Lumerete pluriosi vocaboli ne la mea lingua Togolese, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere lo concetto de li post mia. Se l'ipotiposi del sentimento personale fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l'autofrase della sintomatica contemporanea di togo tuentinain nick di carluccio demetrio bonzi.
giovedì 30 settembre 2010
Vaffanbiiip
Avviso per i naviganti …Chi va di solito al vespro delle cinque o e’ minorenne o bigotta, non deve continuare la lettura del post, mi sarebbe dispiaciuto non pubblicare la farneticazione di cui sotto (cui e non qui), ma che ci volete fare, non tutti riescono ad esprimere il loro stato d’animo e di certo questo di Marshall non e’ da educanda in quanto e’ piu’ indicato alla classica vulvivendola che lavora nei chiavisteri e fa straordinari sulla tangenziale ovest, cmq e’ talmente espressivo il suo esternarsi che quasi fa tenerezza, la classica tenerezza di chi pesta la merda nascosta dalla foglia autunnale lasciata dal cane di turno sul marciapiede, tanto si dice che porta fortuna no? E la fortuna e’ quella di non trovare il proprietario dello stesso cane legato all’altro capo del guinzaglio..fortuna per il proprietario ovvio, cosi’ puo’ evitare di farsi dare due punti dove ci si infilano le supposte, avevo messo in bilancio di non pubblicare piu’ gli scritti del balengo e quindi mi rimangio il bilancio e domani cerchero’ di tornare quello di prima sempreche’ non capitino avvenimenti che possano farmi ritardare l’abbandono degli scritti di Marshall tipo questo sotto..e leggete con un occhio solo..i riferimenti a fatti o cose, sono puramente casuali e se per caso qualcuno si sente tirato in gioco..son biip suoi..
Una vita non basta e non ti basterà mai…
Oggi cambia tutto. Perché non mi basta. Perché questo delirio non è quello che voglio. Perché la tua puzza di merda mi ha stufato.
Vaffanculo e rinasci.
Sono fragile. Sono un cazzo di gigante di vetro che non aspetta altro che una piccola crepa.
Cin cin.
Mi affogo. Affogo voi, te, il mio mondo, il mondo che mi vorresti vendere.
Una vita non basta.
Tutto brucia e io brucio con lui. Fondamentalmente ingenuo. Inconsapevole. Impaurito. Incazzato e con uno sguardo a quello che ho lasciato per strada.
Ho perso tanto nel corso del tempo. Ho perso tante speranze, ho fallito tante prove. La vita mi sfida e io crollo sulle ginocchia. Lentamente mi lascio scivolare nella mia tana scavata nella sabbia.
E cambiano i ritmi. La musica si fa isterica, poi nevrotica, poi armoniosa. Poi si spegne. Si abbassa il sipario. Io non capisco. Ma si abbassa. Un delirio. La fine del mondo concessa solamente a chi è pronto a spingersi fino al più degradante livello di se stesso. In quello strato lontano e oscuro in cui fanno le tane i topi, in cui restano a marcire i rifiuti.
È una guerra ma io sono un kamikaze. Figlio di puttana.
Tutti hanno un dramma. Tutti hanno una storia da raccontare. Tutti hanno qualcosa per cui vale la pena ascoltarli. Tutti hanno un senso. Io non ho nemmeno un’idea originale. Non ho un singolo racconto che non sia già stato narrato.
Provo a dormire. Non ci riesco. Provo a mettermi davanti ad un foglio e a disegnar l’infinito. Non ci riesco. Provo a disegnare il mio volto. Non ci riesco.
Prendo fiato. Stacco la spina.
Buio. Silenzio sopra tutti i mobili dell’arredamento.
Infine esplodo.
Frasi pensieri lacrime bestemmie grida sperma rabbia occhi sgranati vene occhi gelidi. Amore.
La vita come un palco. Io incapace di ricordare le battute del mio copione. Io che improvviso.
Vado a braccio.
Un altro bicchiere di vino.
Senza paura ma solo con certezze semplicemente inventate.
E se non ti piace non leggere. E se mi disprezzi vaffanculo. E se ti credi meglio di me evidentemente avrai ragione. Io sono\sarò\voglio essere\spero di essere\sono una semplice candela che brucia lentamente. Dall’alto verso il basso. Noiosamente. Dall’alto verso il basso.
Una goccia alla volta.
Cera.
C’era.
Non lo so se il mondo è perfetto.
Un altro bicchiere di vino. Ormai è caldo.
Non lo so se il mondo è perfetto. Forse sì. La colpa non è del mondo ma mia. Pace. Pazienza. Che delirio. Che cazzo di parole in fila come una bianca striscia di cocaina.
Eppoi su per il naso dritto nel cervello poi attorno ad esso fino a quando non si attacca alla parte più delicata, più morbida, più gustosa da distruggere, del tuo cervello. Ti spinge ti violenta. Ti spreme l’anima, ti comprime l’osso del collo eppoi ti lascia in terra con la sensazione, credetemi sgradevole, di aver appena consumato il tuo ultimo tasto. Umiliato. Ogni schiaffo dato ne esige cento ricevuti.
In un cinema. Da solo. Lo schermo non ha vita questa volta. È tutto nero. In mezzo allo schermo c’è un taglio. Una figa? No. Forse un sorriso deforme. Com’è che vorrei tutto meno quello che ho? Com’è che mi taglio le vene? Come? Come se. Scivola corre come un’autostrada. Poi arrivi al casello. Timbri, paghi il dazio: delusioni, sofferenze, la tua migliore amica che ti accoltella, l’amore che finisce, gli amici che ti abbandonano.
La sbarra si alza.
Sei morto.
Stop a Marshall
Lo sbadiglio del post precedente sta a significare che ormai la faccenda Marshall comincia a stancare difatti sono five post che ti dedico e sono gia’ cinque piu’ del mio solito, sul mio blog gli scritti a mo di bicchiere meta’ vuoto ci stanno molto stretti, se vuoi riappari se non vuoi continua a rimanere in stby io torno al mio humor ce mi contraddistingue e per me la vecchiaia significa solo l’eta’ degli altri io difatti non ho un capello bianco anche perche’ sono pelato (era solo una battuta) difatti il mio barbiere anzi il barbiere del mio paese quando mi taglia la criniera mette sempre occhiali tipo saldatore con paraocchi datosi che i capelli una volta tranciati dalla forbice partono come le spine dei ricci e se ti colpiscono bene rimangono impiantata nella pupilla gustativa. Tu potresti essere un mito ovvero un pettegolezzo invecchiato e la tua politica e’ l’arte di fare promesse e il tuo amore e’ un mistero o un’arte che non si puo’ spiegare ma solo raccontare e il tuo post che iniziava con Ciao Amore dedicato alla tua pseudo figlia ha riempito gli occhi di lacrime a chi l’ha letta ma ripeto era un racconto e non un spiegazione e percio’ non l’ho ripresa, perche’ avrebbe fatto effetto su quei pochi (li conto sulla punta di un dito) che leggono questo post , potrei ampliare mettendo l’aggancio nel motore di ricerca..ma chi me lo fa fare io so che tra i pochi ci sei tu e questa e’ l’ultima possibilita’ che carluccio ti da..ora per poter tornare nei miei scritti ti racconto una storiella, scema al massimo ma con un finale tutto mio e non come i tuoi che lasciano quel vuoto nel gargarozzo..ovvio che e’ finta ma credici..
Dopo anni e anni di miseria e fame Demetrio figlio di Ugo nipote di Gervaso e Baldassarre, ricevette in sogno l’ordine di andare a Varese per cercare un tesoro sotto il ponte davanti alla questura.. Quando il sogno si ripetette scusa si ripete’ (altrimenti Graziella preside e addentrata nello scritto Italico mi bastonasse, bastonette..insomma legnate) Demetrio figlio di Ugo nipote di Gervaso e Baldassarre si mise in cammino e raggiunse il ponte davanti alla questura di Varese.
Ma il ponte era sorvegliato dalla polizia giorno e notte (forse per via degli attentati al Bossi) ed egli non ebbe il coraggio (strano vero?) di cercare nel luogo indicato. Tuttavia Demetrio etc etc torno’ tutte le mattine.. Un Giorno Il Boss della polizia che lo aveva notato gli chiese se avesse perso qualcosa. Demetrio figlio di Ugo e nipote di Gervaso e Baldassarre gli racconto’ il sogno che lo aveva spinto sin li. Il Boss della polizia scoppio’ a ridere. E gli disse..e tu poveraccio, per dar retta a sto cavolo di sogno se venuto fin qui a piedi? Allora anch’io per obbedire a un sogno, sarei dovuto andare a Castellanza (paese del Demetrio figlio di Ugo nipote di Baldassarre e Gervaso) in casa di un pistola, di nome Demetrio figlio di Ugo e nipote Di Gervaso e Baldassarre (aveva chiesto le generalita’) a cercare un tesoro nascosto sotto la stufa? Ma io non sono stupido come te e non ci credo, dai va via e non tornare piu’. Demetrio figlio di Ugo nipote di Baldassarre e Gervaso, saluto’ educatamente (si fa per dire) e torno’ a Castellanza, Sali’ al quarto piano dove abitava il nonno Gervaso, cerco’ sotto la stufa e trovo’ il tesoro..Ecco perche’ giro in Ferrari..
mercoledì 29 settembre 2010
Ritorno
Sta scattando il mese ma non si vede il tuo ritorno, nel frattempo ho ricevuto tante testimonianze che cominciano avere dei dubbi, dubbi di uno sdoppiamento di vita, dubbi su me che sono te, dubbi su te mitonomaniaco che potresti interpretare altre persone che vivono da altre parti e sinceramente lo scritto non e’ da italoamericano, troppo ben fatto e cmq a parte le considerazioni citate, scivola bene e potresti eventualmente continuare ad interpretare il personaggio scelto perche’ sai scrivere bene, sai esprimere le tue emozioni e non e’ da tutti e quindi oggi posto un tuo ex ritorno e spero anche eventuale futuro, avrei potuto pubblicare una tua lettera, quella del padre che manifesta alla figlia i suoi sentimenti e non e’ detto che non debba farlo nei prossimi post, semmai scrivimi in pvt e vedremo di aggiustare il tutto..per ora rileggiti e medita bene o anche tedita..
Ritorno sui miei passi. Ritorno a scrivere.
Perché è quello che sono. Quello che voglio.
Io, voi. Ciò che scrivo.
Il desiderio di esser letto, di valere qualcosa.
Di essere un poeta.
Ritorno come un’ingenua circonferenza.
Solo per scrivere, senza voler dimostrare nulla. Solamente io e me stesso e voi.
Senza soggetti, senza temi. Senza pensieri.
Parlare come rotolare. Lasciare cadere un sassolino per vedere quale valanga saprà scatenare. Per l’amore di premere i tasti; senza il bisogno di avere un motivo.
Il sole altissimo. La musica. La luce.
La bellezza di questa vita terribile.
Sempre disperato e sempre innamorato. Della vita.
È tutto qui. Felice di scrivere.
Sempre bisognoso di qualcuno che mi legga. Che mi dica che esisto.
Attraverso le lettere, le parole, perpetrare la mia esistenza.
Così tanto da dire in così poco tempo: l’amore, l’amicizia, il dolore, le speranze, i miei genitori, i miei sogni.
Per ogni pensiero una parola, una frase. Una vita.
“…e se una vita non basta…”
Ritorno a scrivere perché è quello che so fare. È quello che voglio fare.
È la mia speranza, il mio salvagente.
La vita è mia: rovina, perdono, benzina, passione, fumo, sorrisi e tutto il resto.
Ritorno a scrivere perché è il mio modo di esistere.
Con gli occhi chiusi, con i muscoli rilassati, con la mente leggera…
La mia vita è parola scritta.
La mia vita occuperà tutti i fogli della mia vita.
Ritorno a scrivere. E vorrei non aver mai smesso.
Ritorno a scrivere perché mi fa bene.
Scrivo perché quando scrivo sono felice.
martedì 28 settembre 2010
la chiusura di Mr Marshall
Se tu non mi avessi raccolto mentre ero in terra, nudo e spaventato, non sarei qui ora. (parole tue e solo tue)
Scrivo perche’ non ho il coraggio di vivere la vita e questo secondo te e’ una forma per uscire???? Naaaaaaaa sono le parole di un cagasotto e percio’ rientra sullo schermo e chiudi in bellezza, stanno scrivendo in tanti e dicono che sono io a scrivere, non farmi fare queste brutte figure e dillo che gli spot in corsivo sono i tuoi, ti ho puntato sul Multiply dove rimane traccia per bene di chi butta l’occhio quindi esci allo scoperto e rispondi poi torna sul tuo blog chiudi in maniera migliore che non sia questa sotto che hai messo e poi lasciatelo dire, il tuo lavoro era quello di fare l’equilibrista perche’…mi stai proprio sulle palle .
Applausi.
È rimasta solamente la vena più sottile e dolce. Quella che tiri fuori quando ogni brandello di forza è caduto, quando è tutto in frantumi.
Vorrei dire tutto con un’unica parola. Mi spaventa ciò che può succedere tra l’inizio e la fine di una frase. Ogni parola in più è una sofisticazione.
La platea è completamente vuota.
Solo voi, pochi coraggiosi, seduti sparsi qua e là.
In fondo è nero. Spaventoso.
Non è una questione di tempi, di pause, di lessico. Non riguarda le parole, la metrica. Non centra nemmeno con me o con te. È solamente su se stesso. Sull’atto in sé.
Scrivere per dire pregare invocare, una poesia una canzone, mi serve un mezzo per raggiungerti. Non in superficie ma nello strato più profondo, quello essenziale, quello in bianco e nero, quello fatto di te.
Ho bisogno di parlare a quella parte di te che rimane nascosta sotto le maglie di metallo della tua cotta, sotto le piume del tuo travestimento, sotto la carne della tua umanità.
Non ho imparato nulla, né dal passato né dagli errori.
Non posso, non so imparare.
Va bene così. Tutto il dolore dell’universo non basterà a farmi cambiare, non mi renderà migliore, non farà di me una persona buona.
A me basta che m’insegni come raggiungere te. Come arrivare a toccare, con le mie parole, te. Perché mi spendo in mille cose, mi distraggo, mi muovo, mi affanno, eppure sono e rimarrò per sempre solamente questo: un testo.
Parole rime versi segni scritte frasi. Idee.
Sono la mia musica e sono il mio verbo. È l’unico modo che ho per esprimermi: non sono bravo con le parole, non sono bravo con i fatti, non sono una persona coerente, seria, leale.
So solamente scrivere.
Posso andare da A a B unicamente con le parole che scrivo. Posso ringraziarti del tuo starmi vicino unicamente con le parole che scrivo. Con queste parole posso dirti grazie per avermi ascoltato, per avermi dato una pacca sulle spalle, posso dirti che se non avessi avuto te mi sarei perso in quella città sconosciuta. Se tu non mi avessi raccolto mentre ero in terra, nudo e spaventato, non sarei qui ora.
Scrivo perché non ho il coraggio di vivere la vita.
Da quando il cielo è diventato così chiaro di notte?
Qui affiora solamente la punta dell’iceberg. Ho centinaia di fogli, di ritagli, di taccuini. Ho speso parole in ogni momento della mia vita. Ho sempre tentato di rimanere al passo con la mia vita.
Ho distrutto tutto. Ho fatto terra bruciata intorno a me. Era quello che volevo?
Ho distrutto tutto. Ho sbriciolato la mia esistenza. Ho vomitato tutto il sangue che avevo in corpo. Ho ucciso, ferito, violentato, rubato.
Ho rubato a te la tua anima, ho rubato a te un segreto.
Ho violato il sacro, ho sfregiato e ho profanato. Ho amato troppo. Non sono stato capace.
Ho voluto troppo, ho perso tutto.
Ho vissuto una notte dentro un silenzio ed una promessa.
Ho ucciso le stelle e ho fatto ammutolire i cieli.
Ho fatto provare vergogna a Dio, perché sono stato ingiurioso ed abominevole.
Ora ho un motivo in più per smetterla. Per voltarmi verso qualcos’altro.
Non per presunzione, non per sofisticatezza.
Mi sono spinto troppo in là.
È ora di imparare dagli errori.
Quindi qui si chiude questa avventura. Questo stupido diario, questo porcile, questa discarica. Questo blog, questo feticcio.
È il momento di smetterla. È il momento.
Ora faccio calare il sipario sulle mie parole.
Saranno altri a leggerle, in altre forme, in altri modi. Troverò un’altra strada: più mia, più figlia del mio cambiare.
Qui saluto e ringrazio tutti.
Per la pazienza.
Ho davvero finito le parole.
lunedì 27 settembre 2010
Essere Diversi
Continuo con la serie dedicata a chi e’ sparito e faccio notare a come la pensava non molto tempo fa quando scriveva sulla leggerezza di essere diversi, anzi era infinita leggerezza e vediamo se questo post servira’ a far ritornare sul palcoscenico chi si nasconde dietro ad un dito, dicendo la mia opinione sull’essere diversi, la parola non suona molto bene e si puo’ interpretare in mille modi, io me la son sentita dire quando avevo 6 o 7 anni, mi ricordo di un mio compagno di classe e nonostante la giovane eta’ ero in terza elementare, forse ero diverso perche’ cosi’ giovane ero con chi aveva due o tre anni piu’ di me e salivo sugli alberi e il mio compagno voleva mettermi in guardia o forse era invidioso e aveva due occhiali tipo binocolo ed era grasso da far schifo e magari la diversita’ stava solo negli occhiali..boh..poi nel tempo arrivato ai 12 14 anni ci stavano le ragazze che dicevano tu sei diverso e a pensarci bene forse avevano ragione, io non davo molta importanza a loro mentre i miei compagni facevano di tutto per farsi notare ed avere il loro interessamento a me non fregava nulla e mi interessavo solo di palestra e nelle feste da ballo dove tutti partecipavano per poter aver contatto con altro sesso io scivolavo per la tangente..ero un diverso boh..e sinceramente son contento di esser stato un diverso allora come lo sono ora, mi ci son trovato sempre bene nella forma del diverso..ma adesso leggiamo il blog di Marshall nella sua diversita’ e capirete perche’ lo rivoglio qui nella sua diversita’ ..ecco come si presenta:
Il blog è morto?
No. Siamo solo leggermente affaticati. Siamo spaesati.
Forse sono diventato troppo esigente con me stesso, e pretendo da me un qualcosa che non sono in grado di corrispondere.
Troppo lontano dalla vetta. Capace solamente di citazioni che io solo capisco.
Solo.
Eppure sono ancora qui. Come ancora qui siete voi, che pochi, ma coraggiosi, continuavate a venir qui ogni tanto. Dandomi una spinta.
Vuoto
Come l'attesa di una risposta che non arriva. Come il desiderio che non viene appagato. Quando vorresti con tutte le tue forze, eppure non c'è modo di esaudirti.
Vuoto come il silenzio.
Perchè non basta la musica, non bastano le grida, e non mi basta nemmeno più lo sballo.
C'è una vetta, inarrivabile, a cui miro per sentirmi vivo. Per poter vibrare di quella tensione umana che ci porta al limite, che ci permette di esser primavera.
Più cresci più i tuoi obiettivi diventano ambiziosi, e più questi obiettivi diventano difficili da raggiungere. E piano piano cominci a desiderare la fuga.
Non una città, non un nido. Non un luogo non un sentimento.
Forse si agogna solo ciò che non si ha. In un circolo di viziose bramosie.
E finisci per desiderare solo la carne di una ragazza non tua, solo il talento di un genio a te superiore, solo la pace di un silenzio a te sconosciuto.
Forse, cerchi solo due occhi più profondi dei tuoi. Dove perderti. Dove imparare a credere di nuovo.
Fino al prossimo terremoto, fino al prossimo silenzioso ribaltone.
E si va...come cieche bestie vanno, sempre in moto verso una quiete in tempesta.
domenica 26 settembre 2010
Funereo
Caro amico di Cesena questo ormai e’ un dialogo tra noi due io che scrivo e tu che leggi e non scrivi piu’, leggerti e’ una goduria selvaggia, le iene al tuo confronto godono zero, il tuo bicchiere solitamente sempre meta’ vuoto e’ vuoto completamente ma dietro al tuo feretroso discorso monotematico, mi rimane sempre la nostalgia di leggerti..perche’ leggendo te mi rendo conto quanto sia bello vivere senza quell’assillo che ti accompagna o forse accompagnava, ma se cosi’ fosse mi mancherai, quindi resuscita e torna presto su questo schermo e ti ricordo cosi’, con un tuo scritto pieno di speranza di voglia di non vivere che ti lascia addosso una ventata di speranza nel futuro o forse nel passato anzi trapassato e mi ricordo quando dicevi..” Scrivo perché quando scrivo sono felice.” :
Un funerale? Cazzo è il mio!
Un problema alla testa, mi verrebbe da dire. Oppure forse è stato il fatto che ho odiato tutti, dal primo all'ultimo, dal primo all'ultimo minuto?
Però cavoli...eppoi è qui, qui vicino allo sterno, che mi si stanno condensando tutti i conati di coscienza. So chi sono io, me lo ha spiegato Freud. So perchè mi esprimo, so perchè faccio blablabla, me lo ha spiegato Derrida.
Troppo colto, troppo ignorantemente attaccato ad un particolare, come fosse il primo, con il desiderio di diventare un n-logo. Merda.
Prossima canzone. Parte questo valzer...mah!
E io intanto assisto al vostro ballo, e mi chiedo come sarebbe se mi piacesse come piace a voi. O come sarebbe se avessi le palle di sbraitare.
Morto. Come Mia Martini. Beh, sono in buona compagnia. Quantomeno.
Aspetto una sentenza. Anche se...sinceramente...non ho tanta voglia di saperlo. Meglio crogiolarsi nell'attesa piuttosto che scontrarsi con la realtà del "detto".
Una canzone gitana. Almeno il mio funerale è divertente; voi ballate, vi parlate, sorridete.
Che peccato non esserci più.
Per te. Che hai detto detto eppoi non c'eri.
Per te. Che hai promesso eppoi hai preferito un adulatore al mio sincero interesse.
Per te. Che non leggi queste righe perchè è più difficile di giocare a FarmVille (Vaffanculo!)
Per te. Che con la panza nuda balli un ballo che mi avevi concesso.
Per te. Che preferisci tutto il resto.
Per te. Che continui a dire di capirmi, eppure non capisci nulla. E sei un niente.
Ormai è finito il tempo, mi concedo un ultimo bicchiere. Bianco, per favore.
Intanto un'immagine di me da bambino cammina verso il buio (o forse è immensamente chiaro?), cammina eppoi quando arriva in fondo inciampa e si volta indietro con gli occhi gonfi di lacrime.
No, non piangere.
Per te, che ridendo hai saputo spezzare i fili che tenevano insieme questo scatolone di burattini. E che mi hai privato anche del desiderio di mettere in fila i respiri. Che mi hai fatto stringere il volante più forte di quanto non avessi mai fatto. Che hai reso la spiaggia piena di cicche sigarette un'esotica spiaggia bianca di nuvola.
Che mi costringi a pensare al mio funerale, piuttosto che all'agonia di un giorno, e di quello dopo.
Niente amici perchè è più semplice; fortunato per via di un dono, che diventa una tettoia dove rifugiarsi, quando il mattino comincia a far bruciare la mia ombra di vampiro.
E quindi, da vampiro, rimango chiuso nella mia bara. E assisto al mio funerale.
Chiarisco
Tu proprio Tu (maiuscola) che non perdi queste parole, il post precedente era per un amico di Cesena, quindi hai pensato male ed era conseguente a questo che leggerai sotto, ripiazzato dopo un anno, so che l’amico legge anche se ha dato l’addio al blog a fine agosto .. son sicuro che lo leggera’, da qui non se ne esce come pensa di aver fatto lui e son solo tre settimane che e’ latitante..ecco un suo post e ripeto..suo e non mio e lo metto integrale…lo so che i matti non siamo noi, quindi analizza anche questo, ovviamente non sono i soliti post fatti con glitterate del chi piu’ ne ha piu’ ne metta con i saluti assorate azziate annonnate, questo e’ frutto di una mente che cerca e che vive e non vegeta ed e’ per questo che non trova ubicazione in questa valle di lacrime ma non trova nemmeno il coraggio di lasciare il treno.. le fermate sono molte, e’ un treno locale senza capolinea:
vaffanculo! Ogni giorno ogni cazzo di lacrima.
È un richiamo alle armi, tutta la vita, tutti i discorso di cui poi perdo il filo.
Ma quale filo?
Ma quale paratassi, ma quale ipotassi, ma quali schemi. Non esiste la vita, figurarsi l’evasione da essa, non esiste una cazzo di verità, figurarsi le risposte alle domande. Non ho capito se sono io che non ci arrivo.
E davvero ancora stanno cercando un modo di essere lineari? Ma non ti rendi conto che basta un bicchiere di grappa per perdere la linea retta del camino? Basta aver il coraggio di spostarsi trenta centimetri più in là e il mondo diventa un cazzo di 2d distorto e mostruoso che ti appare alieno. Vaffanculo!
Quale regola? Quale famiglia? Quale trascendenza se nemmeno ho capito come si mettono i piedi in fila? È come chiedere ad un bambino di tre mesi cieco di descriverti l’uso del colore piatto in Basquiat.
Grazie a dio (Dio?) il tempo passa dritto ed inesorabile e rende limitati i momento in cui l’universo ti crolla addosso e allora tu, come facevi quando avevi sedici anni, ti metti a battere su una tastiera di plastica (Plastica!!) cercando qualcuno a cui far leggere le tue mosse da ragazzina. Con tutto il rispetto per le ragazzine, almeno loro sono oche e non se ne rendono conto.
Cosa mi manca? Cosa cazzo mi manca???
Voglio poter guardar tutti negli occhi, non ci riesco a sentirmi un gradino più in basso. Non ce la faccio ad esser indietro. Me ne fotto se ho dieci anni in meno, se ho visto meno cose, se non ho ancora avuto la possibilità. Sono come il pilota che in autostrada vuole superare tutte le macchine. Continuerò a correre fino a quando un guardrail non si allungherà e mi ghermirà. E allora ciao.
E non ridete. Perché c’è un guardrail per ognuno di noi. Ognuno.
Cerco un modo diverso di dire le cose. Alla fine ritorno sempre su questa cazzo di tastiera.
colleziono complimenti però non colleziono soddisfazioni che durino più di due sillabe (o cinque se c’è anche la lode).
Sembra fatto apposta, non vai né avanti né indietro. Sono sempre qui. Sono sempre nello stesso cazzo di punto.
Un infecondo gusto del lamento, fine a se stesso, non creativo, non propositivo. Indietro di un milione di anni almeno.
Invidioso di tutti, anche se poi magari io ho di più, non importa.
La punteggiatura, la grammatica, l’insieme delle regole che mi dovrebbero condurre ad un nuovo alito. Invece no.
Cosa devo fare? Cosa devo fare? Cosa cazzo devo fare? Cosa cosa cosa cosa cosa cosa cosa cosa cosa cosa cosa? Cosa cosa cosa? Cosa?
Cosa?
Voglio arrivare, e una volta arrivato voglio ripartire e riarrivare. Non mi basta mai nulla (quindi non arriverò mai da nessuna parte). Chissà, magari anche Kieslowski o Kubrick poi non erano tanto soddisfatti quando riguardavano i loro film. film? devo fare un film? devo fare? Io voglio esplodere. Esser ricordato come il momento di cesura. Tra il prima e il dopo.
voglio essere la linea di demarcazione tra ciò che veniva prima di me e ciò che è venuto dopo. E non mi basta esser tra i migliori. Devo esser in cima. Devo arrivarci, eppoi salire, eppoi sbriciolare la montagna. Voglio esser un cannibale: la gente, se vuole, può accodarsi. Io voglio arrivare in cima ad un cima che non esiste. Perché so, lo so! che non nessun punto sarai mai un punto di arrivo.
Quindi qual è la soluzione a questa giostra? Devo passare tutta la vita a correre un maratona su un tapis-roulant?
E lascio un ellisse.
Dov’è il punto di fuga? Nella morte? Nella morte. Nella morte!? Non lo so, perché è incapibile. Devo fare la cosa più bella, devo fare qualcosa che incarni questa mia tensione verso il nulla?
Ma come si fa? Come come come come? Come?
Di sicuro non attraverso questi tasti di plastica, di sicuro non attraverso ai vostri limitati occhi. Di sicuro non attraverso un vocabolario. Devo poter prendere l’universo e modellarlo all’infinito, in un insoddisfatto tentativo di dargli una forma più perfetta di una sfera. Più sferica di una sfera.
Più rotondo.
Più tutto del tutto.
È una corsa verso l’annientamento.
Il perfetto Suicidio
sabato 25 settembre 2010
Ricerca di felicita'
A qualcuno per essere felice manca solo di avere la felicita’. Mi ricordo su post miei precedenti che citavo Epicuro che la gente di allora e si parla di 3 o 4 secoli prima di Cristo, aveva dei pirletti invidiosi come conoscenti che lo disprezzavano per il suo modo di essere, a quell’epoca quando uno non faceva un cazzo era un filosofo e sinceramente tutti quei nomi legati al tempo in cui viveva Epicuro mi erano pizzosi ma qualche cosa e’ rimasta nel mio cervello che per atrofizzato che sia ogni tanto libera degli sprazzi e mi ricordo la sua teoria sulla morte e diceva che non bisognava aver paura necessariamente della morte in quanto quando noi siamo vivi ovviamente la morte non c’e’ e quando ci sara’ la morte noi non saremo piu’ vivi, quindi dove sta il problema? Basta non farselo no?, Il Buon Epicuro in merito alla felicita’ diceva o anzi la cercava semplicemente nella compagnia con gente a lui simpatica nel mangiare pane secco con lo sbordo domenicale di qualche pezzo di formaggio, chiaramente ste frasi lasciano il tempo che trovano e voglio vedere come si possa esser felici e pensare che la felicita’ non richiede ne grandi ricchezze ne’ particolari doti intellettuali..agli effetti se vuoi guardate lo scemo del villaggio, non lo vedrete infelice ma solo uno che vive nel suo mondo senza farsi troppi problemi e senza stress.. I presupposti della felicita’ sono quattro e come prima cosa metto la salute ovviamente, poi ci infilo una situazione economica che mi permetta di isolarmi dalla miseria poi ci metto dei buoni rapporti personali quali amicizia, amore , armonia familiare e tralascio il fisco e per ultimo ci sbatto dentro il Lavoro..anche questo incide perche’ se ci pensate bene voi passate piu’ tempo sul lavoro che con le altre cose e poi dovrete avere degli introiti per far reggere gli altri punti no?.. A questi punti citati ovviamente occorre piazzarci una naturale predisposizione alla gioia di vivere del tipo di avvicinarsi al prossimo con cordialita’ e simpatia. Non occorre chiedere alla vita piu’ di quanto vi puo’ dare..poi occorre avere una capacita’ a sopportare la noia poi avere degli interessi laterali del tipo hobby, viaggi, letture, computeraggio…continuo con la necessita’ di avere un equilibrio tra lo spirito combattivo (senza fare nomi) e la rassegnazione ..insomma fare il meglio che si puo’ e lasciare al destino il risultato.
Umppfff..senza tralasciare il fatto che i piu’ grossi ostacoli alla felicita’ sono l’invidia (c’e’ gente che invece di provare goduria per quel che si ha soffre per quello che hanno gli altri..no?)..ed e’ anche un ostacolo la ricerca del successo sociale e non dovete negare che questo non sia un ingrediente della felicita’..provate a pensarci bene..non dico che sia un ingrediente importantissimo in quanto da solo non basterebbe a soddisfare la felicita’, potrete essere ricchi e ammirati ma se non avrete nessun amico, nessun interesse, nessun piacere spontaneo..sarete sempre infelici.
venerdì 24 settembre 2010
Pijama
OPERA DEGRADATA – NESSUN DIRITTO
Come da Consulente Legale Informatico dell’Avv. Valentina Freudiani
LUCIANA LITTIZZETTO
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Una notizia grifagna, taragna, carfagna. A Shanghai, e’ stato vietato l'uso del pigiama. Ma non in casa. Per strada. Si’ perche’ in Cina va di moda uscire di casa in pigiama. Anche solo per andare a fare la spesa, tant'e’ che fino all'ora di pranzo la citta’ sembra un ricovero per lungodegenti. Ma adesso che parte l'Expo l'amministrazione ha detto stop. Non so voi, ma io non noto una grande differenza quando un cinese e’ vestito in pigiama oppure e’ vestito da cinese. A me sembrano in pigiama da almeno due o tremila anni. No, quello che voglio dire e’ che da noi in Italia il pigiama dovrebbero proibirlo in casa, perche’ con queste prime avvisaglie d'autunno si vedono mise che apriti cosmo. Intanto tocca dire che voi uomini il pigiama lo cambiate con la frequenza con la quale si cambia il materasso e invece di piegarlo lo appallottolate sotto il cuscino come un nido di cimici. Poi di giorno fate i fighi, cravatta con nodo a papaia, scarpe di legno, dopobarba a secchiate, poi appena arrivate a casa… sbarabaquak… finisce l'incantesimo. Da quegli aitanti pingoni che fingete di essere per intortare le colleghe, tornate ad essere cio’ che siete veramente.. quattro organi interni coperti di pelle flaccida. Il tutto riposto in un tutone da superpippo con due bottoni davanti e dentro il teatro dell'assurdo. Ma vediamo i modi in cui il maschio di questa stagione va a letto. Partiamo dall'Arsenio Lupin, quello che si mette il pigiama classico, da carcerato a righe verticali. Con l'elastico sempre un po' moscio che, se va a stendere sul balcone, appena alza le braccia, cala la braga e fa capolino il picchio dal buco, il naso smangiato delle statue di gesso, la coscia di quaglia di Amadori. Cosi’ il condominio conosce subito la miseria con cui hai a che fare. Poi si mette a letto a uomo di Leonardo, a braccia e gambe larghe come uno scoiattolo volante, russa come un drago, dorme a bocca aperta e fa le bolle di saliva come il Sole piatti.
Poi ci sono i maschi Blagheur, i Rat musque’, quelli che soffrono da anni di lombosciatalgiama si ostinano a dormire lo stesso in boxer e maglietta, e poi al mattino si svegliano piegati come compassi. Con quelle magliette orrende con Bugs Bunny o Gatto Felix e sotto niente, che sembra che Felix e Bunny abbiano le gambe lunghe e pelose, e la coda sul davanti. Che tu pensi.. piuttosto che fare sesso con questo zombi preferisco spalmarmi di glutammato e fare il bagno coi piraña; o attraversare l'Alaska con una slitta trainata dai criceti.
Ma ti puo’ andare peggio. Ti puo’ essere toccata la disgrazia sovrana. Puoi essere tu, la predestinata dal maligno, e avere un marito che si mette il pigiama da Paggio di Re Artu’. Il pigiamotto attillato in puro leacril color guano, a rombi beige, con polsini e cavigliere in maglina compatta ton sur ton marron. Praticamente una pepiera da pizzeria. Il crollo della libido. Prerogativa del pigiama di leacril e’ il fatto di segnare molto bene il pettorale concavo e la miseria del «disturbo». Che sta li’ come il sacchetto della tombola. Una manciatina di ceci. Un sacchetto con dentro una seppia. La consistenza del gelato sciolto. Che sabba dell’amore ti ispira uno conciato cosi’? Gli indiani avrebbero scritto un Kamasuthra di mezzariga.
giovedì 23 settembre 2010
Proteggi cartelle con password
Una volta che hai scaricato, fai doppio click sul file scaricato (folderlockbox_setup.exe).
Nella finestra che si apre, fai clicke solo cosi’ possono essere viste su Next, accetta il contratto di utilizzo del programma, selezionando la voce I accept the agreement, fai sempre click su Next e poi su Install per avviare il processo di installazione vero e proprio.
Al termine del processo di installazione, si aprira’ la finestra Enter My Lockbox password, in cui devi digitare la password che userai per proteggere la cartella del tuo PC. Inserisci la password nei primi due campi di testo (Enter your password/Confirm your password) e inserisci un suggerimento che ti verra’ mostrato per farti ricordare la password (Enter a password hint). In questo campo non inserire ovviamente la tua password… la sicurezza sarebbe altrimenti annullata!
Nella finestra che si apre, facendo click sul pulsante Next, devi selezionare la cartella che intendi proteggere con la password. Fai click sul pulsante Browser, seleziona fra le cartelle del tuo computer quella che intendi proteggere, fai click sul pulsante OK, poi sempre su Next ed infine su Finish per terminare il processo di installazione e fare riavviare il PC.
Al riavvio del tuo PC, la cartella che hai protetto con la password sara’ sparita. Per farla riapparire e accedere ai suoi dati, fai doppio click sull’icona di My Lockbox presente sul tuo Desktop, inserisci la password che hai impostato durante l’installazione e fai click sul pulsante OK.
Quando hai terminato di lavorare con la cartella, non dimenticare di “chiuderla col lucchetto” e farla sparire di nuovo: per farlo, fai con il tasto destro del mouse sull’icona di My Lockbox accanto all’orologio di Windows e seleziona la voce Lock and Quit.
domenica 19 settembre 2010
sabato 18 settembre 2010
Meditazione pre NREM
C’e’ chi si addormenta subito andando a letto come me e c’e’ chi invece aspetta qualche momento o qualche ora..in quel momento (Non Rapid Eye Moviment) si passano in rassegna i fatti del giorno o si pensa al domani il da farsi oppure si medita e gli argomenti vengono da soli come ad esempio capire la differenza tra Inferno e Paradiso e mi sovviene un qualcosa letto da qualche parte sull’argomento ed appunto e’ la storia di una persona che parla col Capo lassu’ e gli chiede la differenza citata….
Capo,mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
Il Capo condusse la persona verso due porte.
Apri’ una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
La persona senti’ l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',
ma poiche’ il manico del cucchiaio era piu’ lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
La persona tremo’ alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Il Capo disse: -
Hai appena visto l'INFERNO.
Il Capo e la persona si diressero verso la seconda porta.
Il Capo l'apri’. La scena che la persona vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire la solita acquolina nel gargarozzo.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, pero’, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
La persona disse al Capo: - Non capisco! – e’ semplice, rispose il Capo questo e’ il PARADISO, dipende solo da un'abilita’. Essi hanno imparato a nutrirsi gli uni gli altri, mentre gli altri non pensano che a loro stessi.
Quindi (ora parlo in prima persona) se vuoi capire il paradiso cerca di nutrire me col tuo lungo cucchiaio e non cercare di mangiare da solo, non riusciresti e sprecheresti il tutto..e poi non e’ solo di cibo la differenza tar Inferno e Paradiso ma anche di altri fattori, ad esempio l’ambiente noi continuiamo a trascurare o ignorare le cose che non ci fanno piacere per stare nel nostro Paradiso, dimenticando il riscaldamento globale o l’esaurimento delle risorse che ci porterebbero all’Inferno e lo possiamo definire tutto questo come l’Effetto Cassandra, quella che cerco’ di avvertire i Troiani del pericolo che la citta’ correva e non fu’ creduta e noi ci dimentichiamo sempre che la Cassandra aveva ragione.. notte notte..ronron..pfiuuuuuuuuuuuuuu…azz come piove fuori…
venerdì 17 settembre 2010
TV del menga..
OPERA DEGRADATA – NESSUN DIRITTO
Come da Consulente Legale Informatico dell’Avv. Valentina Freudiani
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Allora. Ho sentito su Sky che e’ probabile che non si avveri la profezia dei maja. Niente meteorite che ci cade sulla terra e ce la spana. Sollievo. Possibile che ci sia invece un’inversione dei poli. La Terra si ribalta. Quisquiglie. Non vuol dire che cammineremo tutti gambe all’aria ma che ci aspettano anni di terremoti, uragani, inondazioni e mai piu’ finito. Bene. Neanche piu’ la tv ti da’ conforto. Soprattutto i canali satellitari. E dire che io li guardo tantissimo. Come c’e’ Capezzone sulle reti nazionali opla’ che giro. Non ce la faccio. Ma non per quello che dice, non lo sento, e’ a vederlo che mi spana la fibra ottica del nervo. Col digitale terrestre se non vuoi vedere la solita tv con Papi Pupo e Pippo, puoi sempre apprezzare le mille puttanate dei canali satellitari. Si’, perche’, diciamo la verita’, non e’ che ci sia tutta questa meraviglia a vedere.. uno che gioca a bocce per tutta la puntata, la bella vita che facevano i Sumeri, la talpa che sboccia a primavera e le mille piume di struzzo che puoi vedere nella Pampa, alla lunga ti scendono le pigne del cucu’. E quel programma che ti aiuta a trovare casa? Condotto da una che ha un ciuffo bianco sulla testa che sembra un incrocio tra Malgioglio, Fabio e Crudelia Demon?
La suddetta architetta porta in giro due disgraziati marito e moglie a vedere case ultrafighe e loro ne devono scegliere una. Ma non case normali... appartamenti da 400 metri quadrati con terrazzi da 200. Roba che Scajola si mangerebbe le mani... e loro le denigrano dicendo ..Si’, pero’ questa trave di 40 metri ricavata dal tronco di una sequoia e’ un po’ cortina.... Allora... Questi pavimenti li ha montati personalmente Le Corbusier con la lingua... ma se preferisce quelli montati con le orecchie chiediamo a Fuksas.... Non gliene va mai bene una, sono in due con un criceto, gli fan vedere Villa Pertusio con un cannone del 700 in giardino e loro la sfanculano perche’ e’ troppo piccola. Io lo guardo quando ho mangiato la bistecca di soya. Perche’ digrigno talmente tanto i denti che mi van via gli sfilacci erboristici che mi restano tra i molari. Ma il massimo dei massimi sono i programmi tipo.. Animali pericolosi. In quel caso ti fanno vedere 6 ore di serpenti e coccodrilli, con gli esploratori che gli vanno a rompere i coglioni. Si’, perche’ la verita’ e’ quella lì. Che c’e’ una bestia tranquilla che fa la sua vita e uno scassacazzi che gli va rompere i maroni per portare a casa la pagnotta. Sto povero serpente che se ne va sereno per la sua strada, non rompe la minchia a nessuno, striscia sereno sui suoi bei fili d’erba, e a un certo punto arriva l’esploratore col cappello di paglia e il gilet con le tasche, gli piomba da dietro di soppiatto e trac lo piglia per la coda. Il serpente che fa? Ovviamente prova a divincolarsi... e’ mica stronzo. Sembra che dica…Cacchio fai pistola malmenato? Mi lasci, per cortesia, ma l’esploratore no. L’esploratore lo tira dicendo.. ..Guardate! Guardate come si rivolta contro... guardate che canini... mi vuole mordere il bastardone... e’ pericolosissimo…. No! Sei tu che scassi le palle, amico! Voglio vedere, se uno ti tira su di peso per gli amici di Maria che faccia fai! Vediamo, se non ti rivolti. Sai cosa ti dico? Preferisco mille volte i veterinari dell’Amaro Lucano sulle reti digitali.
domenica 12 settembre 2010
Digitale terrestre
Forza Italiani ora tocca anche a Voi..c'avete gia’ un diavolo per capello? Avete i nervi tesi a mazzi come gli asparagi?. No, perche’ qui e’ ripostiamo l’arrivo del digitale terrestre e a me girano le balle come a Camillo Benso prima dell'Unita’ d'Italia. Fra un po' ci fumera’ anche la Mole dell’Antonelli e la Basilica di Superga dal nervoso, potete crederci. Io ho capito questo. Che il digitale terrestre e’ quella cosa che ci permette, pagando, di vedere Raidue e Retequattro. Uno dice.. ma stracazzo non li vedevo gia’? Si’ che li vedevi, ma adesso paghi, per vederli. Capisci il vantaggio o quantomeno la differenza? Non solo, ma si vedranno meglio! Capito mi hai? Praticamente paghiamo per vedere Emilio Fede, pero’ piu’ figo e piu’ nitido. Pensa. E’ un po’ come dire che la mutua d'ora in poi ti fara’ pagare le supposte pero’, in compenso te le dara’ grosse come ceri di Gubbio e godrai come un falco quando farai fare a loro il percorso della morte. Tra l'altro minimo 40 euro a decoder, ergo o comperate nuovi televisori o dovrete dotarvi di decoder e prese scart e di pillole antincazzagione in quanto non ne basta uno solo ma ce ne vuole uno per ogni televisore cosi’ puoi vedere in ogni stanza Emilio Fede. Nitido. 40 euro per vedere la D'Eusanio. Segnatevelo. Ma io dico.. Abbiamo gia’ tremila sistemi, analogico, satellitare, celeste, telepatico, stitico e fibra ottica. Viviamo immersi in una catasta di decoder impilati uno sopra l'altro come la mozzarella in carrozza, delle torri che sembran grattacieli del San Paolo, con i fili tutti intruciolati dietro che per districarli ci vuole il machete o l’esperto marinaio disannodatore. Abbiamo gerle di telecomandi che ormai schiacciamo a caso, perche’ non e’ possibile ricordarsi che minchia telecomandano, dobbiamo ancora sfrantecarci le cime di rapa per andare a comprare altri decoder? Poi il bello e’ che li piazzi e ti vanno in palla tutti gli altri canali… schiacci il telecomando e vedi solo nevischio. Per vedere Raiuno devi poi digitare 1492, scoperta dell' America. Che poi diciamolo. Cambiano tecnologia ogni settimana, ma la roba da vedere e’ poi sempre la stessa. No ma scusa. Per vedere l'ennesima replica di «Ghost» o del «Tenente Colombo» io devo avere il digitale terrestre? Io dico. Va bene il progresso ci mancherebbe. Non dobbiamo sempre stare attaccati al passato. Volete mettere il digitale terrestre? Perfetto. Fatelo. Ma pagate voi e non rompeteci gli amici di Maria. L'unica cosa nuova in tv di questi tempi sono le pubblicita’ del gioco d'azzardo e la Belen che sale le scale sculettando dentro il microslip versione filo interdentale e interdenquale.
Avete visto? Passa su tutte le reti uno spot con dei tipi fighissimi mezzi Bogart e mezzi tartaruga ninja intorno al tavolo che calano tris. Una pubblicita’ che invita a giocare «soldi veri» a poker. Anche li’. Gia’ e’ pieno il mondo di coglioncelli che si sparano tutta la pensione alle slot machine, di idioti che si sono giocati alloggio e la camera del lavoro della compagna, lavoro e futuro alle carte, c'era bisogno anche del poker on line? E poi scusate se rompo ancora. Se e’ vietata la pubblicita’ delle sigarette e dei superalcolici, perche’ dev'essere permessa quella del poker? Nota che alla fine, per pararsi il derriere, appare una scritta piccolissima che dice «giocate responsabilmente». Ah beh. Ci mancherebbe che scrivessero «mi raccomando, sputtanatevi tutto». Tra l'altro e’ proprio tipico dei giocatori di poker, sapersi fermare. Ma allora, scusate, perche’ non fare anche pubblicita’ alla cocaina gia’ che ci siete? Basta aggiungere sotto la scrittina «sniffate con giudizio».e chi non e’ con me..peste lo colga..mi raccomando..niente fiori ma opere di pene..
Rivendicazione Sindacale
Io, il Pene, voglio un aumento di stipendio per i seguenti motivi:
1. Faccio lavoro fisico.
2. Lavoro a grandi profondita'.
3. Lavoro di "testa".
4. Lavoro anche nei week-end.
5. Lavoro in un posto molto umido.
6. Non mi pagano gli straordinari quando lavoro di notte.
7. Lavoro in un posto buio e senz'aria condizionata.
8. Lavoro ad alte temperature.
9. Lavoro esposto a malattie infettive.
Dopo aver letto tutto questo, l'amministrazione rifiuta di dare un aumento
di stipendio al pene per questi motivi:
1. Non lavora otto ore consecutive.
2. Si addormenta in ufficio dopo una breve attivita' lavorativa.
3. Non sempre obbedisce alle esigenze dei superiori.
4. Non sempre e' fedele al suo posto di lavoro, a volte va con la concorrenza.
5. Riposa molto tra un lavoro e l'altro.
6. Non ha iniziativa. Per farlo lavorare bisogna cercare di stimolarlo.
7. Non mantiene il luogo di lavoro pulito al termine della giornata.
8. Non gli piace il doppio turno.
9. A volte lascia l'ufficio ancor prima di aver finito il suo lavoro.
10. E, come se fosse poco, lo si vede entrare e uscire continuamente dall'ufficio con due borse sospettose.
L'Itaglia dennoi e l'Omo del fare
L'Itaglia dennoi e l'Omo del fare...
Quanno che se verifica 'n'evento
nun devi avecce fifa ne' spavento
e nun te devi manco preoccupare,
perche' ce penza Lui, l'Omo der Fare.
Lui ci'a' la soluzzione der probblema:
si er fiume esonda, si la tera trema,
si serve predispore con urgenza
quarche festino pe' 'na ricorenza
o fa' baldoria per un centenario
c'e' 'st'Omo veramente straordinario
ch'a' convinto 'n'esercito de polli
che Lui, si je se leveno i controlli,
e si nun je se rompeno i cojoni
risorve sempre tutte le questioni
basta che nun se smetta d'applaudillo;
si er suddito nun rompe e sta tranquillo
quanno ch'ariva la calamita',
der teremoto se ne po' frega'.
Però l'eventi e puro li festini
costeno sempre 'n mucchio de' quatrini,
che je piace de spenne a piene mano
(tanto li caccia er popolo sovrano).
Ma 'ppresso a Lui ce sta 'r pellegrinaggio
de li sorci ch'annuseno er formaggio,
così, drento la truppa Bertolaso
li maggistrati ci'anno messo er naso.
Allora, pe' sarvasse da 'sta rogna,
ha protestato subbito: "Vergogna!"
Ma poi s'e' visto che ner granne assarto
co' le gare abbolite, quarche apparto
siccome bisognava anna' de fretta
se poteva compra' co' la mazzetta,
e che pe' vince 'na commessa ghiotta
era mejo portasse 'na mignotta.
Lui giustamente s'è meravijato
che quarcuno potesse ave' rubbato,
e s'e' messo a giura' solennemente
ch'è sempre stato tutto trasparente,
che nun se po' parla' de corruttela,
ch'er verme nun ce sta drento la mela
continuanno a vanta' co' granne orgojo
st'affari sui (conclusi co' l'imbrojo).
S'e' difeso co' loggica stringente
e 'n'argomento forte, ch'è 'r seguente:
siccome che li ggiudici so' tutti
zozzoni, communisti e farabbutti,
mentre li leccaculo sui fidati
so' tutti galantommini specchiati
chi 'nzieme a lui partecipa a 'sta festa
poi sta' tranquillo, e' 'na perzona onesta!
E' vero che je piace l'ammucchiata,
ma solo co' la ggente 'mmacolata,
tant'è che lui se scopa, quann'e' notte,
sortanto donne serie, e no mignotte.
Percio' bisogna crede (Lui ce conta)
a tutte le stronzate che racconta
e che ripete tutti li momenti
pe' falle diggeri' dai deficienti;
si er cittadino nun se beve tutto
o e' cojone, o venduto, o farabbutto;
cosi', pe' spreme le fregnacce sue
'n der la capoccia ar popolaccio bue
e 'nzegnaje a memoria lo spartito
come dovra' fini' gia' s'e' capito:
su la prossima legge che fara'
dovra' scrive: "E' proibbito de penza'".
Da piu' de quindici anni 'r Cavagliere
regge la maggioranza e ci'a 'r potere,
e l'Itaglia, che stava 'n po' abbacchiata,
nun c'e' dubbio, l'ha proprio sistemata.
E' pe' questo ch'er popolo 'tagliano
nun smette mai de batteje le mano
e ogni sera de stasse a preoccupa':
"Come faccio se Sirvio se ne va?"
La propaganna l'ha ridotto a schiavo,
a forza d'inzegnaje quant'e' bravo
perche' fa, com' er popolo ha gia' visto,
piu' miracoli Lui de Gesu' Cristo.
Infatti ne la guida der governo
se fa sempre ispira' dar Padreterno,
e pe' segui' la strada der Signore
prima ha fatto 'r Partito dell'Amore
(cor quale a 'nna'ffa' 'n culo ci'a mannati
pubblici ministeri e maggistrati)
poi co' na furbacchiona strega roscia,
tosta de chiappa e solida de coscia
sicuro ch'er giochetto je conviene
ha fonnato l'Esercito der Bene.
Co' 'sto doppio, geniale baluardo
a'mo raggiunto 'r massimo traguardo
che a tutti quanti noi ce portera'
fratellanza, giustizzia, libberta',
pace, lavoro, gioia, sicurezza
e scomparza de tutta la monnezza,
Cosi', pe' dimostrasse libberale
e sconfigge l'esercito der male,
ar matto che la faccia j'ha sgrugnata
j'ha subbito l'offesa perdonata,
poi s'e' precipitato a fa' l'inchini
pe' leccasse l'anello de Ruini,
e j'ha fatto solenne la promessa
de tromba' de nascosto, d'anna' a messa,
d'avecce pe' la Chiesa gran riguardo,
e puro de scuci' quarche mijardo
senza smette la sfirza de decreti
pe' rimpingua' le casse de li preti
e meritasse la benevolenza
dell'Arta, 'ccellentissima 'minenza.
Pero' drento l'Itaglia so' aumentati
li poveracci, li disoccupati,
le fabbriche dismesse, li precari,
le mignotte, li sottosegretari,
er debbito s'accumula e ce strozza,
l'evasori passeggiano 'n carrozza,
pe' fa' cariera 'r primo requisito
e' d'esse 'n sottopanza de partito,
ce sta 'r bavajo su l'informazzione,
la ggente a quarant'anni va 'n penzione
e subbito se 'nventa quarche 'mbrojo
pe' riempisse de sordi er portafojo,
poi campa cor miraggio de le tette,
de culi, de scopate e de mazzette,
e perfino parecchi deputati
so' camorristi o so' preggiudicati.
Embe', drento 'sta bolgia de l'inferno,
qual e' la priorità de 'sto governo?
L'unica cosa veramente 'rgente
e' scanza' la galera ar Presidente,
e perciò s'e' 'mpegnato, fin'adesso,
a fornije l'ombrelli pe' 'r processo:
ha 'ngarbujato co' 'na legge ar giorno
pe' levaje li giudici de torno,
così 'gni volta voleno li stracci
e 'n galera ce vanno i poveracci.
Percio' 'r Banana gode e se delizzia
de come je funziona la giustizzia:
Previti e' condannato, ma 'r Cliente
ch'ha corotto li giudici e' 'nnocente,
e 'nvece de restassene 'n priggione
core da Vespa a la televisione
a strilla'; "Dei processi me ne fotto,
perche' contro de me ce sta er complotto";
e tutto 'r giorno i ggiudici minaccia,
perche' Lui come 'r culo ci'a la faccia.
E 'n mezzo a 'sto grannissimo casino
spara balle, 'nfinocchia 'r cittadino
e puro si nun c'e' manco 'r proggetto.
già j'innaugura er ponte su lo Stretto.
Nun ce sta manco 'n euro de risorze,
ma che je frega? Deve fa' le corze,
sapenno, da politico furbastro,
che la cosa 'mportante e' taja' 'r nastro:
e cosi' 'n pompa magna ha preparata
'st'antra 'llegra, grannissima 'bboffata
pe' gesti' co' scagnozzi e mandarini
'sta gajarda cascata de quatrini
e nutri', co' la greppia dei lavori,
lacche', ladri, mafiosi e valvassori.
Ma quanno che lo scannalo e' scoppiato
sui sordi che quarcuno s'e' fregato
co' li furti ai lavori der Gi Otto
da subbito j'ha preso er cacasotto
e quarche dubbio j'e' venuto puro
su la vittoria del Partito Azzuro
co' la preoccupazzione principale
che drento la campagna 'lettorale
li tarche scio' de le televisioni
se mettessero a rompe li cojoni
e a l'azzuri co' sta pubblicita'
je passasse la voja de vota'.
Quinni, pe' fa' spari' li panni zozzi
ha subbito chiamato li scagnozzi
(che, come ve potete immagginare
so' scagnozzi, vabbe', ma so' der fare)
e ha fatto parcheggia' ner cimitero
Ballaro', Porta a Porta ed Anno Zero.
Tutta l'Itaglia ride a crepapelle
sur botto de la lista pidielle
co' l'urtima grannissima cazzata
ch'er Partito der Fare ha combinata
scornacchiata su tutti li giornali
ner presenta' le liste elettorali.
Siccome l'aspiranti conzijeri
se so' scannati fino all'antro ieri,
li scagnozzi der fare hanno dovuto
cambia' la lista all'urtimo minuto
e, a forza de coregge e scancella'
nun l'hanno più potuta presenta'.
Allora, pe' vedesse 'liminate
le conzeguenze de 'ste gran cazzate,
l'Omo der Fare, pe' sventa' er ricatto,
gia' te poi 'mmaggina' che cos'ha fatto:
ha detto, co 'n decreto 'mergenziale
che la legge che c'e' pe' Lui nun vale.
Poi siccome ci'a' fifa der salasso
der voto a nord co' rischio de sorpasso
(probbabbile, ner prossimo futuro,
dell'allato suo che ce l'ha duro)
nun volenno de Bossi esse da meno
e' subbito partito come 'n treno
e a l'azzuri riuniti all'adunata
j'a rifilato st'antra cavolata:
co' grinta s'e' vantato, tutto fiero,
che si se mette a fa' 'r braccio de fero
nun ce potrebbe sta' 'na lotta vera,
che vincerebbe puro su Carnera ".
Qual e' 'r guaio? Ch'er Popolo 'tagliano
da li penzieri vole sta' lontano:
manco 'na vorta 'r dubbio j'a' sfiorato
che puro lui fa parte dello Stato,
e ha continuato sempre co' st'andazzo
che dello Stato nun je frega un cazzo.
De la legge se sbatte li cojoni
tanto sa che j'ariveno i condoni,
e oramai nun conosce piu' vergogne,
ma cerca solo de scanza' le rogne,
perciò je piace d'affida' er destino
ar pajaccio, ar majaro, ar burattino,
che, attento solo all'affaracci sui,
je dice:" Finiranno l'anni bui! "
Su 'sta panzana er vorgo e' fiducioso;
e in piu', siccome ch'e' superstizzioso,
e percio' vole scongiura' la jella,
quanno che vota sceje Purcinella.
Campa' senza probblemi e' tanto bello:
basta stacca' la spina dar cervello,
nun preoccupasse si la casa brucia,
ave' sempre ner Capo gran fiducia,
crede sereni all'urtima stronzata
se dice che 'sta crisi e' superata,
esse tranquilli, candidi, ottimisti
(che Lui ce sarvera' dai communisti)
e guarda' ner futuro co' speranza
sicuri de sguazza' ne l'abbondanza;
penzare ar calcio, ar sesso, alla pagnotta,
e puro si ce sta la bancarotta
e la merda ci'ariva a tonnellate
è sempre mejo fasse du' risate
su 'sto paese e come s'e' ridotto
e spera' ne li nummeri der lotto;
che, come ci'à 'nzegnato 'r Presidente
er suddito nun deve penza' a gnente:
grazziaddio c'e' 'r Partito dell'Amore,
perciò nun disturba' 'r Manovratore,
nun piagne, e soprattutto nun scocciare,
che tanto ce sta Lui: L'Omo del Fare!
sabato 11 settembre 2010
La compagnia dei defunti
Ci ho pensato spesso, in questi ultimi sessant’otto anni. E se dovessi descrivere il funerale ideale, lo sognerei senza dolore e senza addolorati, addolorandi e senza funerale io odio andare ai funeralie specialmodo il mio. Converrebbe ad onor del vero, aver lasciato di se una traccia di allegria cosi’ potente da controbilanciare l’assenza nel caso si sentisse. Un segno di leggerezza da consumare anche postumo. Il funerale deserto andrebbe proprio bene. Non sono fra quelli che piagnucolano…ricordati di me... Dimenticati di me, piuttosto, ma, soprattutto non soffrire. Mi farebbe piu’ male del morire. Ma come cazzo si fa? O muori cosi’ vecchio, ma cosi’ vecchio che le persone che ami o dovresti amare si sentirebbero iperstufate dal vederti ancora li’ stipendiato dall’INPS o INPDAP. Insomma, ne avrebbero avuto piu’ che a sufficienza dal trovarti sempre tra le palle. Oppure, sempre nel desiderio di non lasciare dolore dietro di se’, tramutarsi, se non lo si e’ gia’, in un essere detestabile e malvagio e iperscassacazzi. Cosi’ perfido da far tirare un sospiro di sollievo a chi resta. E poi ho poca voglia che l’uomo continui a concedere alla morte la di lei capricciosa, ostinata supremazia…e’ piu’ dolorosa l’attesa dell’arrivo
E che magnifichi se stessa in consessi preficanti dall’organizzazione paramilitaresca. Se proprio fosse necessario, lascerei sfilare dietro il feretro i volontari dell’addio a tutti i costi. Il ricordo del beneamato dovrebbe essere sparpagliato il piu’ possibile e senza le dimensioni strette e obbligatorie di una cerimonia con corteo semiordinato. Incrocio di sguardi interrogativi e rumorino di suole che strascicano ghiaietta e pensieri a caso. Ma la convenzione vuole che alla morte si debba rispetto e al morto onore e saluti. Cosi’, oggi, appare molto sconveniente una preghiera funebre univocale del celebrante. Si e’ stabilito che sia sempre preferibile un rito con ondulazione corale, abbastanza nera. Un rito composto, religioso comunque. La parola deve essere multipla. Le strampalate regole tramandate della pietas sembrano avvertirci che il de cuius, solo dopo la morte, non debba essere solo per la serie..tutti insieme a salutare il rompiballe che si e’ levato di mezzo e ci permettera’ di fare le ferie senza complessi di colpa dell’abbandono o peggio ancora senza interrompere le ferie per tornare a salutare il vecchio pirla rimbambito che pur di stracciarci i pendenti ha deciso di andarsene mentre eravamo a Ibiza. Strana pietas. Da morto, dicevo, qualcuno deve pure piangerlo. Vanno bene legionari smaniosi di macabri eroismi cosi’ come prezzolati professionisti del piagnisteo o le famose piagnimuerto nordafricane. Ora arrivo al titolo del post dicendo che Don Ercolino Pestalossi, della parrocchia di Sant’Orso Brunopallido, si e’ stancato dei funerali deserti. E ha deciso di varare la ..compagnia dei defunti... Invita uomini e donne alla supplenza, nel caso non ci fosse nessuno a soffrire attorno ad una bara. Il vantaggio della solitudine non deve essere concesso mai. Allegro oggi, vero? Ma cambiamo argomento..quanto costa una cassa da morto?..
Notizie
Due notizione iperfigose. La prima. Veronica e Berluska pur di fare le ferie in pace hanno trovato una quadra. Sono bastati una quarantina di incontri al vertice e due pullman di avvocati e si son messi d'accordo. Lei cucchera’ 300 mila euro di alimenti al mese piu’ annessi e connessi. Ma io dico.. 600 milioni ogni 30 giorni. Non sara’ un po' poco? Tocca chiedere alla Caritas se le da’ una mano. Devo recuperare il numero delle dame di San Vincenzo e segnalare il caso. No, ma dai. 300 mila euro al mese di alimenti? Minchia… E quanto mangia? Cuoce la pasta nel liquido delle lenti a contatto? Invece che usare la carta igienica butta via il water tutte le volte? Meglio cambiare argomento e andiamo sul romantico della seconda notizia su Franco Califano, il nostro mitico Califfo, ha confidato un fantastico segreto a «Diva e Donna». A parte che fa gia’ ben ridere l'idea di «confidare un segreto» a «Diva e Donna». Non e’ che sia l'organo ufficiale dell'intelligence… Comunque, il segreto sarebbe che a 72 anni Califano non ha bisogno del Viagra. Ce la fa. Azz.. e’ una cosa che ci domandavamo tutti. Non si parlava d'altro, da anni. Tutti a chiedersi.. ma Califano, secondo te, prende il Viagra il Cialis oppure se lo rinforza col calcestruzzo? Niente. Il suo walter e’ piu’ arzillo di Veltroni. Amen. Sia resa lode ai corpi cavernosi del Califfo. Secondo me lui non avra’ mai bisogno di coadiuvanti per il walter.. se mai, con l'avanzare dell'eta’, semplicemente non sapra’ piu’ bene a cosa serve, ecco. Si guardera’ sul davanti e dira’..che cazzo e’ sta roba qua? L'attaccapanni per l'accappatoio? Tra l'altro tocca capire se le sue performance le fa con coetanee o a smuovergli l'attrezzo servono escort trentenni similBelen. Perche’ a fare a meno del Viagra con una gnocca sono buoni tutti, ma se ci riesci con la coetanea, allora si’ che sei un eroe, Califfo. Ma mai un eroe come il signor John Falcon, un newyorchese di 39 anni che ha una dote strabiliante. E' il possessore del walter piu’ lungo che esista al mondo. Lo sfilatino dei record. Volete la misura? Ve la dico in metri, km o ettari? Lo dico in yarde? Levatevi quella faccia da cocorita senza piume. Il suo walter misura, irto come le tre cime di Lavaredo, la bellezza di… 34,29 cm. Va bene anche per girare la polenta. Se nuoti a dorso fa da timone e i gabbiani si appoggiano stanchi credendo sia una boa. Ti dico solo che una bottiglia normale di barbera 75cc e’ alta 30 cm. Solo questo ti dico. Se foste interessate all'articolo c'e’ la foto su Internet con lui seduto, le braccia intorno alla testa e una specie di paraspifferi infilato nel pantalone di pelle. Il problema e’ che Falcon e il suo capitone non riescono a trovare lavoro. Jonahe’ disoccupato. Dice che a parte intervistarlo e misurargli il lampione, nessuno gli offre niente. Lui vorrebbe fare l'attore, ma non di film porno, dice. E ma anche tu, John, cosa vuoi fare con quella roba li’? Il podista? Ti inciampi dopo un metro… il ballerino? Ti ci vuole la conchiglia di Polifemo… se stai sulle punte ti sbilanci in avanti anche se hai il bracciale PowerBalance… puoi fare la boa da ormeggio ai porti o ai gabbiani di cui sopra, o se no giocare a baseball, usandolo come mazza… Una bella disgrazia va la’… no, perche’ anche una donna di quel mostro di Lochness li’ che cazzo se ne fa? Lo arrotola come la prolunga delle corrente… come un gomitolo di lana mohair… E' un po' come avere in casa un De Chirico, non ti stancheresti mai di guardarlo ma mica lo adoperi per qualcosa… lo guardi e fai..azz.. anzi fai.. parbleu. E poi giri i tacchi e te ne vai a sollazzarti in altri lidi… stretta la foglia,larga e’ la via..dite la vostra che io ho detto la mia…