Basta
osservare la differenziata oppure il numero di giocattoli che
possiede un bambino di oggi che e' elevatissimo rispetto al numero di
giochi posseduto da un suo coetaneo di cinquant’anni fa.
La sua
attenzione, poi, si fissa soltanto per una piccola frazione di tempo
su un giocattolo particolare, mentre il suo desiderio si rivolge gia’
a qualche novita’ propagandata dall’industria.
Gli adulti contemporanei non sono molto diversi.. il telefono cellulare viene sostituito non quando si rompe, ma quando un modello nuovo promette prestazioni strabilianti.
Il
discorso vale anche per il computer e l’infinito numero di gadget
elettronici, taluni spesso inutili, che pero’ ci affascinano
irresistibilmente.
L’auto dopo un po’ che la si possiede non
soddisfa piu’ la nostra smania di novita’ e il desiderio,
plasmato da martellanti spot televisivi, corre gia’ a qualche
modello piu’ recente.
Il nostro mondo quotidiano e’ saturo di oggetti, spesso superflui.
Gli oggetti sono diventati talmente pervasivi nella nostra vita da sostituirsi progressivamente agli affetti e alle relazioni umane.
Il
fenomeno in questione si chiama consumismo ed e’ una delle malattie
della societa’ e dell’uomo contemporanei.
Si compra piu’ di
quanto serva ed e’ demagogia il fatto che l’euro si salvera’,
ma nonostante cio’ il popolo italico e’ coraggioso e cosi’
incuranti del periodo pandemico, si acquistano oggetti non tanto per
la loro necessita’ o per il piacere di adoperarli, il cosiddetto
valore
d’uso,
quanto per quello che rappresentano, perche’ sono degli status
symbol,
per il loro cosiddetto valore
di scambio.
Essi
placano le insicurezze dell’uomo moderno, lo confermano nella sua
importanza e nel suo valore.
Intanto il nostro livello di consumi erode le riserve naturali del pianeta e mette probabilmente a rischio la vita sulla Terra per le generazioni che succederanno alla nostra.
Se anche i Paesi in via di sviluppo adotteranno in futuro il modello di consumo occidentale sara’ la catastrofe.
Probabilmente il consumismo risponde, almeno in parte, a un’esigenza umana.
Gia’ nei secoli passati le aristocrazie abbagliavano il popolo con la loro vita sfarzosa e i potenti entravano fra loro in competizione a chi edificava il castello, la cattedrale o il palazzo, piu’ grandiosi.
Lo spirito competitivo, che oggi si esaurisce per lo piu’ in una squallida competizione da condominio, un tempo ha prodotto grandi opere artistiche, la cui perfezione ancora oggi ammiriamo.
Persino le popolazioni delle zone sottosviluppate del pianeta invidiano i nostri consumi.
Una delle molle che induce la migrazione di massa di folle di diseredati, sono le immagini televisive provenienti dal ricco Occidente e captate anche in sperduti villaggi del Terzo Mondo.
La cornucopia di beni promessa e il miraggio di una vita lussuosa seducono anche i piu’ poveri.
La pubblicita’ ci induce, tramite spot che trasmettono le immagini di esistenze perfette quanto irreali, a consumare sempre di piu’ prodotti di cui non abbiamo alcun bisogno.
Di
piu’.. essa non si limita a vendere prodotti, bensi’ propaganda
sogni, modelli di vita, da perseguire e imitare, pena un doloroso
sentimento di inadeguatezza.
Dal canto loro, gli economisti ci
assicurano che soltanto incrementando i consumi, costruiremo
un’economia sana e vincente.
I beni, che un tempo quando si
rompevano si potevano riparare, oggi vanno sostituiti, perche’ e’
economicamente piu’ conveniente.
Non abbiamo scampo.
Al consumismo non riescono a sfuggire, probabilmente, neppure i suoi austeri critici.
I proventi dei loro sferzanti libri li usano poi per acquistare auto, ville, viaggi, per potersi permettere un livello di consumi elevato.
Il consumismo sta ormai corrompendo anche l’arte e e la cultura, la stessa produzione di idee nel mondo contemporaneo.
La
storia dell’arte contemporanea e' sempre piu’ un susseguirsi di
nuove concezioni, l’ultima delle quali scaccia le precedenti.
Le
pagine culturali dei giornali sono quasi ogni mese dominate da nuove
quanto futili polemiche.
L’importante
e’ sfornare a getto continuo inconsistenti novita’ per il lettore
e garantire la visibilita’ dei protagonisti.
Si pubblicano ogni
anno migliaia di libri di cui nessuno avvertiva la mancanza.
E’
la cosiddetta industria culturale, con i suoi splendori e le sue
miserie.
Forse
il consumismo e’ un fenomeno insito nello sviluppo maturo della
civilta’ occidentale, cosi’ scettica, individualista, priva di
ideali e di certezze.
Si tratta di modularlo, di arginarlo.
Di
trovare un rimedio ai disastri che sta producendo.
Gia’ oggi si
avverte la diffusione di una nuova sensibilita’.. l’edilizia piu’
aggiornata si orienta verso materiali biocompatibili, impegnandosi
inoltre nella costruzione di edifici funzionanti attraverso forme di
energia rinnovabile come quella eolica, idrica e solare.. una parte
dei cittadini e’ molto interessata al tema del recupero e del
riciclaggio dei rifiuti.. l’industria sta cercando di attingere a
fonti energetiche meno inquinanti, alternative al petrolio.
La
consapevolezza che l’acqua, l’aria e il suolo sono risorse
preziose, da rispettare e da proteggere, si sta facendo beneficamente
strada un po’ ovunque.
Forse fra qualche decennio useremo
solamente auto elettriche e abiteremo case robuste, durevoli e
autosufficienti sotto il profilo energetico.
E soprattutto salveremo la Terra dalla catastrofe e quindi continuate ad acquistare tranquillamente questi oggetti con lo spirito pre-Pasquale e il portafoglio ristretto dalle manovre tecnicogovernative e se vedrete chi ci governa piangere, cercate almeno di pensare ai pianti vostri che farete senza governare.
Bah..siete pronti per il Rosso Antico? Avoi le sardine secondo lo Stefano..