giovedì 28 ottobre 2010

Commesse



Andiamo a farci male per negozi del centro e piu’ della merce prediligo le commesse, che pensate, intendo solo a livello caratteriale. Le piu’ interessanti sono quelle dei negozi di alimentari quelle della pappa selvaggia. A loro va tutta la mia comprensione e il mio sostegno u-mano e anche u.piede. Tutto il giorno a star dietro a massaie incazzate, pensionate depresse e scapoli con scompensi ormonali, non dev’essere una passeggiata di salute. Ma loro lavorano a nastro, facendosi largo a culate, pallide come rape, talmente alienate da ricordarsi di essere vive solo quando per errore si affettano un dito mentre tagliano la bresaola o quando casca sul loro dito una forma di formaggio grana da 30 kg. Te le ritrovi alle sette di sera schiantate sul Fontal, con i polsi a bagno nella mozzarella Bufalella, a rantolare ancora con un fil di voce..vuole altro? Povere stelline. Poi pero’ ci sono anche le commesse dei negozi di abbigliamento, che si dividono in due grandi gruppi. Quelle che hanno voglia di lavorare sempre col sorriso sulla bocca e quelle che se ne sbattono le palle del cliente, quelle che stanno in negozio per via dello stipendio ma preferirebbero di gran lunga rimanere a casa a guardare il Grande Fratello. Queste campionesse mondiali di flemma acrobatica sono commesse Mastrolindo, perche’ stanno sempre con le braccia conserte e non fanno mai un cazzo. Appena varchi la soglia del loro negozio, la Mastrolinda di turno ti polverizza subito con lo sguardo. Glielo leggi negli occhi che sta pensando… Brutto porco schifoso malcagato che il cielo prima ti stramaledica e poi ti bruci, finocchio di merda, non potevi entrare dal tabaccaio un metro prima senza venire a sfracassare le ovaia a me? Non vedi che son qui a leggere, rapita da Amica?. La Mastrolinda per difendersi dagli attacchi dei clienti fa sempre finta di niente e proprio non ti vuol cagar. Riesce persino a mimetizzarsi con l’arredamento, come i camaleonti sui rami delle mangrovie. Prende proprio il colore e la forma degli scaffali. E poi fa finta di essere sorda…Scusi?. Niente. Scusi Signorina?. Niente. Senta, per cortesia.... Nada..zero di negativo sei come un vetro pulito col vetril flacone per massaie anchilosate. Allora provi con una tromba tipo waca waca senza shakira. PEEEEEEHHHHKKK... A quel punto, sopraffatta da un’ira funestissima, smette di selezionarsi le doppie punte e con gli occhi rossi come pomodorini sanmarzano, ti sibila a denti stretti …Dimmi. Che tradotto in lingua corrente significa.. Che cazzo vuoi verme putrido cassintegrato e zoppo. E tu chiedi..Senta... di questo gilet c’e’ mica il beige?. Non fai in tempo a dire «eige» che ha gia’ risposto NOBISOGNAVEDEREINMAGAZZINO. E allora tu pensi.. beh, adesso la belva andra’ in magazzino se vuol vendere sta befana . Macche’. Non fa una piega, non si schioda di un millimetro. Se tu non demordi e con i maroni nello zainetto le chiedi se per favore puo’ andare a controllare, lei lo fara’. Ma non avendo i poteri di Flash e ritornando dopo soli 20 secondi, avra’ fatto finta. E ti dira’ un bel NO, NON ESISTE. E’ PROPRIO FUORI PRODUZIONE. A quel punto hai due opzioni… o stringere le natiche e uscire dal negozio come Orfeo senza voltarti indietro, oppure prenderla per il collo e scuoterla come un albero di albicocche facendole uscire le protesi dalle orecchie. Per comprare da queste commesse qui, bisogna volerlo fortissimamente. A costo di legarsi ai piedini della cassa come Alfieri alla scrivania. Di che parlavamo? Ah si di commesse ed era la categoria peggiore, per la prima invece..boh finito cosi’ ed evitate i negozi, le multe e le zone blu dipinte di blu felici di stare laggiu’.