Non me ne voglia Palucci (il mio ristoratore preferito) ma oggi rispiego il perchè non mi va di vedere l'astice o l'aragosta nel menu'.
La domanda che mi pongo è questa:
L'aragosta o l'astice soffrono quando vengono messe in pentola oppure il loro limitato cervello non permette di percepire sto dolore?
Ed ecco il responso:
L’aragosta (o l'astice) non è che si limita semplicemente a soffrire: l’aragosta implode letteralmente su sé stessa.
Una volta immersa nell’acqua bollente, infatti, i suoi organi vengono completamente disintegrati dal calore dell’acqua incandescente, ma il loro esoscheletro non cede, continua a reggere per la sua solidità e ciò non fa altro che prolungare l’abnorme sofferenza della povera creatura.
Il loro cervello è tanto cosciente da consentire loro di soffrire ma, non essendo dotate di corde vocali, non emettono alcun tipo di lamento.
Il suono sordo (somigliante ad un grido) che si sente al momento della cottura è semplicemente un soffio emesso dai pori dell’esoscheletro al momento dell’ebollizione degli organi.
Una
delle morti più allucinanti a cui un essere vivente può andare
incontro su questo pianeta.
Atroce.
E per la serie colloqui impossibili riposto un discorso che l'astice mi fece a suo tempo..
Ehi
frequentatore del Palucci.. sono l'astice,
puoi vedermi in
quella vasca davanti i tuoi occhi al Bennet assieme al tuo amico
Michele, o qui al ristorante del giovedi'..
sono stanco,
sono depresso
non ho voglia di vivere
passo la
mia giornata immobile
le mie chele sono legate
il
mio cuore e’ infranto
vorrei piangere ma le mie lacrime
non si noterebbero, l’acqua le farebbe
sparire,
vorrei
gridare, ma l’acqua non farebbe apprezzare il mio dolore
vorrei
morire ora, ma i
NAS non lo permetterebbero.
Soffro,
soffro tantissimo...
perche’ sto
bastardo
destino mi ha portato qui?
Ogni giorno fermo nella mia
posizione mi sveglio, ho passato una notte a sognare di cambiare
acqua..
quell’acqua che bollendo mi portera’ alla
morte
il dolore sara’ tanto
ma mai
paragonabile a quello che soffro ora
spero avvenga
presto
non ce la faccio piu’ vorrei uccidermi, ma non
posso
ti
prego comprami
fammi
finire questo dolore
fai
che la mia anima sia di nuovo mia
e non di questa vasca in
bella mostra qui
al
Bennet
o in quel del Palucci in
Torino
di Sangria.