martedì 10 maggio 2011

Aeroporto di Torino

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Avete mai fatto un giro notturno qui a Torino in Aeroporto? E’ una goduria selvaggia..dai venite con me..
«Welcome to Turin airport». Benvenuti nel deserto dei cieli. All’una di notte i box delle compagnie aeree sono scrivanie desolate. Computer accesi. Nessuno in coda. Saracinesche sbarrate. Nella sala partenze non si sentono i ronzii affannosi di trolley, ne’ suonerie di telefonini. Solo il lamento di una scala mobile cigolante.

L’aeroporto Sandro Pertini appare proprio cosi’, vuoto come il mio portafoglio. Puo’ succedere di tutto. Altro che sicurezza». Parlando con un viaggiatore, ho ascoltato il suo calvario..donc …il Povero era rimasto bloccato nel cuore della notte nel parcheggio multipiano per due ore. Lui e il deserto. Il suo racconto..«Dovevo atterrare a Torino, ma per un problema mi hanno dirottato a Milano. Cosi’ ho dovuto affittare un’auto per raggiungere Caselle e riprendere la mia. Un’esperienza da dimenticare» racconta. Manager abituato a viaggiare, di aeroporti ne ha visti parecchi. A Torino ha incontrato la sua Via Crucis.

All’una di notte anche le porte girevoli funzionano pigramente. Non ci sono voli in partenza. L’ultimo e’ decollato intorno alle 21 per Bruxelles. Non ci sono controlli. Le telecamere scrutano il vuoto. Chissa’ se qualcuno al di la’ dei monitor segue i fantasmi che si aggirano nel silenzio. Si potrebbe fare qualsiasi cosa. Di notte dovrebbe esserci un agente di polizia a presidio. Forse sta osservando. E magari ride, spiando questo gironzolare nella hall come se fosse un gioco. L’area imbarchi e’ chiusa da serrande. I varchi inaccessibili. Ma al piano di sopra, nell’area vip, ci si puo’ divertire con un metal detector ancora in funzione. Sul display si legge «Go». Si passa e suona: «Bit bit». E ancora: «Bit Bit» una goduria selvaggia. Di agenti nemmeno l’ombra. Anche fare una foto ricordo accanto alla Giulietta in esposizione e’ un azzardo. Impensabile di giorno. Ma nessuno arriva rimbrottando: «Ci divertiamo? Questo non e’ un luna park». Al di la’ di una porta a vetri, dall’aria fragile, c’e’ il salone imbarchi. Chissa’ cosa farebbe un ladro di fronte a un ostacolo del genere. O magari un terrorista che non teme i fantasmi. Fuori, lo stesso deserto. Gli aerei sono li’. A due passi. Basterebbe scavalcare. Sarebbe una beffa. Pensieri in liberta’.

Di notte, senza passeggeri, sembra un’altra cosa, l’aeroporto. Nessuno s’incazza. Non si vedono levare scarpe, sfilare cinture, separare monete. Ne’ togliere giacche e orologi. Nessuno si arrabbia per la lentezza altrui: contro chi immancabilmente si dimentica di svuotare le tasche, bloccando quelle forche elettroniche cosi’ odiate da tutti i viaggiatori dopo l’epidemia da sicurezza. Di notte no. Qui, nel deserto dei cieli, chi osa non incontra limiti. Almeno, cosi’ sembra.

«Quando sono arrivato a Caselle, pochi minuti prima dell’una - dice il viaggiatore incazzato diventato ormai amico - l’ufficio dell’agenzia di noleggio era chiuso. Dovevo restituire l’auto, ma non sapevo a chi». Cosi’ telefono al numero verde e mi dicono di depositare le chiavi in una buca. Dove? «Non riuscivo a trovarla». Finalmente restituisco e riprendo la mia auto. Ma le casse automatiche non accettano le carte di credito. Tre carte, tutte rifiutate. «Dovevo pagare 36 euro, e non avevo spiccioli». Chiamo i caramba. «Dopo un po’ arriva una pattuglia. Mentre discuto con i militari, si avvicina incuriosito un meccanico che andava al lavoro. Ascolta e annuisce comprensivo. E mi si spiega cosa fare. Finalmente dopo due ore di calvario posso tornare a casa».

Provare per credere. Il parcheggio e’ presidiato fino all’una, ora fatidica del silenzio, quando tutti i motori degli aerei sono spenti. L’addetto che sorveglia telecamere e accessi del multipiano chiude e se ne va per cazzi suoi. Per i pagamenti bisogna affidarsi alle cassa automatiche, io poi ho la fobia da cassa automatica, mi ricordo una volta all’uscita dell’autostrada, le scritte sui vari fori erano cancellate o sovrascritte del tipo..chi non lecca la figa Dio lo castiga.. introduco la scheda nell’uscita cartamoneta poi inserisco il primo deca giusto ma girato, non lo accetta, lo rigiro lo piego lo stiro e finalmente dopo tre pugni lo risucchia ma rimane muto con la sbarra sempre abbassata, testardo che sono ne rimetto uno da venti e zac lo prende e sul display appare errore, ora son deciso risalgo in auto accellero e gli faccio volare la sbarra ed ecco una voce dalla macchinetta infernale succhiasoldi, non si capisce un cazzo di quello che dice ma dall’accento non e’ di bolzano ma di qualche zona insulare dove con vento in favore si vedono i cammelli dall’altra parte della sponda..gli dico cio’ che e’ successo e allora miracolo la sbarra si alza e me ne vado (ovviamente poi mi e’ arrivata la parcella di tutto il percorso dell’autostrada ovvero 780 km e pazienza se ne avevo fatti solo trenta) al che ho pensato.. per la prossima volta col il classico straccio sulla targa per depistare foto. Ma torniamo a Caselle nella notte. Tutto resta immobile fino alle cinque del mattino. Per quattro ore l’aeroporto va in letargo. Le porte del settore arrivi sono sbarrate. Quelle girevoli invece funzionano. «Di solito, ad una certa ora, dovrebbero chiudere anche quelle» dice un tassista (che Dio t’assista o pirla), capitato li’ per caso. Gia’, ma prima? L’ultimo volo passeggeri, giovedi’ sera, e’ atterrato alle 23, in arrivo da Madrid. Poi, il deserto. Poco dopo compare un’auto. Si ferma e scarica due ragazzi romani del tipo forza roma, forza lupi, son finiti i tempi cupi. Una coppia di fidanzatini venuta a scoprire Torino. Jeans e zainetti. Che minchia fate qui? «Torniamo a casa. Non sapendo dove dormire, siamo venuti in aeroporto anche perche’ spendere 250€ per poche ore non e’ che sia un godimento australe. Prendiamo il primo volo». E restate qui? «Si’, in un angolo». Si aggirano smarriti in questo vuoto, anche gli abitue’ della siringa preferiscono andare sulle panchine del parco, l’aria e’ frizzante.

Poi sbucano altri due passeggeri mentre il mio nuovo amico controlla il segno di zorro sulla sua Volvo otto cilindri che gli hanno fatto al parcheggio e si consola dicendo che tanto ha la Casco.I due passeggeri prendono una bottiglia d’acqua da un distributore e raggiungono una saletta. Si distendono sulle sedie pregustandosi una notte di sogno aeroportuale. Tra poche ore dovranno passare i controlli della sicurezza. Buona notte. Anzi, «Good Night». In fondo questo e’ un aeroporto internazionale e scommetto che piacerebbe pure a Voi fare un giro al Pertini vero?