giovedì 21 gennaio 2016

W.C.


Che devo dire? Ha ragione e pensare che basta solo aprire l'armadietto. Ora vi aspettate una dissertazione sui vari rifornimenti cartari in quel del loco ove ci si reca (per chi ha del tempo) con la settimana enigmistica o per i piu' matematici col sudoku e alla fine del post ci arrivero''la prendo larga dai..


Oggi niente carta e matita per l'enigmistica o il sudoku ma tablet ed eccoti il nuovo aggiornamento di Skype che come assonanza si avvicina a quello che il mio amico tappezziere borgataro (taro per gli amici) chiama Skai tipo ricopertura divano che quando chiedi se e' di pelle umana, ti risponde no e' scai e ci riporta indietro di una decina di lustri, quando le massaie convinte di aver fatto un salto nella modernita', esibivano orgogliose il divano di skai e il tavolo del salotto di formica con l'accento sulla o.
Sto skay era dappertutto a partire dal rivestimento interni dell'alfa sud o dai divanetti bruciacchiati dalle cicche sui treni negli scompartimenti di seconda classe usati da noi studenti e dai lavoratori del secondo turno e qui mi scatta il post della flotta ferrotranviaria Italica.
D'estate, per noi che all'epoca portavamo i pantaloncini corti, lo skai arroventato dal sole era una specie di tortura medievale, una certezza di avere le cosce vulcanizzate all'istante e le chiappe incollate al sedile per il sudore.
Forse e' per questo che, a un certo punto, tanto sulle macchine quanto sui treni, la finta pelle plasticosa e' stata sostituita con un piu' elegante tessuto tipo quello usato per il pokerino familiare.
Ci sta solo una grande differenza dovuta al fatto che i proprietari di auto si degnano di sottoporre a pulizia i loro sedili con una certa cadenza (che nel mio caso e' quinquennale come i piani del Matteo), le Ferrovie dello straccio prima di fare la nettoyance hanno condotto una ricerca mercatale per capire quanto sporco potesse depositarsi su un sedile in tessuto nel corso di 25 anni di assoluto abbandono.
Chiunque abbia viaggiato su una carrozza di seconda classe sa che il risultato di questo esperimento e' veritiero al massimo e di tutto rispetto... schienali alonati di sudore, poggiatesta con stratificazioni d'unto, elaborati geroglifici di pedate un po' ovunque sopra scritti esternanti l'amore per la ragazzina di turno.
Alla fine, qualcuno in Trenitalia si e' svegliato e ha detto:
«Azz... perche' non utilizziamo lo skai? Basta uno straccio umido e il sedile torna come nuovo ».Il classico uovo di Colombo (navigatore).
Lo hanno guardato come quando Einstein ha enunciato la teoria della relativita' o come quando l'archimede pitagorico ha detto che un corpo immerso nell'acqua si bagna e se non sa nuotare annega.. ma alla fine gli hanno dato ragione ..i vecchi vagoni sono stati risistemati con sedili in finta pelle blu...che figata ragazzi.
Del resto il restyling del materiale rotabile (come promesso inizialmente rientro in oggetto del post) prevede anche la comparsa, sulle pareti, di grandi frecce autoadesive che indicano l'ubicazione delle toilette ex zerozero.... non sia mai che nella labirintica struttura della carrozza qualcuno si perda..
Quello che piu' colpisce e' che invece di esserci scritto appunto «Toilette», o «Wc», i cartelli recano scritto «Ritirata ».
Le Ferrovie dello straccio chi minchia hanno preso come consulente?
De Amicis?
Sgarbi?
Checco Zalone?
Ma chi di noi utilizza piu' il termine «Ritirata»?
«Scusi capotreno, se non le e' d’incomodo, vorrebbe ella indicarmi la ritirata?».
Non posso impedirmi di immaginare che ogni volta che un passeggero va a al cesso s'oda in vettura uno squillo di tromba e un ufficiale gridi «Ritiratataaaa! ».
Ma siamo sul treno o siamo a Caporetto?
Era proprio un post di emme.... vero?