domenica 23 settembre 2018

Ricorrenza decuiussativa.


Avviso per i naviganti …Chi va di solito al vespro delle cinque o e’ minorenne o bigotto/a, non deve continuare la lettura del post, mi sarebbe dispiaciuto non pubblicare la farneticazione di cui sotto (cui e non qui), ma che ci volete fare, non tutti riescono ad esprimere il loro stato d’animo e di certo questo di Marshall al secolo Enrico che ha postato quando era con noi in questa valle di lacrime non e’ da educanda in quanto e’ piu’ indicato alla classiche vulvivendole che operano nei chiavisteri e fanno straordinari sulla tangenziale ovest, cmq e’ fortemente espressivo al punto che il suo esternarsi fa quasi tenerezza, la classica tenerezza di chi pesta la merda nascosta dalle foglie autunnali lasciata dal cane di turno sul marciapiede, tanto si dice che porta fortuna no? E la fortuna e’ quella di non trovare il proprietario dello stesso cane legato all’altro capo del guinzaglio..fortuna per il proprietario ovvio, cosi’ puo’ evitare di farsi dare due punti dove ci si infilano le supposte e a volte anche agli attrezzi riproduttivi. Opps mi ero proposto di non pubblicare piu’ gli scritti del balengo dopo la sua decuiussata.. ma oggi alla vigilia dell'equinozio autunnale che nel 2018 casca al 23 settembre, siamo alla ricorrenza del decimo anno, mi rimangio il proposito e posto una delle epistolate di Marshall che ho conservato nella pendrive non solo per la fine del protagonista ma per la coerenza che ha avuto nel concretizzare quanto aveva scritto.. leggete con un occhio solo..i riferimenti a fatti o cose, sono puramente oggettivi del fuori di melone…

R.I.P caro Marshall.




Una vita non basta e non ti basterà mai…
Oggi cambia tutto.

Perché non mi basta.

Perché questo delirio non è quello che voglio.

Perché la tua puzza di merda mi ha stufato.
Vaffanculo e rinasci.
Sono fragile.

Sono un cazzo di gigante di vetro che non aspetta altro che una piccola crepa per porre fine a tutto questo bailamme.
Cin cin col barbi.
Mi affogo.

Affogo voi, te togotuentinain di emme, il mio mondo, il mondo che mi vorresti vendere.
Una vita non basta.
Tutto brucia e io brucio con lui.

Fondamentalmente ingenuo.

Inconsapevole.

Impaurito.

Incazzato e con uno sguardo a quello che ho lasciato per strada.
Ho perso tanto nel corso del tempo. Ho perso tante speranze, ho fallito tante prove.

La vita mi sfida e io crollo sulle ginocchia.

Lentamente mi lascio scivolare nella mia tana scavata nella sabbia.
E cambiano i ritmi.

La musica si fa isterica, poi nevrotica, poi armoniosa.

Poi si spegne.

Si abbassa il sipario.

Io non capisco.

Ma si abbassa.

Un delirio.

La fine del mondo concessa solamente a chi è pronto a spingersi fino al più degradante livello di se stesso.

In quello strato lontano e oscuro in cui fanno le tane i topi, in cui restano a marcire i rifiuti.
È una guerra ma io sono un kamikaze.

Figlio di puttana.
Tutti hanno un dramma.

Tutti hanno una storia da raccontare.

Tutti hanno qualcosa per cui vale la pena ascoltarli.

Tutti hanno un senso.

Io non ho nemmeno un’idea originale.

Non ho un singolo racconto che non sia già stato narrato.
Provo a dormire.

Non ci riesco.

Provo a mettermi davanti ad un foglio e a disegnar l’infinito.

Non ci riesco.

Provo a disegnare il mio volto.

Non ci riesco.
Prendo fiato.

Stacco la spina.
Buio.

Silenzio sopra tutti i mobili dell’arredamento.
Infine esplodo.

Frasi pensieri lacrime bestemmie grida sperma rabbia occhi sgranati vene occhi gelidi.

Amore.
La vita come un palco.

Io incapace di ricordare le battute del mio copione.

Io che improvviso.
Vado a braccio.
Un altro bicchiere di vino.

La grappa alla genziana è amara, bevitela tu.
Senza paura ma solo con certezze semplicemente inventate.
E se non ti piace.. non leggere.

E se mi disprezzi vaffanculo.

E se ti credi meglio di me evidentemente avrai ragione.

Io sono\sarò\voglio essere\spero di essere\sono una semplice candela che brucia lentamente.

Dall’alto verso il basso.

Noiosamente.

Dall’alto verso il basso.
Una goccia alla volta.
Cera.
C’era.
Non lo so se il mondo è perfetto.
Un altro bicchiere di vino.

Ormai è caldo.
Non lo so se il mondo è perfetto.

Forse sì.

La colpa non è del mondo ma mia.

Pace.

Pazienza.

Che delirio.

Che cazzo di parole in fila come una bianca striscia di cocaina.
Eppoi su per il naso dritto nel cervello poi attorno ad esso fino a quando non si attacca alla parte più delicata, più morbida, più gustosa da distruggere, del tuo cervello.

 

Ti spinge ti violenta.

Ti spreme l’anima, ti comprime l’osso del collo eppoi ti lascia in terra con la sensazione, credetemi sgradevole, di aver appena consumato il tuo ultimo tasto.

Umiliato.

Ogni schiaffo dato ne esige cento ricevuti.
In un cinema.

Da solo.

Lo schermo non ha vita questa volta.

È tutto nero.

In mezzo allo schermo c’è un taglio.

Una figa?

No.

Forse un sorriso deforme.

Com’è che vorrei tutto meno quello che ho?

Com’è che mi taglio le vene? Come?

Come se.

Scivola corre come un’autostrada.

Poi arrivi al casello.

Timbri, paghi il dazio: delusioni, sofferenze, la tua migliore amica che ti accoltella, l’amore che finisce, gli amici che ti abbandonano.

La sbarra si alza.
Sei morto.


Ottimista il buon Enrico vero? 
Torniamo ai tempi attuali vignettati dallo Stefano..