Ebbene
eccoci in quaresima e la prossima festività cristiana sarà la
Pasqua al 31 marzo.
La
Pasqua è senza dubbio l’evento più importante tra quelli
raccontati nei Vangeli
poiché testimonia come Gesù abbia sia una natura umana che divina.
Muore
come tutti gli uomini ma risorge dopo la crocifissione
sulla croce.
Non
tutti sanno che è stato il Concilio di Nicea a stabilire, nel 325,
che la Pasqua venisse celebrata lo stesso giorno per tutti i
cristiani utilizzando il calcolo del rito occidentale che fissa la
data in occasione della domenica successiva il primo plenilunio dopo
l’equinozio di primavera.
In
quel tempo si conveniva che cadesse sempre il 21 marzo.
La
Domenica
di Pasqua
può slittare dal 22 marzo, Pasqua bassa, al 25 aprile, Pasqua alta,
così come calcolò Dionigi il Piccolo nel V secolo.
Ma
ora veniamo al titolo del post..
ma Gesù è realmente
esistito?
Ho
posto la domanda nel blog di Quora ed ecco le testimonianze più
significative favorevoli e non sull’esistenza di Gesù alias
Yahushua…..
STEFANO
Il
credo religioso risponde a profonde esigenze psicologiche, di
stampo escatologico,
che sono innate nell'essere umano.
Il
nostro cervello legge la realtà attraverso meccanismi diacronici di
causa / effetto.
Tutti noi ci chiediamo perché, cosa c'era prima, cosa ci sarà dopo.
La
fede
istituzionalizzata in un sistema di valori,
di verità rivelate, di prescrizioni per raggiungere ambite
ricompense ultramondane (sempre
causa / effetto quindi),
da un lato offre all'individuo, drammaticamente
solo di fronte al mistero del cosmo e della vita,
un'eccezionale ancora
emotiva,
confortanti ritualità sociali e conformismi di massa.
Dall'altro
è stata uno strumento per giustificare
ideologicamente
"lo
stato delle cose presenti" e i rapporti di forza politici ed
economici dentro un determinato contesto storico.
Famosa è la locuzione latina che definisce la religione
"instrumentum
regni".
Per
questo preferisco, da
agnostico,
la faticosa ricerca individuale di significati profondi e, perché
no, metafisici, piuttosto
che l'adesione acritica a pacchetti religiosi preconfezionati o
all'ateismo militante.
Premetto
che non sono uno storico e nemmeno un teologo,
e che quello che leggerete è frutto di riflessioni ed
approfondimenti da assoluto
profano,
quindi
prendete il mio scritto
come
uno stimolo ad indagare ulteriormente la questione, con
piena
libertà intellettuale e senza preconcetti.
Non
tutti gli esperti condividono questa sicumera sulla storicità di
Gesù.
Mancano
fonti
coeve autorevoli
e
di cui possiamo essere ragionevolmente certi che non abbiano subito
manipolazioni successive.
Come
facciamo quindi a certificare la realtà di Gesù?
Su
Giuseppe Flavio, considerato che il Testimonium
Flavianum
è
ritenuto dai credenti e dagli storici di orientamento cristiano la
prova principe della reale esistenza del Nazareno, in molti,
soprattutto tra gli anglosassoni, ritengono, sulla base di articolate
analisi linguistiche del testo, che si tratti di totale
interpolazione.
Tacito,
probabilmente, quando parla di "cristiani",
si riferisce a gruppi
messianici riconducibili a settori dell'Ebraismo politico/religioso
radicale del I secolo che nulla hanno a che fare col nostro concetto
attuale di "cristiano".
Cristo,
infatti, traduce in greco il significato del Messia
ebraico.
E
il Messia che attendevano ardentemente i nazionalisti Ebrei del I
secolo sarebbe dovuto essere un
liberatore, di stampo militare, del popolo di Israele dal giogo di
Roma,
cioè qualcosa di assai diverso dall'iconografia del Gesù che
conosciamo.
Valuto
molto ardita e poco realistica l'ipotesi della presenza, ai tempi di
Nerone (64 DC), a Roma poi, di cristiani intesi nell'accezione
moderna del termine.
Passiamo
poi a scrutare da vicino la figura del Salvatore,
quasi
antitetica al modello messianico tipico dell'Ebraismo,
e che pare costruita su soter
pagani
precedenti:
epifanie,
figli di un dio e di una mortale, resurrezione, mito dell'eroe, 25
dicembre eccetera.
Vedi ad esempio Eracle, Horus, Dionisio, Mitra.
Forse
si tratta di una storia sincretica fatta indossare, per qualche
ragione che oggi ci sfugge, a posteriori, a qualche personaggio
carismatico, di mera rilevanza locale, esseno o zelota.
Vedi
cosa racconta Celso
sul
Pantera,
ad esempio.
O
le storie tramandate dai Mandei
sul
falso "Messia
Romano".
Chiedere
anche a Marcione
e
alle prime correnti di stampo gnostico,
perdenti nel mercato delle idee, che
ritenevano Cristo una apparizione della divinità priva di sostanza
fisica e quindi storica
(docetismo).
Tra
l'altro Marcione (prima metà del II secolo) fu il depositario del
primo
canone cristiano
di
cui si ha notizia.
La
teologia marcioniana è stata poi rigettata e duramente condannata
nei periodi successivi.
E
i Vangeli?
Mostrano
un Gesù
iconico,
riformatore
giudeo capace di opere portentose, circondato da apostoli
zeloti,
tutt'altro che voglioso di separarsi dalla tradizione ebraica.
C'è
qualche "mistero" da decifrare, tipo quello su Gesù
Barabba,
la cui vicenda pare avere un sapore iniziatico.
La
scelta, offerta da Pilato, era tra il Messia politico e quello
spirituale?
Si
accusano gli Ebrei di scegliere quello "sbagliato", quello
politico,
invece di una teologia più accomodante verso il dominatore romano?
Da
notare come nei testi del NT trasparirebbe un certo antagonismo
ideologico
tra
il San Paolo cosmopolita, filo pagano, civis
romano
e
il gruppo originario degli apostoli,
decisamente più legato al tradizionalismo
ebraico.
Forse
si è romanzata una differente visione del tipo di relazione che gli
Ebrei conquistati avrebbero dovuto mantenere con i Romani
conquistatori?
Si
sono mescolate la figura, di stampo decisamente giudaico, di uno dei
tanti predicatori locali esseno/zeloti del I secolo con raffinate
teorie filosofiche ed escatologiche di tipo pagano/ellenistico?
Purtroppo
le fonti "indipendenti" sono state rastrellate, manipolate
o distrutte.
Chissà
cosa davvero è successo in una terra ove le correnti politico
religiose radicali esseno/zelote,
in funzione antiromana, vedevano nascere continuamente profeti e
santoni che si autoproclamavano messia di Israele.
Non
sarà certo dispiaciuta al potere imperiale del I
secolo
questa
piccola setta dell'Ebraismo che, nella sua crescita ed evoluzione
filosofica, ha teorizzato pace
sociale, rispetto dell' autorità costituita, ecumenismo
(cioè
superamento delle categorie di Ebrei e pagani in favore di un melting
pot teologico che avrebbe favorito una coesione impensabile nel I
secolo)
e
giustizia non da pretendere su questa terra ma ottenibile, se
facciamo i bravi e ubbidienti sudditi, in un'altra dimensione.
Non
dimentichiamoci della gravosa irrequietezza politico/militare
nell'area palestinese e delle conseguenti e drammatiche guerre
giudaiche, tra la seconda metà del I secolo e la prima metà del II
secolo.
L'interpretazione
cristiana del Messia, che
pare un'ibridazione tra Ebraismo e religione dei gentili,
se fosse stata vincente in Giudea, avrebbe contribuito a disinnescare
le tensioni locali.
Non
è un caso se, molto più tardi, Costantino ne ha ravvisato le enormi
potenzialità di supporto e giustificazione verso il potere
costituito, tanto da sponsorizzare il Concilio
di Nicea
per
appianare le divergenze ideologiche tra le diverse correnti della
Chiesa e per espungere dal credo le tendenze meno istituzionali.
Purtroppo
è molto difficile tentare di analizzare con
il giusto distacco emotivo
un
imprinting culturale e un archetipo religioso in cui siamo immersi
fin dall'infanzia.
Parliamo
di convinzioni profondamente sedimentate nel nostro Io.
Tutti
i punti di vista meritano dignità.
Non
è vero che il consesso scientifico unanimamente ritiene chiusa la
questione. Tutt'altro.
Concludo
rispondendo alla domanda esprimendo il mio parere: tante
persone credono, senza alcun ragionevole dubbio, all'esistenza
storica di Gesù (del
Gesù iconico)
perché così ci è stato pervasivamente insegnato dal sistema
educativo, che, in questo ambito, invece
di applicare le riserve del metodo scientifico, ha perpetuato un
mito.
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ENRICO
Il
superamento dell'essenismo Gesù lo realizzò quando nella sua prima
insurrezione (quella contro il Tempio) il Battista non volle
partecipare. Il superamento dello zelotismo lo realizzò quando nella
sua seconda insurrezione (quella contro la Torre Antonia) evitò,
dopo il tradimento di Giuda, un'azione di tipo terroristico e preferì
consegnarsi prigioniero ottenendo in cambio che tutti i suoi
discepoli fossero lasciati liberi.
ALESSANDRO
i
Vangeli e il Nuovo Testamento non testimoniano un bel niente.
I
Vangeli sono stati scritti molti decenni dopo la morte di Gesù di
Nazareth, erano scritti in greco e non si sa chi siano gli autori: i
Vangeli sono stati attribuiti in maniera convenzionale e comunque è
assodato che nessun evangelista ha conosciuto personalmente Gesù di
Nazareth.
I
Vangeli NON sono libri di storia, ma testi di letteratura sacra,
perciò è ovvio che parlino di Gesù, allo stesso modo di come il
testo degli induisti parla di Rama, le cui fonti sulla sua reale
esistenza storica sono altrettanto inesistenti quanto quelle sul
nazareno. Secondo la narrazione della Chiesa Cattolica Gesù di
Nazareth è nato da una ragazzina di quindici anni ingravidata dal
cosiddetto Spirito Santo, cioè una entità soprannaturale.
Ammesso
e non concesso che ciò sia realmente accaduto, Gesù di Nazareth
sarebbe nato allo stesso modo di come sono nati i figli di Zeus e di
Marte, che consideriamo ovviamente esseri mitologici, mentre se si ha
la stessa considerazione di Gesù si viene spesso presi per atei e
blasfemi.
Riguardo
all'apostolo Paolo - che con ogni probabilità non lo ha conosciuto -
scrive di essere stato il destinatario di visioni e rivelazioni di un
Gesù risorto, cioè provenienti da un mondo soprannaturale (dalle
Lettere ai Galati e ai Corinzi).
La
Chiesa Cattolica dice che l'Arcangelo Gabriele comunica alla
giovanissima adolescente Maria che darà alla luce il figlio di Dio.
Seicento anni dopo l'Arcangelo Gabriele ricompare, all'interno di una
grotta su una montagna, a un certo Muhàmmad (Maometto, che aveva
frequentato comunità cristiane ed ebraiche monoteiste),
comunicandogli l'esistenza di un unico Dio a cui tutti avrebbero
dovuto sottomettersi.
Fermo
restando che ognuno è libero di credere in ciò che vuole, lascia
perlomeno perplessi il fatto che questo Arcangelo compaia
ciclicamente e che Gesù di Nazareth sia nato con le stesse identiche
modalità di numerose altre divinità prima di lui.
Comunque
sia, in mancanza di fonti storiche certe e anzi in presenza di fonti
storiche addirittura false e manipolate, non si può parlare di
personaggio storico, ma appunto mitico.
Tutta
la montagna di cose incerte e fumose scritte e raccontate su Gesù di
Nazareth, in mancanza di fonti storiche ci fa capire che il
Cristianesimo non la dottrina fondata da Gesù Cristo, ma che
Questi è la figura risultante dalla dottrina del Cristianesimo,
letteralmente inventata da Paolo di Tarso.
RENZO
A
me il libro che ha convinto di più su Gesù è: "Il complotto
di Pasqua" (sottotitolo "Cristo non voleva morire") di
Hugh Joseph Schonfield, libro che non è più in commercio (chissà
perché?) e si trova solo usato a prezzo maggiorato.
QHOSKET
Perchè
è davvero esistito, chi obietta su questo
evidentemente ama le vane parole.
C'è
un approfondimento storico molto ben documentato sulla sua esistenza,
ti invito a leggerlo.
YAHUSHUA
E’ DAVVERO ESISTITO?
In
questo articolo dimostreremo che quella contenuta nel Nuovo Patto è
la Verità.
In
Israele capita spesso di imbattersi in rabbini ebrei che cercano di
convertire i Netzarym (veri discepoli del Messia in lingua ebraica)
al giudaismo rabbinico, e una delle loro strategie principali è
quella di instillare il dubbio: innanzitutto assicurano che la Tanakh
è considerata superiore al Nuovo Patto, poi fanno commenti
sull’autenticità e l’attendibilità di quest’ultimo e infine,
quando hanno creato dubbi a sufficienza, iniziano a prendere di mira
Yahushua.
Questo
articolo nasce proprio a difesa di ciò in cui crediamo (negli
ambienti teologici, questa si chiama “Apologetica”): le prove che
vi mostreremo non servono a rafforzare la nostra fede, ma a
dimostrare ai non credenti che ciò in cui crediamo non è una
favoletta dei tempi antichi.
Per
provare che il Nuovo Patto è valido e attendibile, dobbiamo
innanzitutto dimostrare che ad essere valido è l’argomento di cui
parla questo documento e che non si tratta di una storia inventata.
Per farlo, analizzeremo delle prove che non provengono dal Nuovo
Patto e che confermano che Yahushua e altri personaggi di cui parlano
le Scritture sono realmente esistiti.
Ci
concentreremo su due fonti principali: le prove scritte e le prove
archeologiche.
DOCUMENTI
SCRITTI CHE PARLANO DI YAHUSHUA
Possiamo
suddividere le fonti scritte su Yahushua in due gruppi principali: i
documenti romani e i documenti ebraici. Yahushua visse in un’epoca
in cui i Romani governavano la Giudea e la Samaria, e dunque questi
due popoli sono i più qualificati per fare commenti su Yahushua.
Cominceremo
analizzando gli scritti dei Romani.
Fonti
Romane
Publio
(o Gaio) Cornelio Tacito nacque intorno al 56 d.C. Nel 75 studiò
retorica a Roma, per prepararsi a una carriera nella magistratura e
nella politica. Verso il 77/78 sposò la quattordicenne figlia del
famoso generale Gneo Giulio Agricola, sostenitore di Vespasiano a cui
era stato affidato il comando militare della Britannia.
Tacito
fu un rinomato avvocato, noto per le sue doti oratorie, e in seguito
arrivò a diventare senatore.
Oggi
è famoso per le sue opere, di cui 5 sono quelle superstiti:
Oggi
le Storie e gli Annali sono le sue opere più note; in origine
facevano parte di una serie di 30 libri (di cui oggi esiste solo la
metà) che descrivevano la storia romana dai tempi di Augusto alla
morte di Domiziano.
Nel
Libro 15 degli Annali, al capitolo 44, Tacito descrive il regno di
Nerone e aggiunge questo commento:
“Nessuno
sforzo umano, nessuna elargizione dell’imperatore o sacrificio
degli dèi riusciva ad allontanare il sospetto che si ritenesse lui
il mandante dell’incendio. Quindi, per far cessare la diceria,
Nerone si inventò dei colpevoli e colpì con pene di estrema
crudeltà coloro che, odiati per il loro comportamento contro la
morale, il popolo chiamava cristiani.
Colui
al quale si doveva questo nome, Christus,
nato sotto l’impero di Tiberio, attraverso il procuratore Ponzio
Pilato era stato messo a morte; e quella pericolosa superstizione,
repressa sul momento, tornava di nuovo a manifestarsi, non solo in
Giudea, luogo d’origine di quella sciagura, ma anche a Roma, dove
confluisce e si celebra tutto ciò che d’atroce e vergognoso giunge
da ogni parte del mondo.”
Tacito
dice dunque che Yahushua fu ucciso al tempo di Tiberio, dopo aver
ricevuto la sentenza da Ponzio Pilato: questo dimostra che il suo
resoconto è storicamente corretto, poiché Ponzio Pilato era
effettivamente il governatore della Giudea al tempo del regno di
Tiberio.
Da
questo scritto emerge una concezione molto negativa dei seguaci di
Yahushua, quindi è altamente improbabile che il commento sia stato
inserito in seguito da un Netzarym: questo passaggio è dunque
considerato autentico dalla maggior parte degli studiosi.
Un
altro autore romano che ha parlato di Yahushua è Gaio Svetonio
Tranquillo, meglio noto come Svetonio.
Come
Tacito, era uno storico romano proveniente dal ceto equestre, che
nell’antica Roma era la classe aristocratica di ceto più basso.
Anche
Svetonio era un abile oratore, e oggi è conosciuto soprattutto per
la sua opera “De Vita Caesarum” (Vite dei Cesari): si tratta
delle biografie di 12 imperatori romani, da Giulio Cesare a
Domiziano, scritte intorno all’anno 121 d.C.
All’epoca
Svetonio era segretario personale dell’imperatore Adriano. Nella
biografia dell’imperatore Claudio, parlando dell’espulsione degli
Ebrei, aggiunge questa annotazione:
“Espulse
da Roma tutti gli Ebrei, che provocavano costantemente dei tumulti a
causa di un certo Chrestus.”1
Ci
sono degli elementi interessanti in questa affermazione. E’ chiaro
che Svetonio ha una conoscenza superficiale del popolo ebraico,
poiché pensa che questo e i Netzarym di Yahushua siano la stessa
cosa, non fa alcuna distinzione tra loro. Ancor più interessante è
l’uso del termine “Chrestus” (Cresto), con una “e”
al posto della classica “i”.
Alcuni
studiosi obiettano che Cresto non si riferisce a Yahushua, ma che si
tratta di un nome proprio di persona.
Pare
che in quel periodo storico vi fossero molti schiavi di nome Cresto,
che in greco significa “utile”.
Si
può rispondere a questa tesi con una duplice confutazione:
Non
esiste alcun documento dei tempi di Claudio che parli di un tumulto
causato dai seguaci di uno schiavo.
Atti
18:2 accenna a questa espulsione degli Ebrei da Roma, e ne parlano
anche diversi storici, tra cui Cassio Dione (Storia Romana 60.6.6) e
Orosio (Historiae Adversus Paganos 7.6)2: nessuno, però, spiega
quale sia stato il motivo di questa espulsione.
In
vari manoscritti troviamo l’uso di crestiani al posto del classico
cristiani in riferimento ai seguaci di Yahushua.3
Dobbiamo
quindi concludere che Svetonio stava parlando di un attrito tra Ebrei
e Netzarym che si inasprì a tal punto che l’imperatore ritenne che
turbasse la pace di Roma.
Plinio
il Giovane (Caio Plinio Cecilio Secondo), nipote di Plinio il Vecchio
(autore della prima enciclopedia, la “Naturalis Historia”), fu
avvocato e magistrato a Roma ai tempi di Traiano e, come Svetonio e
Tacito, apparteneva al ceto equestre.
Plinio
il Giovane fu amico di Tacito e di Svetonio, e come loro fu un abile
oratore e autore prolifico.
Scrisse
la sua prima opera a 14 anni e il suo contributo letterario più noto
fu l’Epistularum Libri, una raccolta di lettere scritte ad amici e
colleghi, tra cui Tacito.
La
lettera che ci interessa è contenuta nel decimo libro (Epistulae
X.96), e fu scritta da Plinio all’imperatore Traiano nel 111 d.C.
circa: qui Plinio parla dei Netzarym che interrogò (alcuni sotto
tortura) e condannò a morte nel periodo in cui fu governatore romano
della Bitinia e del Ponto (l’odierna Turchia).
Nella
lettera egli descrive ciò a cui ha assistito personalmente, e
riassume con la seguente affermazione:
“«I
cristiani… Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore
consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba in un
determinato giorno e intonare a cori alterni un inno al Messia come
se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento solenne non a perpetrare
qualche delitto, bensì a non commettere né frodi, né furti, né
adultèri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la
restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti.
Fatto
ciò, avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente
per prendere un cibo, ad ogni modo comune e innocente.»”4
Una
delle informazioni più interessanti che possiamo trarre è che i
Netzarym adoravano Yahushua (che Plinio chiama Christus) come
divinità.
Questa
è la prima lettera in assoluto in cui un pagano descrive la fede e
gli usi dei primi Netzarym.
Questi
tre autori compongono il gruppo di scrittori dell’antica Roma che
confermavano l’esistenza di Yahushua.
Dal
punto di vista cronologico, il primo a scriverne fu Plinio (111 d.C.
circa), poi Tacito (che scrisse gli Annali intorno al 115/116 d.C.) e
infine Svetonio (De Vita Caesarum risale al 122 d.C. circa). Gli
scritti di questi autori pagani, dunque, ci danno la conferma che
Yahushua è esistito, che fu processato e messo a morte da Ponzio
Pilato, e che in tutto l’Impero Romano ebbe dei fedeli che
seguivano i Suoi insegnamenti e che furono messi a morte perché
adoravano Lui anziché gli dèi romani.
Fonti
indirette
Abbiamo
poi altre tre citazioni che rappresentano più che altro delle
opinioni personali o speculazioni dell’epoca e, pur non essendo
dirette e concrete come le precedenti, sono molto interessanti.
La
prima proviene da Celso, filosofo greco di ispirazione platonica,
nato alla fine del II Secolo d.C. Non si sa molto di lui, se non che
criticava aspramente Yahushua e chi credeva in Lui, tanto che
riassunse la concezione che aveva di loro in un’opera chiamata
“Alethès Lógos” (Vera Dottrina o Discorso Veritiero). Non ne
esistono copie superstiti ma la conosciamo grazie a un documento
chiamato “Contra Celsum” (Contro Celso), un trattato scritto dal
teologo cristiano Origene nel 248 d.C. circa. Origene, nato ad
Alessandria, visse tra il 185 e il 253 e trascorse gran parte della
sua vita a Cesarea. Ormai anziano, fu incaricato di controbattere
allo scritto di Celso; nella sua risposta, un’opera composta da 8
libri, Origene cita molte delle frasi di Celso, alle quali ribatte
con i propri argomenti. La citazione che ci interessa dice:
“Egli
[Celso]
Lo accusa di essersi ‘inventato di esser nato da una vergine’, e
di essere ‘nato in un villaggio della Giudea da una donna del
posto, una povera filatrice a giornata, che fu scacciata dal marito,
di professione falegname, per comprovato adulterio.
Ripudiata
dal marito e ridotta a un ignominioso vagabondaggio, partorì
clandestinamente il figlio illegittimo il quale, avendo lavorato come
salariato in Egitto a causa della sua povertà, ed essendo lì
diventato esperto in taluni poteri, di cui vanno fieri gli Egiziani,
tornò in patria, e insuperbito per questi poteri, proprio grazie ad
essi si
proclamò Dio.”5
Sorvolando
sulla falsità di queste accuse, da esse deduciamo che alla fine del
II Secolo Celso era a conoscenza dei seguenti fatti:
Yahushua
era esistito
Si
diceva che Yahushua fosse nato da una vergine
Il
padre putativo di Yahushua era un falegname
Yahushua
andò in Egitto
Yahushua
compì dei miracoli
Yahushua
affermava di essere un elohim
Visto
ciò che pensava dei Netzarym, possiamo star certi che Celso non ha
inventato di sana pianta questi fatti solo per poi poterli smentire.
L’altro
documento è “La morte di Peregrino”, una satira scritta in greco
dall’autore siriano Luciano di Samosata (125-180 d.C.), noto per il
suo umorismo e per il tono beffardo delle sue opere.
Il
protagonista della sua storia è il filosofo greco Peregrino
Proteo, un imbroglione che trascorse un periodo in Palestina
insieme ai credenti in Yahushua.
Ecco
cosa è scritto di lui:
“Allora
Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani,
frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi.
E
che dunque? In un batter d’occhio li fece apparire tutti bambini,
poiché egli tutto da solo era profeta, maestro del culto e guida
delle loro adunanze, interpretava e spiegava i loro libri, e ne
compose egli stesso molti, ed essi lo veneravano come un dio, se ne
servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a
somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu
crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova
religione.”6
Qui
Luciano dice che i credenti della Palestina adoravano un uomo che era
stato inchiodato al legno nella loro terra: è un chiaro riferimento
a Yahushua da parte di una persona che non ha alcun interesse a
confermare la Sua esistenza.
Possiamo
supporre che Luciano ne fosse a conoscenza pur senza aver studiato
alcuna Scrittura del Nuovo Patto, essendo lui un pagano con ben poca
stima dei credenti “sempliciotti”.
In
questo estratto c’è un elemento molto interessante: per indicare
la crocifissione, Luciano usa la parola anaskolopizō mentre il
termine greco usato normalmente è anastauroō.
Erodoto
(484-425 a.C. circa) usava il verbo anaskolopizō riferito a chi era
in vita e anastauróō per i cadaveri.7
Sembra
che successivamente questi due termini siano diventati sinonimi, e
anastauróō era quello di uso più comune.
Il
lemma stauróō (σταυρόω) è usato 46 volte in 42 versetti del
Nuovo Patto, e anche Giuseppe Flavio usa questa parola in tutti i
suoi scritti. Viene dunque da chiederci: perché Luciano decise di
usare il verbo anaskolopízō in un periodo storico in cui si era
consolidato da tempo l’uso di anastauróō?
Da
abile oratore qual era, devono esserci state delle intenzioni ben
precise dietro questa sua scelta.
Stava
forse alludendo alla resurrezione di Yahushua?
Esiste
poi un’altra citazione interessante, che si trova nella lettera di
un siriano, Mara bar Serapion, a suo figlio Serapion.8 Gli studiosi
sono discordi su quale datazione attribuire alla lettera ma sappiamo
che rientra in un periodo compreso tra l’anno 73 e il III Secolo.
All’epoca Mara bar Serapion era in prigione, e scrisse questa
lettera in siriaco al figlio per dirgli di non scoraggiarsi: nel
farlo, lo invita a riflettere su tre persone note per essere state
trattate ingiustamente, e una di queste è proprio Yahushua. Ecco la
citazione:
“Quale
vantaggio trassero gli Ateniesi dall’aver ucciso Socrate? Ne
ottennero carestia e morte.
O
gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora?
In
un momento tutto il loro paese fu coperto dalla sabbia. O i Giudei,
per aver giustiziato il loro saggio Re?
Da
quel tempo fu sottratto loro il regno.
Dio
vendicò giustamente la saggezza di questi tre uomini: gli Ateniesi
morirono di fame, gli abitanti di Samo furono travolti dal mare, i
Giudei furono eliminati e cacciati fuori dal loro regno, e sono ora
dispersi per tutte le terre. Socrate non è morto, grazie a Platone;
né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio Re, grazie
agli insegnamenti che aveva dato.”
Da
come ne scrive, capiamo che Mara bar Serapion considerava Yahushua un
uomo retto e virtuoso che era stato ucciso ingiustamente.
Il
fatto che si riferisca a Lui come “il loro saggio Re” indica che
egli non si considera appartenente a quel gruppo, ma che alcuni dei
suoi membri ritenevano Yahushua il loro Re.
La
Sua uccisione fu ingiusta, e la prova di questo fu la devastazione
del popolo ebraico.
Questa
lettera dimostra inoltre che il messaggio di Yahushua si stava
diffondendo anche nelle nazioni pagane.
Abbiamo
dunque dei documenti di non credenti che affermano che Yahushua è
esistito, che fu ucciso ingiustamente dagli Ebrei e che era venerato
da un gran numero di seguaci.
Fonti
ebraiche
Ora,
dopo aver visto gli autori romani e greci, passeremo ad analizzare
quelli ebraici. Cominciamo con il più famoso tra loro: Giuseppe
Flavio.
Giuseppe
Flavio è probabilmente il più conosciuto tra gli storici ebrei ad
aver descritto il proprio periodo storico. Egli nacque poco dopo
l’uccisione di Yahushua, sopravvisse alla grande rivolta del 66-70
schierandosi dalla parte dei Romani e, grazie ad una sua profezia,
entrò nelle grazie di Vespasiano.
In
seguito si trasferì in Italia, dove visse come Romano.
In
una delle sue opere sulla storia del popolo ebraico, Antichità
Giudaiche, troviamo un paio di riferimenti a Yahushua.
Si
ritiene che Giuseppe Flavio non credesse che Egli fosse il MessYah,
tuttavia ne parla come figura storica.
Ecco
il suo appunto più significativo:
“Ci
fu verso questo tempo Yahushua, uomo saggio, se pure bisogna
chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di
uomini che accolgono con piacere la verità, e attirò a sé molti
Giudei, e anche molti dei Gentili.
Questi
era [il] Messia.
E
quando Pilato, per denuncia degli uomini notabili fra noi, lo punì
di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato.
Egli
infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già
annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie
riguardo a lui.
Ancor
oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono
chiamati Cristiani.”
– Antichità Giudaiche 18.62-64
Il
giudizio sulle parole esatte di questo brano è discordante.
La
maggior parte degli studiosi ritiene che il testo sia stato alterato
o aggiunto in un secondo momento da un credente in Yahushua, e che
non faccia parte dell’opera originale.
Giuseppe
Flavio non credeva in Yahushua, ed è quindi altamente improbabile
che potesse scrivere “Questi era il MessYah”.
Esiste
dunque la possibilità che il testo greco sia stato in seguito
modificato, ma non quella che l’intero testo in questione sia
un’aggiunta.
Questo
per diversi motivi:
Si
trova all’interno del contesto di una discussione in corso
Il
testo segue lo stile e il formato del resto del documento
Alcune
parole, come ad esempio “Yahushua, uomo saggio”, non sono quelle
che avrebbe scelto un credente
Più
avanti nel libro, l’autore dà per scontato che il lettore sappia
già chi è Yahushua
Esiste
anche una versione araba delle Antichità Giudaiche, che è stata
mantenuta separata dalla versione greca. Il brano in questione
compare anche nel manoscritto arabo, ma con alcune differenze.
“In
questo tempo viveva un uomo saggio che si chiamava Yahushua, e la sua
condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso.
E
molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli.
Pilato
lo condannò a essere crocifisso e morire.
E
quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria
lealtà per lui.
Essi
raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua
crocifissione, e che egli era vivo.
Di
conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti
avevano raccontato le meraviglie.”
E’
dunque verosimile che questa versione araba non sia stata manipolata
e che sia più fedele all’originale.
Non
dice che Yahushua fosse qualcosa di più di un uomo, o che fosse il
MessYah, ma riconosce la Sua esistenza, i Suoi insegnamenti e la Sua
condanna a morte da parte dei Romani.
Nelle
Antichità Giudaiche vi è anche un riferimento a Giacomo (Ya’akov),
fratello di Yahushua: vi troviamo scritto che fu lapidato da Anania
ben Anania, il sommo sacerdote.
“Essendo
tale di indole, Anania ritenne di avere un’occasione favorevole [di
esercitare la propria autorità] quando Festo morì e Albino era
ancora in viaggio: riunì il Sinedrio dei giudici e portò
in giudizio Giacomo,
il fratello di Yahuhsua detto il MessYah, e alcuni altri, e
accusatili di aver trasgredito le leggi, li consegnò alla folla per
farli
lapidare.
” – Antichità Giudaiche 20.2009
Qui
troviamo una conferma dell’esistenza di Yahushua e di Suo fratello
Giacomo, su cui torneremo più avanti.
Gli
storici sono concordi sull’autenticità di questo brano.
Troviamo
dei riferimenti a Yahushua anche nella letteratura rabbinica, incluso
il Talmud.
Tuttavia,
a causa delle persecuzioni da parte della chiesa cattolica nel
Medioevo, la maggioranza di questi riferimenti è stata rimossa o
modificata.
Per
trovarne alcuni dobbiamo risalire agli antichi manoscritti di questi
documenti.
Come
per i testi delle Scritture, oggi gli archeologi stanno ritrovando
molti di questi antichi manoscritti che erano stati nascosti.
Guardando
alcune delle moderne traduzioni del Talmud, si trovano allusioni a
come questo testo fosse stato “censurato” per eliminare gli
accenni a Yahushua. Eccone un esempio, che ci mostra quanto gli Ebrei
si siano impegnati a far apparire Yahushua (da loro chiamato “Yeshu”)
come un idolatra in modo da giustificare la loro decisione di
metterLo a morte:
“E’
stato insegnato sull’autorità tannaita: rabbi Simeon ben Eleazar
dice, “Anche negli impulsi naturali di una persona, che sia un
bambino o una donna, bisogna allontanare con la mano sinistra e
avvicinare con la mano destra.”
[Freedman,
p. 736, n. 2: L’edizione non censurata continua: E che dire di
rabbi Joshua ben Perahjah? – Quando re Ianneo uccise i nostri
rabbi, rabbi Joshua ben Perahjah (e Yeshu) fuggirono ad Alessandria
in Egitto.
Quando
tornò la pace, Simeon ben Shetach mandò a dirgli: ‘Da me,
(Gerusalemme) la città santa, a te, Alessandria d’Egitto (mia
sorella).
Mio
marito ha dimorato in te e io sono rimasta disabitata.
Egli
si alzò, andò, e si trovò in una certa locanda, dove gli furono
resi grandi onori.
‘Com’è
bella questa Acsania!’ (La parola indica sia la locanda che la
locandiera. R. Joshua l’ha usata con il primo significato; la
risposta che segue indica che è stata intesa con il secondo
significato).
Al
che (Yeshu) osservò, ‘Rabbi, ha gli occhi piccoli’.
‘Sciagurato’
lo sgridò l’altro, ‘è a questo che pensi?’.
Suonò
quattrocento trombe e lo scomunicò.
Egli
(Yeshu) andò da lui molte volte pregandolo, ‘Riaccoglietemi!’.
Ma lui non gli dava retta.
Un
giorno (r. Joshua) stava recitando la Shema’, quando gli si
presentò Yeshu.
Voleva
riaccoglierlo e gli fece un segno.
Egli
(Yeshu), pensando lo avesse fatto per scacciarlo, andò, prese un
mattone e si mise ad adorarlo.
‘Pèntiti’,
gli disse (r. Joshua).
Quello
rispose, ‘Ho imparato questo da te: Chi pecca e fa peccare gli
altri non può contare sui mezzi del pentimento’.
E
un Maestro ha detto, ‘Yeshu il Nazareno praticava la magia e sviò
Israele’] – b. Sanh. 11:1, XIII.3.C10
La
stessa storia è riportata in b. Sota 9:5, VII.19.B-I, ma non
menziona il nome di Yeshu.
Nel
giudaismo delle origini (fino all’XI Secolo) veniva insegnato che
Yahushua il Netzarym era stato un discepolo di rabbi Joshua ben
Perachiah.11
Questa
citazione indica che che essi riconoscevano l’esistenza di Yahushua
di Nazareth e anche il fatto che avesse vissuto in Egitto per un
certo periodo di tempo; all’epoca l’Egitto era la patria della
magia, e per questo motivo erano giunti alla conclusione che
Yahushua avesse compiuto i Suoi miracoli proprio grazie alle arti
magiche apprese in Egitto.
Un’altra
di queste citazioni talmudiche la troviamo nella parte del libro in
cui vengono discusse le regole per le esecuzioni.
Anche
questa parte è stata eliminata dalle edizioni stampate del Talmud.
Appena
prima [dell’esecuzione], ma non prima di quel momento.
[Schachter,
p.281-282, fornisce una traduzione completa di quanto segue, che è
stato omesso nelle edizioni censurate del Talmud e che non si trova
nel testo stampato standard, qui tradotto.
Quella
che segue è la traduzione testuale di Schachter.]
Ciò
significa, solo immediatamente prima [dell’esecuzione], ma non
prima di essa.
[In
contraddizione a questo] è stato insegnato: Alla vigilia della
Pesach Yeshu fu appeso.
Nei
quaranta giorni precedenti l’esecuzione, un araldo andava in giro
gridando, ‘Egli verrà lapidato perché ha praticato la stregoneria
e ha indotto Israele all’apostasia.
Chiunque
possa dire qualcosa in suo favore, si faccia avanti e implori [pietà]
per lui.’
Ma
poiché non venne presentato nulla in suo favore, fu appeso alla
vigilia della Pesach! – b. Sanh. 6:1h, II.1.B-C
Questo
brano ci dice che Yahushua fu appeso al legno alla vigilia della
Pesach: non solo abbiamo la conferma del tipo di esecuzione, ma anche
quella del periodo dell’anno in cui essa è avvenuta.
Esiste
inoltre un documento, risalente probabilmente all’VIII Secolo
circa, intitolato “Toledoth Yeshu” – Le Generazioni di
Yahushua, uno scritto ebraico che fu redatto allo scopo di screditare
Yahushua. Il documento contiene molte storie che Lo rappresentano
come un figlio illegittimo e irrispettoso, e vi si afferma che Egli
attirasse seguaci compiendo miracoli (vedi quanto scritto prima
riguardo le arti magiche apprese in Egitto), che fu giustiziato e che
il Suo sepolcro fu trovato vuoto, ma che in seguito il Suo corpo
venne recuperato.12
Fecero,
insomma, tutto il possibile per frenare l’impatto che i Netzarym
avrebbero potuto avere sulla comunità ebraica e soprattutto
sull’autorità rabbinica.
Fonti
non ortodosse dei primi credenti
Esistono
diversi documenti gnostici, tra cui il Vangelo di Tommaso, che
parlano di Yahushua.
Non
li esamineremo nei dettagli, ma ci limiteremo a presentare qualche
esempio.
Troviamo
un riferimento in un documento gnostico chiamato “Vangelo della
Verità”, che si ritiene sia stato scritto da Valentino (135-160) o
da uno dei suoi seguaci.
Il
testo greco originale è andato perduto, ma ne sono state rinvenute
due copie in copto come parte dei Codici di Nag Hammadi.13
Questo
documento contiene numerose allusioni e parafrasi degli scritti del
Nuovo Patto, e cita nello specifico Yahushua e la Sua condanna a
morte:
“E
questo è il vangelo di colui che è cercato; vangelo che il Messia
ha rivelato ai perfetti, mistero nascosto, per la misericordia del
Padre.
Per
mezzo di esso, egli ha illuminato coloro che erano nelle tenebre a
causa dell’oblio.
Li
ha illuminati e ha mostrato loro la Via.
E
la Via è la verità che egli ha insegnato loro.
Per
questo motivo l’Errore si è irritato con lui, l’ha perseguitato,
l’ha oppresso e l’ha annientato.
Egli
è stato inchiodato ad un legno ed è divenuto frutto della
conoscenza del Padre, senza causare rovina per il fatto che se ne è
mangiato.”
“Egli
è il pastore che ha lasciato le novantanove pecore che non si erano
sviate ed è andato alla ricerca di quella che si era smarrita.
E
quando l’ha trovata ne ha gioito.”14
E’
chiaro che chi ha scritto questo documento conosceva il contenuto di
almeno uno dei quattro Vangeli.
L’autore,
pur classificato come eretico, credeva nella divinità di Yahushua.
Esistono
poi numerosi documenti, citati nei primi scritti di personaggi come
Giustino Martire, Tertulliano ed Origene, dei quali non esiste più
alcuna copia: tra questi troviamo “Gli Atti di Ponzio Pilato” e
le “Cronache” di Flegonte.
Ci
sono comunque pervenute le citazioni di questi documenti, che negli
scritti di epoche successive furono usati per dimostrare l’esistenza
di Yahushua e la Sua uccisione sul legno.
REPERTI
ARCHEOLOGICI
Abbiamo
visto quello che è stato scritto su Yahushua da fonti che non
fossero quelle della Tanakh o del Nuovo Patto: molte persone di
diverse fedi religiose hanno commentato la vita, le opere e i seguaci
di Yahushua, ma nessuna di queste ha affermato di averLo visto o di
aver avuto a che fare con Lui o qualcuno dei Suoi discepoli.
Il
prossimo passo è quello di verificare se ci siano prove materiali
dell’esistenza di Yahushua, un argomento molto più controverso
rispetto ai documenti scritti.
Ossario
di Ya’akov, fratello di Yahushua
L’oggetto
che esamineremo conferma indirettamente l’esistenza di Yahushua, e
su di esso esistono alcune controversie, ma dei recenti casi
giudiziari hanno contribuito a confermarne l’autenticità:
l’oggetto in questione è chiamato “Ossario di Giacomo, fratello
di Yahushua”.
L’ossario
è un’urna di calcare usata per custodire le ossa di un defunto, e
ne sono state trovate molte in tutto il mondo, anche a Gerusalemme.15
Quello
che rende così unico e interessante l’ossario di cui parliamo è
l’incisione presente su un lato dell’urna.
L’incisione,
in aramaico corsivo traslitterato, recita: “Ya’akov bar Yosef
akhui di Yeshua” (“Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di
Yahushua”)16.
Questo
ossario appartiene ad un collezionista privato che lo aveva
acquistato da un mercante di oggetti antichi.
Non
essendo stato rinvenuto in uno scavo ufficiale, non sappiamo dove sia
stato trovato con precisione e insieme a quali altri oggetti. Si
presume che provenga dall’area di Silwan nella Valle del Cedron (o
Chedron), a sud-est del Monte del Tempio.
La
scatola era stata svuotata del suo contenuto.
Giuseppe,
Ya’akov e Yahushua erano nomi maschili piuttosto comuni all’epoca.
Con
l’uso di alcune statistiche della frequenza di occorrenza dei nomi
nei reperti archeologici di quel periodo, è possibile stimare quante
persone potevano corrispondere alla descrizione nell’iscrizione.
Partendo
dal presupposto che:
al
tempo la popolazione di Gerusalemme era di 80.000 persone (secondo
l’opinione di diversi esperti)
vi
era un rapporto di 50:50 tra maschi e femmine
ogni
maschio aveva in media 2 fratelli
è
possibile determinare che esistevano 20 persone che sarebbero potute
essere “Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di Yahushua”. Non
sappiamo, però, quante di loro potrebbero essere state sepolte in un
ossario a Gerusalemme.
Nel
2005, però, lo statistico Camil Fuchs pubblicò un articolo in cui
esaminava la frequenza di occorrenza dei nomi ebraici maschili nella
Gerusalemme del I Secolo.
Secondo
le sue conclusioni, era in grado di dimostrare con un 99% di
probabilità che tra il 45 e il 70 d.C. a Gerusalemme esisteva una
sola persona a cui si potessero attribuire i nomi contenuti
nell’iscrizione dell’ossario.17
Quello
che ha fatto sorgere dubbi riguardo l’iscrizione è il fatto che
Ya’akov non viene chiamato “Ya’akov il Giusto”, come è
invece soprannominato nelle Scritture, e che non è specificato che
il “Yahushua” in questione è“Yahushua di Nazareth”.
L’incarico
di investigare su questa iscrizione fu affidato ad André Lemaire,
epigrafista semitico parigino, riconosciuto come uno dei più esimi
specialisti mondiali in scrittura semitica antica, tra cui epigrafia,
paleografia, linguistica e filologia, e professore all’Università
di Sorbonne a Parigi.
Lemaire
determinò che il testo era compatibile con un’iscrizione del I
Secolo, e che le incisioni non erano state fatte con strumenti
moderni: concluse che l’urna risaliva a un periodo compreso tra il
20 a.C. e il 70 d.C. Specificò inoltre che l’uso di collocare
ossari nei dintorni di Gerusalemme cessò intorno al 70 d.C., in
seguito alla distruzione del Tempio ad opera dei Romani, e aggiunse
anche che la forma corsiva di 3 delle lettere usate (Dalet, Yod e
Aleph) restringe il campo alle ultime decadi prima della distruzione
del Tempio.
Questo
sarebbe in linea con il periodo in cui, secondo il resoconto di
Giuseppe Flavio che abbiamo analizzato prima, Ya’akov fu giudicato
dal Sinedrio e lapidato, nel 62 d.C.
Ovviamente,
quelli dell’Autorità per le Antichità di Israele (IAA) non furono
affatto contenti dell’annuncio pubblico del ritrovamento di questo
artefatto nell’ottobre 2002, tanto che nel 2004 accusarono il
proprietario, Oded Golan, di 44 reati di contraffazione, frode e
inganno e anche di traffico illecito di oggetti antichi.
I
membri dell’IAA, in base alle loro analisi sulla patina che ricopre
l’iscrizione, affermarono che quest’ultima è molto più recente:
non contestavano la datazione attribuita all’ossario, ma quella
dell’iscrizione.
Non
hanno mai rilasciato un resoconto ufficiale che descrivesse le
scoperte su cui avevano basato le loro conclusioni, ma si è venuto a
sapere che le avevano tratte basandosi sullo studio dell’isotopo di
ossigeno nella patina.18
Questi
test erano stati eseguiti da Avner Ayalon per conto dell’IAA, e da
essi Yuval Goren, professore all’Università di Tel Aviv e
presidente del dipartimento di archeologia della stessa, aveva tratto
la conclusione che l’iscrizione era un falso.
Questo
significa che la validità dell’iscrizione fu verificata da
esperti, di entrambe le parti, in vista del processo, durante il
quale la difesa presentò delle foto scattate nel 1976 che mostravano
l’ossario con l’iscrizione completa al suo posto.
Questo
confutò l’accusa dell’IAA, secondo cui parti dell’iscrizione
erano state aggiunte dopo il 2000. Nel corso del contraddittorio, il
capo esperto dell’IAA, Yuval Goren, riconobbe che la patina trovata
sulla parola “Yahushua” era originale.
L’IAA
non trovò altri esperti disposti a contraddire le scoperte
paleografiche di André Lemaire e Ada Yardeni, tra i paleografi più
rinomati di Israele. Il 14 marzo 2012 il giudice decretò che “non
ci sono prove di falsificazione dei principali artefatti, e l’accusa
non è riuscita a dimostrare le imputazioni oltre ogni ragionevole
dubbio.”19
Nel
2008 Amnon Rosenfeld, Howard Randall Feldman e Wolfgang Elisabeth
Krumbein pubblicarono un nuovo studio .20, che in base ad analisi
archeometriche dimostrava che:
la
patina non contiene elementi moderni e aderisce perfettamente alla
pietra
è
evidente che l’incisione non taglia la patina
i
raggi ultravioletti non mostrano alcun segno di incisioni recenti
Ad
oggi, dunque, la prova scientifica indica che l’iscrizione sul lato
dell’ossario non è un falso recente, e che molto probabilmente è
stata fatta al momento di utilizzare l’urna.
Gli
statistici ci hanno dimostrato che presumibilmente a quel tempo
esisteva un solo “Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di
Yahushua” a Gerusalemme.
Periodo
successivo al Nuovo Patto
In
quest’ultima parte ci concentreremo sul periodo successivo alla
morte, alla resurrezione e all’ascensione di Yahushua.
Prenderemo
in esame degli artefatti che non siano le Scritture per cercare altre
prove dell’esistenza di Yahushua.
Gli
artefatti che analizzeremo non sono quelli che si esaminano
normalmente per gli studi biblici: non si tratta di manoscritti che
contengono parti di vangeli, né di lettere o di commentari.
Gli
artefatti di cui parliamo risalgono ai primi due secoli dell’era
corrente e venivano usati dalla gente di quell’epoca in riti magici
per “proteggersi” dalla dimensione spirituale.
Vedremo
ora dei documenti conosciuti come i “papiri magici”: si tratta di
una collezione di scritti greco-romani che ci mostra in cosa credeva
la gente comune di quel tempo.
Tipicamente,
questi documenti contenevano formule magiche, incantesimi, rituali o
formule; quasi tutti quelli che ci sono pervenuti sono stati scritti
in greco su papiro, motivo per cui vengono anche chiamati “Papiri
Magici Greci”.
Al
momento esistono circa 230 documenti di questo tipo, conservati nei
musei di tutto il mondo.21
Di
solito sono scritti in forma di incantesimi che conferiscono ad una
persona uno specifico potere o fortuna, oppure la proteggono da
attacchi spirituali.
Quello
che ci interessa in particolar modo è quello riportato in PGM IV
righe 3007-3086, chiamato anche “Incantesimo di Pibechis per i
posseduti dai dàimon”22.
Questo
papiro contiene diversi incantesimi usati per allontanare gli spiriti
maligni.
Si
ritiene che l’autore sia Pibechis, famoso mago egiziano
pagano (come abbiamo già detto, ai tempi di Yahushua l’Egitto era
noto per essere la patria della magia), che parla del suo incantesimo
come del “comprovato incantesimo di Pibechis” e dice che “è
terrificante per qualsiasi dàimon, una cosa che teme”.
Usando
questa formula, il mago deve anche pronunciare le seguenti parole:
“Io
vi evoco per il dio degli Ebrei, YHVH/Yahushua che appare nel fuoco,
che è in mezzo alla terra, alla neve, e alla nebbia; (…).
Io
vi evoco per quello che apparve ad Israele in una colonna di fuoco e
in una nuvola di giorno; che salvò il suo popolo dal Faraone e
scagliò su di lui le dieci piaghe a causa della sua disobbedienza.
Io
vi evoco, voi tutti spiriti dàimonici, per dire di che tipo siete,
perché io vi evoco per il sigillo che Salomone pose sulla lingua di
Geremia, così che egli parlasse. (…)
E
invoco te, che ricevi questo incantesimo, affinché tu non mangi
carne di maiale, e così ogni spirito e dàimon, di qualunque tipo
esso sia, ti sarà sottomesso.”
In
questo incantesimo vediamo una fortissima influenza ebraica, con una
specifica menzione del nome di Salomone.
Nella
tradizione ebraica, Salomone era considerato un esorcista e
un’autorità spirituale.
L’aspetto
più affascinante di questo incantesimo è che un pagano egiziano
parla di Yahushua come del “dio degli Ebrei”.
Yahushua
è stato inserito in questa formula magica perché era riconosciuto
come potente guaritore e come qualcuno in grado di scacciare i demoni
e questo, secondo il mago pagano, era un potere temuto dai demoni.
Da
questo desumiamo che Pibechis era a conoscenza dei dettagli sulla
vita di Yahushua così come vengono riportati nei Vangeli, che li
riteneva veri e che credeva che Yahushua fosse molto potente.
Il
prossimo testo proviene da un filatterio d’argento proveniente da
Beirut, oggi conservato al Louvre di Parigi.
Un
filatterio è un astuccio che viene indossato come un amuleto perché
gli vengono attribuiti poteri di protezione.
Oggi
potremmo chiamarlo “portafortuna”.
Il
filatterio in questione riporta il testo seguente:
“Io
ti esorto solennemente, tu che sei al di sopra dei cieli, Sabaoth …
di proteggere Alexandra … Il Dio di Abraamo e il Dio di Isacco e il
Dio di Giacobbe: Proteggi Alexandra, figlia di Zoe, dalle forze
demoniche … ti esorto per il Dio vivente … proteggi Alexandra da
ogni forza demonica, maschile e femminile, e da ogni disturbo dei
demoni … Unico Dio e il Suo Unto, aiutate Alexandra.”
Anche
qui siamo di fronte ad un documento fortemente influenzato
dall’ebraismo, e che parla dell’Eloah di Abraamo, di Isacco e di
Giacobbe e invoca la protezione dell’“Unico Dio e il Suo Unto”.
Sappiamo che il termine “unto” equivale a “Messia”, e questo
potrebbe indicare che questo filatterio d’argento venisse indossato
con la speranza che YHVH e il Suo Ha’MashYah proteggessero
Alexandra, figlia di Zoe, dalle forze demoniche.
La
terza fonte che andiamo ad esaminare rientra sempre nell’ambito
della magia antica: sono le cosiddette “ciotole magiche”. Queste
ciotole presentano nella parte interna un testo scritto in circolo.
L’uso
di queste ciotole, che risalgono ad un periodo compreso tra il III e
il V Secolo, è tutt’ora incerto.
Le
scritte che presentano sono soprattutto in aramaico, anche se ne sono
state trovate alcune che contenevano un testo in siriaco. Alcuni di
questi artefatti sono visibili presso il Museo dei Territori della
Bibbia a Gerusalemme.
La
ciotola numero 17 è chiamata anche “Confondere l’occhio cattivo
che colpì Yoyia figlio di Rasnendukh”, e contiene una scritta in
aramaico, dove alle righe 4 e 5 leggiamo:
“Egli
disse, ‘Ho fatto resuscitare un uomo morto, ed egli ha fatto
vincere Yoyi’a, figlio di Rashnendukh … ‘. Che il potere del
Messia sorga e si risvegli.”
Il
Messia in questione potrebbe essere il messia che gli ebrei stanno
ancora aspettando, oppure Yahushua; in altre ciotole si parla di
“Christos”, o “Iēsou”, che potrebbero essere anch’essi dei
riferimenti a Yahushua.
Grazie
alle opere che compì mentre era sulla terra, Yahushua Si fece una
reputazione, anche presso i pagani, di strenuo e potente oppositore
delle forze del male, e in Marco 9:38-40 leggiamo che le persone
avevano già iniziato a scacciare i demoni nel Suo Nome. Moltissime
di queste ciotole sono state ritrovate nelle case degli Ebrei dei
tempi della diaspora, il che ci suggerisce che molti Ebrei credenti
di quell’epoca seguivano queste usanze.
Nella
città babilonese di Nippur, in quasi tutte le case degli Ebrei
rinvenute negli scavi c’era una di queste ciotole.23
L’ultimo
gruppo di artefatti è quello delle “tavolette di maledizione”.
Esiste una collezione completa di circa 18.000 iscrizioni latine,
risalenti al tempo dell’Impero Romano, chiamata “Corpus
Inscriptionum Latinarum” (CIL): si tratta di iscrizioni pubbliche e
private che ci rivelano molte cose sulla vita e sulla storia di Roma.
Questa collezione viene aggiornata continuamente, e vi troviamo anche
una tavoletta di piombo (indicata con il numero 119) di 10x12cm con
due fori sul bordo sinistro, risalente al VI Secolo circa e rinvenuta
in ex-Jugoslavia.24 Era stata concepita come un amuleto da indossare
e doveva servire a proteggere la persona dal malvagio e ripugnante
spirito di Tartaro.
L’amuleto
contiene il seguente testo in latino:
“Nel
nome del Signore Yahushua Ha’MashYah, io ti condanno,
ripugnantissimo spirito di Tartaro, che l’angelo Gabriele legò con
catene infuocate.”
Vediamo
anche una lamella (un frammento piccolo e sottile) d’argento
risalente al IV Secolo, che oggi si trova nella Biblioteca Nazionale
di Parigi, denominata “Froehner 1212”.
Fu
ritrovata a Cipro e acquistata da Froehner intorno al 1874, e riporta
il seguente testo in greco:
“(Ti
ordino nel nome del) Nazareno, Yahushua Ha’MashYah, e dei suoi
santi apostoli e angeli, (di uscire fuori da … )”
Da
tutti questi artefatti possiamo notare che dagli anni successivi alla
resurrezione di Yahushua, il Suo Nome fu usato per allontanare ogni
tipo di spirito maligno, e che questa pratica fu adottata non solo
dai credenti ma anche dai pagani, fino in Egitto.
Questo
non prova al 100% l’esistenza di Yahushua ma dimostra che i
racconti sulla Sua vita e sui Suoi poteri erano considerati veri
anche dai non credenti.
Abbiamo
infatti dei documenti, all’infuori di quelli compilati dai Netzarym
di Yahushua, che si basano sul fatto che Yahushua è realmente
esistito e che quando era sulla terra era in grado di sconfiggere i
demoni e di guarire i malati.
CONCLUSIONI
Come
è stato detto all’inizio dell’articolo, lo scopo di questo
studio non è quello di convincere qualcuno a credere in Yahushua, né
quello di dimostrare ai credenti che hanno ragione: lo scopo è di
dare degli argomenti concreti a chi si trovasse a dover difendere la
propria fede in Yahushua durante un confronto con un non credente.
In
questo tipo di discussioni, infatti, è bene essere sempre pronti a
presentare una serie di fatti e di prove (archeologiche,
scientifiche, ecc.).
In
questo articolo abbiamo dunque visto le prove testuali all’infuori
del Nuovo Patto, tra cui documenti romani ed ebraici compilati
relativamente poco dopo la resurrezione di Yahushua; anche se alcuni
di questi scritti non sono accurati nel dire esattamente chi fosse
Yahushua, riconoscono la Sua esistenza.
Tra
i reperti archeologici, poi, ne abbiamo persino uno “approvato”
da un tribunale: un ossario con un’iscrizione che parla di Giacomo
(Ya’akov) il fratello di Yahushua, e abbiamo visto che c’è
un’alta probabilità statistica che si tratti proprio del fratello
di Yahushua di cui leggiamo negli Atti degli Apostoli.
Nella
parte finale abbiamo scoperto che anche altre persone, oltre ai
Netzarym, credevano in Yahushua: nel mondo della magia pagana,
Yahushua era visto come Qualcuno con un grande potere, capace di
sconfiggere anche i demoni più forti; in diversi artefatti abbiamo
visto vari tipi di persone invocare il Suo Nome per essere protette
dagli effetti degli spiriti maligni; tutto questo poteva avvenire
solo perché queste persone credevano che tutto ciò che era stato
raccontato e tramandato oralmente su Yahushua fosse vero, e che Egli
potesse davvero liberare dai demoni e guarire i malati.
Note:
Abbiamo
preferito usare al posto del nome grecizzato e spurio Gesù
il vero nome ebraico Yahsuhua,
così allo stesso modo abbiamo indicato al posto della parola greca
chiesa il termine ebraico Qahal e al posto di discepoli il termine
Netzarym.
Bibliografia
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WA: Lexham Press.
Traduzione
inglese, edizione Loeb, 1915, Pliny
Book 10, Letter 96 (English)
(1885).
Origen against Celsus. In A. Roberts, J. Donaldson, & A. C. Coxe
(Eds.), F. Crombie (Trans.), Fathers of the Third Century:
Tertullian, Part Fourth; Minucius Felix; Commodian; Origen, Parts
First and Second (Vol. 4, p. 408). Buffalo, NY: Christian Literature
Company.
N
I K Y (sarò
breve)
Perché
NESSUNO (romano, giudeo, fariseo, greco, o altro) si è mai accorto
della sua presenza, dei suoi miracoli, della sua morte, e tantomeno
della resurrezione, della voce di Dio che parla al mondo mentre si
battezza o altre meraviglie.
E
la "storia di Gesù" (i Vangeli) furono scritti DECENNI
DOPO e usati come "prova" da parte di assassini che nel 110
d.C. uccidevano innocenti in nome di Gesù e della fine del mondo
imminente.
Così
riportano gli storici romani.
ANDREA
Perchè
potrebbe essere realmente esistito, non ovviamente quello che
camminava sull'acqua o moltiplicava pani e pesci.
Non
si può escludere che un giovane di nome Gesù, come tanti altri a
quei tempi, gironzolasse a predicare, era un fatto abbastanza alla
moda, quindi non necessariamente il cristianesimo si fonda su un
fantasma, sebbene a onor di vero prove certe della sua avvenuta
esistenza non ce ne sono.
Nell'ipotesi
che sia realmente esistito certamente non aveva fatto niente di
straordinario altrimenti sarebbe rimasto molto più di quel passaggio
in cui ne parla Flavio Giuseppe, unico a parlarne e comunque dopo la
morte di Gesù, quindi comunque per sentito dire, ed in modo del
tutto marginale.
KADIM
Ci
sono stati tanti profeti prima di Gesu e dopo 600 anni e' venuto
l'ultima profeta del Islam Mohamed
Tutti
hanno stesso radice , Abramo il padre di tre religioni .
Gesu
ci e' stato un intera sura nel Corano dedicata per la nascita' e vita
di Gesu.
FABIO
Il
mio pensiero sulla figura di Gesù è che non c'è alcuna ragione per
dubitare della sua esistenza storica.
Nessuno
storico serio, neppure ebreo, lo fa. La testimonianza migliore è di
Giuseppe Flavio, ebreo e cittadino romano, che scrisse una storia di
Israele dalle origini al 66 d.C..
Lui
era nato nel 37, ed è morto dopo il 100.
Il
brano fu corrotto in epoca medievale, ma i filologi sono riusciti,
grazie a un attenta analisi stilistica e dei vocaboli, a ricostruire
l'originale. Giuseppe era ebreo, non cristiano, e parla di Gesù come
di un maestro, un rabbi, saggio con molti discepoli; nel seguito di
questa breve descrizione c'è anche un accenno a Giacomo, ucciso
trent'anni dopo, e citato come fratello di Gesù, cosa che dice anche
Paolo. La vicinanza temporale e il fatto che a scrivere è un ebreo
toglie ogni dubbio.
THOMAS
È
verosimile che sia esistito un predicatore ebreo di nome Yeoshua,
figlio (naturale o adottivo) di Myriam e Yosef, morto in Galilea
intorno ai trent'anni al tempo del prefetto romano Pontius Pilatus.
Ci
si riferisce a questa figura con l'appellativo di "Gesù
storico".
Da
questo punto di vista, Gesù dovrebbe
essere
esistito veramente.
Condizionale
d'obbligo perché seppure ci sia un notevole consenso
scientifico-storiografico dietro a questa teoria, mancano ancora
prove definitive.
Il
resto, tutta la parte sovrannaturale, è un altro discorso. Un
discorso che si può dividere in due tronconi: fede
e fatti.
Se
ci credi, per te è così e basta.
Hai
il diritto di crederci, purché il tuo essere credente non leda la
libertà altrui.
Se
sei credente Gesù è esistito, così come lo raccontano i Vangeli
ufficiali. Fine.
Se
non ci credi e vuoi i fatti, beh…
Nei
circa duemila anni trascorsi dagli eventi in questione, nessuno
è
riuscito a dimostrare inequivocabilmente l'esistenza di un'entità
con caratteristiche analoghe a quelle del Dio cristiano.
Men
che meno, quindi, a provare che esista un suo figlio con
caratteristiche parzialmente divine. Se poi tiriamo in ballo il dogma
dell'uno-e-trino, osservato da alcune confessioni cristiane
(cattolici in primis), la faccenda è ancora più complicata.
Perciò
da un punto di vista storico non si può dire che Gesù sia esistito
nel modo in cui lo intendono i religiosi.
Chi
dissente, porti le prove.
PAOLO
Perché
si, è davvero esistito.
Ha
fatto miracoli, ha parlato e lasciato messaggi e insegnamenti
precisi.
Chi
lo ha ascoltato ha capito benissimo di trovarsi davanti ad un
personaggio unico nella storia del mondo.
Non
aveva protettori potenti, non aveva un bocco di un denaro in tasca.
Era disprezzato dalla sua razza, e odiato da tutte le altre razze.
Rispettava
le donne quando tutti le disprezzavano, e dopo la resurrezione d fece
vedere da due donne, quando, al tempo, la testimonianza di una donna
in tribunale NON AVEVA VALORE, come quella di un animale.
Fa
una parabola prendendo ad esempio di comportamento corretto un
samaritano, che sarebbe, oggi, come dire che uno zingaro viene preso
ad esempio di onestà e serietà. Come dite, leggermente
controcorrente?
Parla
ferocemente contro l’establishment politico e religioso del suo
tempo, e, una volta arrestato e giustiziato, si permette di
resuscitare, quando nessuna, dicesi NESSUNA, delle filosofie più in
voga al suo tempo prevedevano la Resurrezione.
ARIANNA
Per
rispondere mi sono domandata se è vero che ci sono più prove
dell'esistenza di Gesù che di Giulio Cesare..
No,
non lo è. Giulio Cesare è un uomo che ha fatto storia, la storia
della Repubblica Romana.
Ha
scritto opere, come per esempio il “ De bello Gallico”, ha
conquistato immensi territori, abitati da tribù di barbari, ha
imprigionato e deportato a Roma Vercingetorix.
Ha
oltrepassato il Rubicone, assunto il controllo di Roma e dell’impero
ed è andato in Egitto, già provincia romana, unendosi alla
celeberrima Cleopatra.
È
stato poi quel Giulio Cesare assassinato nelle idi di marzo, da
Giunio Bruto e coloro che hanno partecipato alla congiura, ricevendo
molte coltellate.
Certo,
un uomo così diventa anche un mito: la grandezza di Giulio Cesare è
tale che questa operazione è inevitabile.
Poi
c’è un signor nessuno di nome Gesù: ebreo, figlio di un falegname
o comunque appartenente a un ceto sociale modesto, anche se non
povero.
Non
ricopre nessuna autorità importante, tale da essere menzionato da
chicchessia: non possiede alcun potere temporale, non è nè un re,
nè un governatore, nè un generale, nè un esattore delle tasse,
quindi non un collaborazionista.
È
un suddito di una lontana provincia romana: una tra le province meno
amate dell’impero, con un clima insidioso, arido e una popolazione
locale belligerante e intollerante alla regole. In più era una
popolazione che adorava un unico Dio: un assurdo, dal punto di vista
dei Romani, i quali basavano la propria civiltà sulla libertà di
culto, determinata soprattutto dal politeismo.
Di
Gesù non avremmo saputo nulla se non fosse diventato un rabbi, cioè
un maestro e un predicatore: ma lui, come Giovanni Battista, andava a
predicare in giro per i villaggi e negli spazi aperti.
E
così facendo esce dall’oscurità di un quotidiano simile a quello
di tanti altri.
A
un certo punto era diventato famoso e molto seguito da schiere di
seguaci, dei quali noi conosciamo i più importanti e coloro che
vissero con lui, fianco a fianco.
Ma
era uno dei tanti rabbi che circolavano a quel tempo.
Ma
la gente iniziò a cercarlo, a chiedergli miracoli e guarigioni
perché di lui si raccontava che era in grado di compiere cose che
altri rabbi non erano in grado di fare.
Per
tanti iniziò a essere un punto di riferimento.
A
un certo punto, divenne, volente o nolente, una spina nel fianco del
potere religioso ebraico e un potenziale sollevatore di popoli e
animi per l’occhio attento dei Romani.
Bisognava
stare attenti: parlando di pace, non di guerra e del fatto che aveva
un legame speciale e diretto con il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,
sfidò la credibilità delle autorità del suo popolo.
I
Romani seguivano la sua attività, temendo che potesse armare e
armarsi contro di loro: in realtà, erano impegnati ad occuparsi di
altri capi guerriglia e frange estremiste, che creavano spesso
disordini e davano loro del filo da torcere.
Ma
Gesù era destinato non a fare la storia, ma essere storia.
Probabilmente era diventato molto scomodo, non tanto per i Romani,
quanto per l’autorità politica e religiosa che guidava il suo
popolo.
Alla
fine, non era un rabbi qualunque, altrimenti ora non saremmo qui a
parlare di lui.
E
quando un rabbi parla a tanta gente, esercita anche un certo potere
politico, non solo religioso o spirituale.
In
sintesi, Ponzio Pilato non vedeva alcun motivo per cui avrebbe dovuto
crocifiggere questo rabbi: ai suoi occhi era un ebreo qualunque che
aveva un ruolo comune.
Certamente
era molto amato ma anche molto odiato e una persona che diventa un
discrimine importante, all’interno di una società, è tutto
fuorché comune.
I
sacerdoti però lo volevano morto e hanno insistito : poi il popolo
ha avuto la possibilità di liberare un prigioniero e hanno preferito
liberare Barabba, cioè un anarchico, che intendeva liberare Israele
dal giogo romano, attraverso la lotta armata.
Gesù
non ha mai parlato di liberare il popolo ebraico con l’uso della
violenza: egli parlava di altro, di cose che appartenevano a un altro
ordine di idee.
Idee
aleatorie per molti, visto che attendevano l’arrivo del Messia per
essere liberati: in Gesù tanti videro la figura del Messia tanto
atteso, anche se, ripeto, non ha mai organizzato gruppi armati e
incitato alla guerra contro Roma.
Com’è
possibile che un uomo, apparentemente così insignificante, abbia
inciso così tanto nella cultura ebraica del tempo, tanto da essere
giustiziato? Certo, abbiamo detto che, a un certo punto, assunse un
ruolo molto importante nei confronti delle folle che lo seguivano.
Ma
non parlando di organizzarsi contro i Romani e combatterli: come
hanno potuto i suoi gesti e parole non essere obliate dal tempo?
E
dal rancore di un popolo che, non solo non si è mai liberato dal
potere di Roma, ma dopo il 70 d.C con la distruzione del tempio di
Gerusalemme, è stato costretto ad una infinita diaspora in tutta
Europa?
Messia
o no, Gesù sembrava aver disatteso le aspettative del suo popolo.
Eppure
, dopo la sua esecuzione per crocifissione, cioè una pena ignobile
destinata ai non cittadini romani, ma ai ladri, assassini, quindi
alla feccia della società, è iniziata un’altra storia: tramandata
oralmente fino alla stesura dei Vangeli canonici, datati entro il I
secolo d.C.
I
vangeli fanno capo la costituzione ed esistenza di chiese, cioè di
gruppi di seguaci di questo rabbi “eretico”, se lo guardiamo dal
punto di vista dell’ortodossia ebraica, la quale era molto
intransigente riguardo alla Legge, Torah.
I
Vangeli e i testimoni oculari, come gli apostoli, videro e
testimoniarono, andando poi a predicare in terre lontane, un fatto
fondante il Cristianesimo: Gesù il rabbi, il terzo giorno dalla sua
sepoltura nel sepolcro, pare essere risorto dalla morte, con un corpo
in carne e ossa.
Eh?
Cosa? Resurrezione: cioè non è rimasto nel regno dei morti ma è
ritornato in vita, in una maniera diversa da Lazzaro, il quale era
stato solo resuscitato.
La
resurrezione implica il ritorno in vita, ma in una modalità e con
una materia imperitura e incorruttibile: cioè eterna. Lazzaro,
ritornato in vita, era poi destinato a morire di nuovo.
Di
Gesù ne parlano diverse fonti e autori, eterodossi, quindi non solo
i Vangeli: ma le cose che sappiamo su di lui non sono molte.
Più
che altro ai Vangeli interessava raccogliere le parole e i fatti
della sua vita, che attestassero verità di fede, più che
biografiche.
E
alle altre fonti, estranee agli ambienti giudaici, non interessava
stilare una biografia dettagliata di un personaggio, ai loro occhi
insignificante. Attestano solo la sua esistenza e il fatto, per loro
inspiegabile, che attorno a lui si radunava molta gente e clamore.
Stop.
Però,
di fatto, ciò che è successo, durante la sua vita, è diventata una
delle più grandi religioni monoteiste del mondo e ha plasmato
l’intera civiltà occidentale.
Chissà
cosa è successo: misteri della fede.
OCCHIO
D'AQUILA
Caro
Carlo, per la serie “sarò breve (seguo il tuo es.) dico la mia.
Ho
letto diverse affermazioni, d'altra parte anche prolisse e
inconsistenti,
evidentemente anche perché fatte da gnostici o atei.. e cosa puoi
pretendere se non leggere 'fatti' che non dimostrano la sua
esistenza?
Cercherò
cmq di essere il più breve possibile e presentare ragionamenti e
Fatti a sostegno della storicità di Gesù Cristo, facendo
anche esempi e mi rivolgo ai tuoi 200.000 lettori.
Credete
che Albert Einstein sia esistito? Forse risponderete subito di sì,
ma perché?
La
maggioranza non l'ha conosciuto di persona pur essendo clienti
Eurospin..
Comunque
notizie degne di fiducia dei risultati da lui ottenuti dimostrano che
è esistito realmente.
Lo
si comprende dalle applicazioni scientifiche delle sue scoperte. Per
esempio, molti utilizzano l'elettricità generata dall'energia
nucleare, la cui produzione è strettamente legata all'applicazione
della famosa equazione di Einstein:E=mc²(Energia uguale a massa per
velocità della luce al quadrato).
Lo
stesso ragionamento vale per Gesù Cristo, riconosciuto come l'uomo
più influente della storia.
Quello
che è stato scritto di lui e le prove tangibili dell'influenza che
esercitò ne dimostrano al di là di ogni dubbio l'esistenza.
Per
quanto interessante possa essere la scoperta archeologica
dell'iscrizione sull'urna di Giacomo, cioè:" Giacomo figlio di
Giuseppe, fratello di Gesù", la storicità di Cristo non
dipende da questo o da qualsiasi altro reperto.
Difatti
possiamo trovare conferma dell'esistenza di Gesù in ciò che gli
storici scrissero di lui e dei suoi seguaci.
Prendiamo,
per esempio, la testimonianza di Giuseppe Flavio, storico ebreo del
primo secolo e fariseo, il quale menzionò Gesù nella sua opera
Antichità Giudaiche.
Anche
se alcuni dubitano dell'autenticità del primo riferimento a Gesù
quale Messia, il prof. Louis H. Feldman dell'Università Yeshiva dice
che pochi hanno messo in dubbio la veracità del secondo.
Qui
Giuseppe Flavio diceva:"[Il sommo sacerdote Anano] convocò i
giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome
Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo (Libro XX,
200, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino,1988).
Sì,
un fariseo, appartenente alla setta molti dei cui aderenti erano
nemici giurati di Gesù, riconobbe l'esistenza di "Giacomo,
fratello di Gesù".
L'esistenza
di Gesù influì sulle attività dei suoi seguaci.
Quando
l'apostolo Paolo fu imprigionato a Roma verso il 59 d.C., gli ebrei
più in vista gli dissero:" In quanto a questa setta è noto che
dappertutto si parla contro di essa".(Atti 28:17:22) Definirono
i discepoli di Gesù"questa setta".
Se
dappertutto se ne parlava contro, era verosimile che gli storici li
menzionassero, non vi pare?
Tacito,
nato verso il 55 d.C. e ritenuto uno dei massimi storici del mondo,
accenna ai cristiani negli Annali. Parlando di Nerone che li incolpò
di aver appiccato il grande incendio di Roma del 64 d.C., scrisse:"
Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà
particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le
loro infamie, chiamava cristiani.
Derivavano
il loro nome da Cristo, condannato al supplizio, sotto l'imperatore
Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato"(Libro XV, 44, a cura di
M. Stefanoni, Garzanti, Milano, 1990.
I
particolari qui menzionati corrispondono a ciò che troviamo scritto
riguardo a Gesù nella bibbia.
Un
altro scrittore che menzionò i seguaci di Cristo fu Plinio il
Giovane, governatore della Bitinia. Verso il 111 d.C. Plinio scrisse
all'imperatore Traiano, per chiedergli come doveva comportarsi con i
cristiani.
Coloro
che erano stati accusati falsamente di essere cristiani, scriveva
Plinio, invocavano gli déi e adoravano la statua di Traiano, proprio
per dimostrare di non essere cristiani." Tutte cose che",
proseguiva Plinio, "mi dicono, è impossibile ottenere da coloro
che sono veramente cristiani".(Carteggio con Traiano, X , 96,
trad. di Rusca, Rizzoli, Milano)
Questo
attesta l'esistenza del Cristo, i cui seguaci erano pronti a dare la
vita per la fede che avevano in lui.
Dopo
aver ricapitolato i riferimenti degli storici dei primi due secoli
riguardo a Gesù Cristo e ai suoi seguaci, l'Encyclopaedia Britannica
(edizione 2002) conclude:" Questi resoconti indipendenti
dimostrano che nei tempi antichi neppure i nemici del cristianesimo
dubitarono nella storicità di Gesù, che fu contestata per la prima
volta e senza motivi validi alla fine del XVIII e all'inizio del XX
secolo".
Potrei
continuare, ma la mia esposizione storica non è per chi nega
l'esistenza di Gesù, che comunque credo, resteranno sulla loro presa
di posizione, semplicemente perché guardano con occhio critico e
scettico il lato spirituale delle cose e dei personaggi vissuti
realmente, ma per coloro che credono a quest'uomo che ha cambiato la
vita di milioni e milioni di persone, in meglio.
Questi
sono i veri miracoli…. E non è solo una reazione emotiva, ma
fede legata nelle promesse di Dio che non sono mai venute meno, si
sono tutte avverate.Giosué 23:14
Immaginiamo
che qualcuno abbia inventato un personaggio chiamato Gesù Cristo.
Supponiamo
che sia stato abbastanza geniale da inventare gli insegnamenti
attribuiti a Gesù nella Bibbia.
Non
avrebbe fatto in modo che Gesù e i suoi insegnamenti fossero il più
possibile gradevoli per la gente in generale?
Invece
l'apostolo Paolo osservò:" I giudei chiedono segni e i greci
cercano sapienza; però noi predichiamo Cristo al palo, per i giudei
causa d'inciampo ma per le nazioni stoltezza". ( 1 Corinti
1:22,23) Il messaggio di Cristo al palo non attirava né gli ebrei né
le nazioni. Ma quello era il Cristo che i cristiani del primo secolo
predicavano. Perché descrivere Cristo al palo? L'unica
spiegazione plausibile sarebbe che gli scrittori delle Scritture
Greche Cristiane riferivano la verità sulla vita e la morte di Gesù,
realmente esistito. Amen
MARIANO
La
contestazione illuministica dell’esistenza storica di Gesu’ e’
ormai vecchia ma viene ripresa ciclicamente, aggiungendo magari
parallelismi con il dio Mitra, Gilgamesh e personaggi di varie
mitologie.
Queste
teorie, di base scientifica assai approssimativa, hanno ricevuto
nuova vitalita’ grazie al comunismo marxista, e da questo sono
passate a tante persone per spirito antireligioso anticristiano,
piuttosto che per ateismo comunista.
Comunque,
se i Vangeli non volevano essere e non sono biografie, quanto
piuttosto l’immagine e l’esperienza che di Cristo avevano suoi
discepoli, ci sono fatti evangelici storicamente accertabili.
Altrettanto
significativi sono passi di autori non cristiani, come Tacito, negli
Annali, Plinio il giovane, nella Lettera a Traiano, Svetonio, nella
Vita di Claudio, e Giuseppe Flavio, in almeno alcuni passi delle
Antichita’ giudaiche.
Anche
se non contemporanei, ne parlano come di persona la cui effettiva
esistenza non era motivo di dubbio.
Altre
prove dell’esistenza di Gesu’, a mio parere, assomigliano un po’
alle dimostrazioni per assurdo in matematica.
Ammettendo
che la sua esistenza sia frutto di un complotto dei primi suoi
pretesi seguaci, la strategia di costoro avrebbe violato tutte le
regole della creazione di una storia che si proponesse di convincere
il maggior numero di persone del tempo.
Prendere
come testimoni della nativita’, i pastori che in quei tempi erano
socialmente uno dei gruppi sociali meno considerati, ma e’ un
eufemismo…..,
… o
per un fatto incredibile come la Resurrezione prendere come prime
testimoni delle donne, in una societa’ per lo meno maschilista,….
riportare
affermazioni di Gesu’ circa la sua divinita’-uguaglianza
con Dio padre, che i benpensanti trovavano letteralmente e
pesantemente blasfeme…..
riportarne
la morte piu’ infamante per il tempo, …
esprimere
apertamente considerazioni assai lontane dalla mentalita’ ebrea
osservante circa collaborazionisti-pubblicani,
cortigiane, eretici come il buon samaritano, occupanti romani, donne
non ebree …..
il
modo assai scarno in cui sono riportati miracoli e la stessa
Resurrezione….
…sono
tutte affermazioni troppo autolesioniste in una teoria complottista
imbastita per creare un mito di Gesu’.
Percio’
l’unica spiegazione possibile e’ che siano state scritte
semplicemente perché vere, nient'altro che vere.
EDIT:
anche la letteratura anticristiana ebraica come i Toledot Yesu mi
appare molto interessante: tra le accuse manca quella della
inesistenza di Gesù Cristo.
Questa
inesistenza dell'oggetto della letteratura anticristiana avrebbe
potuto diventare spunto satirico importante, potendo far ricadere sui
cristiani una plausibile accusa di creduloneria.
Evidentemente
un'accusa del genere si sarebbe ritorta contro gli accusatori
EDIT
2
Un Messia che trasgredisce il sabato (e molte norme del tempo) poteva
essere visto come uno scandalo anche dal giudeo più tranquillo, non
per forza appartenente alla setta farisaica, eppure gli evangelisti
non si tirano indietro dal raccontare anche questi dettagli.
EDIT
3 Riporto
mio commento fatto a questa mia risposta ripostata per domanda
analoga.
Parlando
di strategie per creare un mito stai sopravvalutando gli apostoli,
di provenienza culturale e sociale molto modesta, e i tempi, ben
lontani dalle considerazioni sociologiche e psicologiche odierne.
ROCCO
Ho
letto attentamente quello che hanno risposto per i si e per i no
legati alla reale esistenza di Gesù e dico la mia o quantomento come
la vedo io.
Proviamo
ad applicare al nostro problema i metodi della storiografia
scientifica e paragoniamo i dati che riguardano Gesù a quelli che
riguardano un qualunque altro personaggio della storia antica.
Conosciamo
il passato soprattutto attraverso documenti scritti che sono giunti
fino a noi. Più il documento è vicino al fenomeno che racconta più
è attendibile.
I
primi frammenti manoscritti dei Vangeli in nostro possesso risalgono
a meno di un secolo dopo la morte di Gesù.
I
primi manoscritti che attestano la esistenza di Alessandro Magno
risalgono a molti secoli dopo la sua morte.
La
vita di Gesù è scritta da contemporanei, quella di Alessandro da
storici vissuti molti secoli dopo di lui.
Di
Gesù parlano altre fonti storiche coeve ( Tacito e Flavio Giuseppe).
Sembra
storicamente accertato che Gesù é esistito, ha predicato il regno
di Dio, è morto in croce.
È
egualmente certo che i suoi discepoli hanno predicato la sua
resurrezione.
Ognuno
è libero di prestare fede o no alla Resurrezione.
Non
è serio negare che Gesù sia esistito. Amen
GIANNI
Non
esistono prove certe legate ad eventi associati all'esistenza del
Gesù.
Non
abbiamo documenti coevi che ne parlino, i Vangeli sono scritti
decenni dopo i fatti, da fonti intermedie.
Ma esistono prove
indiziarie sufficientemente forti da rendere difficile negare
l'esistenza di un predicatore di nome Gesù, la crocifissione e
quantomeno il nucleo di insegnamenti evangelici.
Lo
storico ebraico Giuseppe Flavio cita Gesù in due passaggi della sua
"Storia dei giudei".
Il
più famoso, il "testimonium Flavianum" parla di Gesù come
di un grande predicatore condannato a morte da Pilato.
Il
brano è sicuramente stato interpolato (quando Gesù viene chiamato
"Cristo", un ebreo avrebbe usato "Messiah", il
riferimento alla resurrezione), ma il nucleo secondo praticamente
tutti gli studiosi è autentico.
Come
probabilmente è autentico un riferimento a un fratello di Gesù
chiamato Giacomo.
Ci
sono poi testimonianze romane dell'esistenza di gruppi di cristiani
già nel 50 DC.
I
racconti dei tre vangeli sinottici presentano diverse incongruenze,
mitizzazioni, e naturalmente tutta la miracolistica comune ad altri
racconti di persone carismatiche dell'epoca.
Quanto
dei vangeli possa essere effettivamente un resoconto degli
insegnamenti di Gesù è oggetto di grosse discussioni, e
probabilmente buona parte di Giovanni è una rielaborazione gnostica
successiva.
In
particolare i racconti della resurrezione sono fortemente
discordanti, e difficilmente conciliabili con una esperienza diretta
riferita.
Gli
elementi su cui si è sostanzialmente certi sono che Gesù era un
ebreo di Galilea, che predicò in Giudea e Galilea, fu battezzato da
Giovanni, ebbe controversie al Tempio, fu crocifisso dalle autorità
romane, e i suoi discepoli continuarono ad essere attivi dopo la sua
morte.
Sui
suoi insegnamenti ci sono più discordanze.
È
stato chiaramente un profeta messianico, ma non è chiaro se la sua
idea messianica fosse sociale, apocalittica, di riforma religiosa, o
in che mistura di queste.
ROSSELLA
Magari
vorrai sapere se ci sono fatti, a favore etc.
Perché
tesi, ne possiamo fare a bizzeffe di tutti i tipi, ma ogni tesi
necessita di ipotesi e di dimostrazione.
Dunque,
per rispondere, comincio con il ricordare per l’ennesima volta che
l’onere della prova spetta a chi sostiene l’esistenza di
qualcosa.
Provare
che Babbo Natale non esiste è impossibile, se ci pensi.
Semplicemente per sostenere la sua non esistenza, ci si basa sul
fatto che non ci sono solide prove a favore della stessa.
Per
Gesù è un po’ la stessa cosa: le testimonianze della sua vita
sono tutte molto tardive , non di prima mano, romanzate, infarcite di
elementi eredità di altre tradizioni.
Più
che testimoniare dell’esistenza di Gesù, testimoniano
dell’esistenza dei cristiani.
L’unico
motivo per cui personalmente propendo per l’esistenza di un
personaggio reale è che non reputo neanche lontanamente plausibile
che sia stato del tutto inventato.
Non
erano molto bravi in queste cose all’epoca, con buona pace del
disperato bisogno di complotti che sembrano avere i nostri
contemporanei evidentemente troppo viziati dalla nostra monotona e
prevedibile società.
Ma
certamente credo che sopra a un personaggio reale sia stato elaborato
un personaggio mitico,
molto diverso dal guru arruffapopolo molto umano e per niente divino
che è certamente stato.
MARIO
(Premessa:
sorvolo sui commenti dopo aver letto una serie di parole infamanti,
come se Gesù dovesse essere identificato in toto con il Vaticano o
la banca IOR o come se i detrattori avessero un risentimento
personale verso questa figura del I secolo.
Dato
che calcoliamo gli anni del calendario proprio dalla nascita di Gesù,
e oggi sono 2024 anni dalla sua nascita, consiglio a questi
detrattori di essere coerenti nel loro negazionismo: potreste firmare
un contratto o una fattura commerciale o un certificato omettendo
l'anno 2024 oppure mettendo un'altra numerazione del tipo "ab
Urbe cond." oppure "dall'anno…dell'Egira", se ve lo
accettano i notai o altre autorità pubbliche qui in Italia)
.Anche
se una persona non crede che Gesù di Nazareth sia veramente
esistito, leggendo i Vangeli ne esce una descrizione davvero
interessante.
Una
persona di estrazione sociale umile, nato in una fredda stamberga,
rifugiato e richiedente asilo in Egitto.
Un
giovane che è capace di piangere e di ritirarsi in solitudine quando
avviene un episodio doloroso, un uomo che ha difeso e confortato
miserabili e prostitute.
Poi,
tradito
e abbandonato da amici e compagni,
rimasto solo, senza avvocato difensore, portato davanti ad un
tribunale frettolosamente aperto di notte, senza un codice di
procedura penale e senza nessuna garanzia procedurale, di fronte a
testimoni corrotti che si contraddicono tra loro, condannato dal
magistrato romano per capitoli di accusa incomprensibili, sottoposto
a tortura con frustate e bastonate, insultato e sputato e preso in
giro, derubato dei suoi abiti messi in palio ai dadi, lasciato
lentamente morire dissanguato appeso su travi di legno, nudo, nel
clima umido e caldo della Palestina con mosche e zanzare che volano
attorno ai rivoli di sangue.
Anche
per chi non crede nella sua esistenza, c'è da vedere in questa
descrizione il simbolo dell'Innocente e di tutti gli Innocenti
perseguitati e massacrati nelle macellerie umane della Storia.
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Tanto
di cappello a Stefano,Qhosket e Arianna che hanno fatto una ricerca
non indifferente e non finisce qui...