E
poi dite del togolese carliano che a volte non si capisce 'na mazza, i
neologismi miei che non fastidiano neppure le vulvivendole che lavorano
nei loro chiavisteri, sono comprensibili meglio delle parole inventate
del foscatz marainesco, ad es. prendo” il giorno ad urlapicchio”:
Ci sono giorni smegi e lombidiosi
col cielo dagro e un fonzero gongruto
ci son meriggi gnalidi e budriosi
che plogidan sul mondo infragelluto,
ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzillano, i bernecchi
luderchiano coi fernagi tra i pini;
e’ un giorno per le va’nvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
e’ il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto “t’amo per davvero”.
Azz..certo
che dissertare sullo scritto e’ duopo e del resto se non sono matti
non li vogliamo.,
Ora cerco di dare una spiegazione estrapolandola
dallo scritto di cui sopra..
“ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,”
Zimpagi
e zirlecchi, zac, zac, qualcosa di scattante, frizzante che pervade un
tutto.. spinte, balzi, saltelli,calcinculo; e poi “un giorno tutto gnacchi e
timparlini”. Tlin, tlin, ascoltate? Sembra quasi di sentirli suonare i
timparlini tipo i fischietti del carnevale di ieri. Questi sono termini mutuati dalle antiche lingue nordiche..
gnakken und timparlinen che ancora oggi i miei amici kartopfen definiscono i
ciondoli e i campanelli utilizzati nelle processioni di Santa Rosalia con inchino incorporato al boss del paese, quello con l'unghia da 30 mm del mignolo anellato da baciare.
“le nuvole buzzillano, i bernecchi
luderchiano coi fernagi tra i pini”
In
primavera, tipo oggi quando e’ sereno e non c’e’ vento e la temperatura e’ godereccia, le nuvole e le strisce aeree buzzillano, cioe’ assumono quel
bell’aspetto rigonfio e pacioccone che le fa sembrare di soffice panna.
La natura e’ talmente euforica che i bernecchi, piccoli passeracei
frenetici dal becco rostrato e dal tipico verso acuto ed un po’
rompicoglioni, insieme ai fernagi, grossi pettirossi molto riflessivi,
ma poco decisionisti, luderchiano tra i pini.
In
questa seconda quartina, il poeta ribalta l’immagine precedente.
Mentre prima si assisteva ad un momento di tedio generalizzato, qui
tutto e’ attivo, la natura, lo spirito e pure sciluicchio.
E si prosegue
“e’ un giorno per le vanvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero”
E’
un giorno talmente splendente che non si puo’ prendere nulla sul
serio, bisogna agire senza riflettere, cosi’ come ci detta il momento:
un giorno per le vanvere, appunto.
Ma non e’ una festa comandata
imposta da norme civili o religiose, e’ un giorno festivo intimo,
privato e definirlo solennemente festa sembra troppo quindi un
festicchio.
Che
si intende un poco di meteorologia sa' che i giorni si dividono in
carmidiosi, cioe’ che iniziano con il sole e terminano con le nuvole ed
in prodigieri, che al contrario iniziano con le nuvole per poi
rasserenarsi.
Il giorno descritto e’ un giorno carmidioso, che inizia
con il sereno, ma al momento dell’arrivo delle nuvole la natura non ci
sta, non vuole perdere un’occasione a volte molto rara di gaiezza quindi
il giorno diventa prodigiero ed il sole rimane continuando a dare il
suo contributo al festicchio.
“e’ il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto “t’amo per davvero””
Urlapicchio.
E’ difficile darne una definizione. E’ il giorno in cui le nuvole
buzzillano, i bernecchi luderchiano coi fernagi, quando c’e’ il sole
perche’ tutto e’ carmidioso e prodigiero.
Ed
alla fine la spiegazione di ogni cosa. Cio’ che permette di
trasformare una giornata insignificante ed un uggiosa in un’esplosione
di gioia incontenibile, cio’ che e’ in grado di rovesciare gli stati
d’animo ed addirittura la natura che ci circonda ed il mondo.
Tronco qui la spiegazione perche' il dovere mi chiama e devo andare al Bennet con la mia meta' per controllare come mai paghi due e prendi tre lei ne prende solo due.