domenica 5 febbraio 2017

E come disse lo specchio..io rifletto.



Guardo poco la TV, forse per il fatto di vedere quella tipa che saluta dicendo che il suo cuore prima e' dei figli e poi di chi la guarda e mi spiace che abbia attaccato il vignettista che e' sempre a coda dei miei post per una vignetta che e' stata fraintesa e sottoposta al pubblico caprese da un punto di vista nettamente fuori dalle intenzioni e mi riferisco al fatto che l'ex premier ha citato in un discorso che tra le vittime dell'albergo una era del PD .. insomma la satira era sul premier e non sulla vittama e il buon vignettista e' stato oggetto di minacce e bannamenti dal social famoso di cui non faccio parte... e vabbe'con il max rispetto di chi e' deceduto e anche per la satira in genere dico...ma non farmi ridere.. a tal proposito certe persone sostengono che la comicita’ sia un fatto tecnico, un uso ben architettato del mestiere di attore …Io invece penso e concordo con Pirandello che l’eccessiva offerta della risata, attraverso le tante forme della comunicazione, non giova alla qualita’ della comicita’ e dell’umorismo.
Ma cosi’ la comicita’ scopre il suo limite, perche’ e’ generata da meccanismi tecnici e non da un approccio a quanto vi e’ di umano, di contradditorio o di paradossale delle cose e delle persone ed e’ quello che solitamente faccio nei post, far ridere non basta, bisogna attraverso il ridere accompagnare chi legge nelle pieghe segrete della vita.
Ad oggi la comicita’ si tiene lontana dalle fonti di sofferenza e ripudia attingere a problematiche sociali, un poco come nel rigoletto che come buffone di corte deve far ridere a richiesta del suo padrone o signore che gli dice..fammi ridere buffone.
L’epoca nostra e’ proiettata verso l’ottimismo di massa e quindi verso un’allegria che concede ben poco ai mugugni e alle riflessioni dei drammi sociali e se avete windows 10 provate a chiedere alla Cortana di farvi ridere e poi datemi pure torto.
E pensare che a parer mio..la risata e’ un momento liberatorio, la fuga dalla realta’. Ecco perche’ non vado molto per il sottile e cerco di catturare il lettore..la qualita’ della risata e’ secondaria e possiamo anche concedere le varie frasi che scrivo e l’importante e’ che non debba seppellire nel turpiloquio o linguaggio scurrile di bassa estrazione tipo dentista con la radice quadrata.
Il lettore vuole ridere, e’ depresso e vuole dimenticare le tristezze?
Va bene ma pero’ a voler far ridere a tutti i costi..non paga..alla distanza e’ chi scrive che puo’ subire la deformazione di immagine e quindi da comico diventa buffone ..e mi domando..ma conviene dire cazzate se poi di riflesso divento buffone?
Bah..fine della riflessione che ho tentato di fare seria ma agli effetti non lo e’.. cosi' e se vi pare.. fanculo a tutte le capre che seguono la tipa che pianta casino solo per audience.... un consiglio per Stefano e' quello che deve mettere delle didascalie alle sue vignette spiegandone il significato... si vede che ho frequentato la Sorbonne vero?.