lunedì 9 febbraio 2015

Zimpagi e Zirlecchi.




E poi dite del togolese carliano che a volte non si capisce 'na mazza, i neologismi miei che non fastidiano neppure le vulvivendole che lavorano nei loro chiavisteri, sono comprensibili meglio delle parole inventate del foscatz marainesco, ad es. prendo” il giorno ad urlapicchio”:


Ci sono giorni smegi e lombidiosi

col cielo dagro e un fonzero gongruto

ci son meriggi gnalidi e budriosi

che plogidan sul mondo infragelluto,

ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi

un giorno tutto gnacchi e timparlini,

le nuvole buzzillano, i bernecchi

luderchiano coi fernagi tra i pini;

e’ un giorno per le va’nvere, un festicchio

un giorno carmidioso e prodigiero,

e’ il giorno a cantilegi, ad urlapicchio

in cui m’hai detto “t’amo per davvero”.


Azz..certo che dissertare sullo scritto e’ duopo e del resto se non sono matti non li vogliamo., 
Ora cerco di dare una spiegazione estrapolandola dallo scritto di cui sopra..


“ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi

un giorno tutto gnacchi e timparlini,”


Zimpagi e zirlecchi, zac, zac, qualcosa di scattante, frizzante che pervade un tutto.. spinte, balzi, saltelli,calcinculo; e poi “un giorno tutto gnacchi e timparlini”. Tlin, tlin, ascoltate? Sembra quasi di sentirli suonare i timparlini tipo i fischietti del carnevale di ieri. Questi sono termini mutuati dalle antiche lingue nordiche.. gnakken und timparlinen che ancora oggi i miei amici kartopfen definiscono i ciondoli e i campanelli utilizzati nelle processioni di Santa Rosalia con inchino incorporato al boss del paese, quello con l'unghia da 30 mm del mignolo anellato da baciare.


“le nuvole buzzillano, i bernecchi

luderchiano coi fernagi tra i pini”


In primavera, tipo oggi quando e’ sereno e non c’e’ vento e la temperatura e’ godereccia, le nuvole e le strisce aeree buzzillano, cioe’ assumono quel bell’aspetto rigonfio e pacioccone che le fa sembrare di soffice panna. La natura e’ talmente euforica che i bernecchi, piccoli passeracei frenetici dal becco rostrato e dal tipico verso acuto ed un po’ rompicoglioni, insieme ai fernagi, grossi pettirossi molto riflessivi, ma poco decisionisti, luderchiano tra i pini.

In questa seconda quartina, il poeta ribalta l’immagine precedente. 
Mentre prima si assisteva ad un momento di tedio generalizzato, qui tutto e’ attivo, la natura, lo spirito e pure sciluicchio. 
E si prosegue


“e’ un giorno per le vanvere, un festicchio

un giorno carmidioso e prodigiero”


E’ un giorno talmente splendente che non si puo’ prendere nulla sul serio, bisogna agire senza riflettere, cosi’ come ci detta il momento: un giorno per le vanvere, appunto. 
Ma non e’ una festa comandata imposta da norme civili o religiose, e’ un giorno festivo intimo, privato e definirlo solennemente festa sembra troppo quindi un festicchio.

Che si intende un poco di meteorologia sa' che i giorni si dividono in carmidiosi, cioe’ che iniziano con il sole e terminano con le nuvole ed in prodigieri, che al contrario iniziano con le nuvole per poi rasserenarsi. 
Il giorno descritto e’ un giorno carmidioso, che inizia con il sereno, ma al momento dell’arrivo delle nuvole la natura non ci sta, non vuole perdere un’occasione a volte molto rara di gaiezza quindi il giorno diventa prodigiero ed il sole rimane continuando a dare il suo contributo al festicchio.


“e’ il giorno a cantilegi, ad urlapicchio

in cui m’hai detto “t’amo per davvero””


Urlapicchio. E’ difficile darne una definizione. E’ il giorno in cui le nuvole buzzillano, i bernecchi luderchiano coi fernagi, quando c’e’ il sole perche’ tutto e’ carmidioso e prodigiero.

Ed alla fine la spiegazione di ogni cosa. Cio’ che permette di trasformare una giornata insignificante ed un uggiosa in un’esplosione di gioia incontenibile, cio’ che e’ in grado di rovesciare gli stati d’animo ed addirittura la natura che ci circonda ed il mondo. 
Tronco qui la spiegazione perche' il dovere mi chiama e devo andare al Bennet con la mia meta' per controllare come mai paghi due e prendi tre lei ne prende solo due.