nobile cornice.
Sopra l’ampio e auster portone
Tra le statue ed un rosone
Dove s’indicano i ceti
C’e’ il blason dei Capuleti.
Ma c’e’ un fiore tra quei marmi
Tra le bifore e i giardini
Una cara donzelletta
Porta il nome di Giulietta.
Ebben si che vuoi che sia
Questa storia d’altri tempi
Puo’ sembrare anche la mia
Ma con spazi differenti.
Dunque diceo che la Giulietta
Bella dolce e raffinata
Pelle chiara e delicata,
per quegli occhi verde mare
sono in molti a sospirare.
Ma dobbiam pensare ora
A una nobile dimora
Il casato e’ dei piu’ vecchi
E’ la sede dei Montecchi.
Del palazzo tra le mura
Prende spicco una figura
Un gagliardo e bel barone
Di Romeo ne porta il nome.
Alto colto raffinato
Alle armi preparato
E’ sovente giù in contrada
A cavallo con la spada.
La famiglia sopraddetta,
qui per me sta la disdetta,
per motivi ancor segreti
e’ rival dei Capuleti,
e l’amor dei due ragazzi,
se si scopre sono cazzi,
porcogiuda mi e’ scappata
la battuta un po’ impestata,
ma del resto anche dal vivo,
la si dice in incisivo,
parliam ora delle lotte
dei casati e sono botte.
Si conserva tra i misteri
Che a scoprirlo son guai seri.
Ogni sera il giovanotto,
che e’ ormai belle che cotto,
col favore delle piante
attraverso il rampicante,
va a calare sul balcone
della nobile magione.
Lo riceve la Giulietta,
lui l’afferra stretta stretta .
Dolci ore galeotte
Col favore della notte,
sono complici le stelle
che ne vedon delle belle.
Le parole sussurrate
Sono dolci e delicate;
ma comincia ad albeggiare,
il ragazzo deve andare.
Salta agile prestante
Dal balcone sulle piante,
dalle piante alla contrada
lui si eclissa per la strada.
La fanciulla con gli occhioni
Segue quelle evoluzioni
Lo saluta con la mano
Ma non e’ dal sesto piano.
Non conosce il poveretto
Il triste fato che li aspetta,
ma com’e’ fatal che sia
qualche lercia e sporca spia,
va dal padre di Giulietta
quella lingua maledetta
e racconta al genitore
che la figlia a quelle ore,
del balcone tra le tende
col Montecchi se la intende.
Al racconto del cornuto
Il padre livido e’ venuto,
dalla figlia tosto corre
e la chiude nella torre.
La vendetta ha avuto inizio
Sembra il giorno del giudizio
Ed insomma a tagliar corto
c’e’ scappato pure il morto.
E’ un cugin della Giulietta
che assetato di vendetta,
assomiglia sorte ria
al cugin della Maria,
e col Romeo si e’ incontrato
che in duello l’ha infilzato.
La tragedia a questo punto
Il suo culmine ha raggiunto
E Romeo ricercato
Verso Mantova e’ scappato.
Ma col sol del nuovo giorno
Lo vediam gia’ di ritorno
Nella borsa ha del veleno
Ma il suo animo e’ sereno.
Ha deciso di morire
Troppo grande e’ il suo patire
O Giulietta fara’ sposa
O sara’ morte pietosa.
A guarirlo dal magone
E intanto da di sprone,
l’andatura e’ piu’ che buona
presto giungera’ a Verona.
I Capuleti sono in lutto
Ed il padre ancor distrutto
E’ affranto sulla porta
A fissar la figlia morta.
Ma non sa l’uom disperato
Che il suo fiore e’ addormentato
Ha bevuto stamattina
Una strana medicina.
Gliel’ha data la sua Tata
Che a vederla disperata
Ha pensato questo affare
Per mandarla sull’altare.
Ha mandato il fuggitivo
A dire di farsi presto vivo,
lo pensava in Lombardia
rifugiato da uno zio.
Ma il ragazzo e’ ritornato
Il corrier non l’ha informato
Ha passato ormai le mura
E ha saputo la sventura
I funerali ormai son fatti
Piangon tutti e son disfatti!
E Romeo corre in fretta
Al sepolcro di Giulietta,
entra tosto nella tomba
ed il passo suo rimbomba
scorge il corpo del suo amore
stretto in mano tiene un fiore,
prende presto l’ampollina
ed ingoia la medicina,
dalla bocca in gola scende
e la morte ormai lo prende.
La fanciulla ridestata
La tragedia ha constatata
Col pugnale del suo amore
Si trafigge dritta al cuore.
Siamo ormai scombussolati
A pensare ai fidanzati
Rovinati dal destino
E sposati dal becchino.
Auguriamo ai suoi parenti
Di morire tra i lamenti
E li invitiamo tutti in coro
A pensare ai cazzi loro.